AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
22 Marzo 2025 - 10:31
Elena Piastra
Un progetto da oltre 50.000 metri quadrati per realizzare un parco fotovoltaico su suolo agricolo in frazione Mezzi Po a Settimo Torinese. È questo il tema scottante su cui la Lega Salvini Piemonte accende i riflettori con un’interpellanza che verrà discussa nel prossimo consiglio comunale. I firmatari sono Manolo Maugeri, capogruppo del Carroccio, e il consigliere Moreno Maugeri, che chiedono chiarezza, trasparenza e soprattutto coinvolgimento della cittadinanza.
Secondo quanto riportano i due esponenti leghisti, numerosi residenti della zona sono stati informati (informalmente) della proposta, che avrebbe un impatto enorme sul paesaggio della frazione.
L’area interessata ricade in zona agricola e rurale, con un forte valore ambientale, economico e anche identitario per la comunità locale. “La frazione di Mezzi Po è caratterizzata da un paesaggio agricolo e rurale di particolare valore – scrivono i Maugeri – che rappresenta un patrimonio storico e ambientale da tutelare, non da coprire di pannelli”.
La notizia ha già prodotto un effetto dirompente nella popolazione locale: è infatti in corso una raccolta firme e una petizione indirizzata direttamente al sindaco Elena Piastra, nella quale si chiede di bloccare immediatamente ogni iter autorizzativo relativo al progetto. I cittadini chiedono anche di valutare soluzioni alternative per lo sviluppo delle energie rinnovabili, senza compromettere il suolo agricolo né il valore immobiliare della zona.
“Un numero significativo di cittadini ha promosso una mobilitazione per esprimere la propria contrarietà – sottolineano i due consiglieri – con la richiesta chiara di un intervento immediato da parte dell’amministrazione comunale”.
Per la Lega, l’introduzione del fotovoltaico non può e non deve diventare una scusa per devastare interi campi coltivati, tanto meno in modo opaco e senza informare la cittadinanza.
Ma c’è anche un aspetto normativo rilevante. I Maugeri chiedono di sapere se l’area interessata sia stata valutata come inidonea ai sensi del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) della Regione Piemonte, che stabilisce criteri precisi per l’installazione di impianti ad energia rinnovabile. Da qui la richiesta diretta alla giunta: “Il Comune sapeva del progetto? Sono già in corso procedure amministrative o autorizzative?”
L’interpellanza non si limita a sollevare domande: chiede anche azioni concrete. In primis, l’organizzazione di un incontro pubblico urgente, con la presenza della cittadinanza, del proponente e degli eventuali enti coinvolti, per discutere in maniera “trasparente e condivisa” del progetto e delle sue possibili ricadute sul territorio.
“L’Amministrazione non può far finta di nulla. Serve chiarezza, confronto e soprattutto rispetto per chi abita e lavora a Mezzi Po – dichiarano Manolo e Moreno Maugeri –. La transizione ecologica è una cosa seria e non può diventare un pretesto per cancellare ettari di terra agricola. Non si può parlare di sostenibilità mentre si svendono i campi ai privati per far cassa o fare propaganda green”.
La palla ora passa alla maggioranza, guidata dalla sindaca Elena Piastra, che dovrà chiarire se il Comune abbia già ricevuto proposte formali per l’installazione dei pannelli e se intenda procedere con l’autorizzazione. Intanto la raccolta firme continua, e a Mezzi Po la parola “fotovoltaico” è diventata sinonimo di esproprio ambientale e assenza di trasparenza.
La battaglia, politica e civile, è appena iniziata.
A Settimo Torinese, come in tanti Comuni d’Italia, da tempo la politica ha scoperto l’ecologia da social network. Quella fatta di post, tra gli altri quelli con la sindaca che "pianta alberelli come fossero carote, con tanto di tabelline aggiornate. Cose tipo questa: “Oggi altri 20 alberi, obiettivo mille entro fine mandato!”. Applausi, cuoricini, like, assessori con la vanga in posa e bambini sorridenti. Tutto molto bello.
Poi, però, si scopre che mentre si contano gli alberi piantati (nel conteggio evidentemente spariscono quelli che muoiono di sete al Parco Berlinguer), qualcuno sta autorizzando un parco fotovoltaico da oltre 50.000 metri quadrati in una delle ultime zone agricole ancora intatte: Mezzi Po.
E qui la narrazione si rompe. Perché se da una parte si fa la campagna sulla CO2 e sull'ossigeno, dall’altra si sradicano decine di migliaia di metri quadri di campi per far spazio ai pannelli. Benvenuti nella transizione ecologica all’italiana. I campi? Rimpiazzati con silicio e acciaio.
Ora, sia chiaro: nessuno è contro le energie rinnovabili. Il fotovoltaico è fondamentale. Ma serve davvero piazzarlo nei terreni agricoli? Non esistono capannoni, parcheggi, tetti di supermercati o ex aree industriali da riqualificare? È così difficile coniugare energia pulita e rispetto per la terra? O, più banalmente, è solo che i campi costano meno e non protestano sui social?
Intanto, a Mezzi Po, i cittadini protestano sul serio. Hanno lanciato una petizione, stanno raccogliendo firme e chiedono all’Amministrazione un po’ di trasparenza, partecipazione e soprattutto coerenza.
Dopo anni di promozione degli alberi da parte della sindaca Elena Piastra scoprire che un’intera frazione rischia di diventare una distesa di pannelli fotovoltaici al posto del grano ha qualcosa di surreale. È come fare una campagna contro il colesterolo mentre si mangia la salsiccia.
Poi è vero che la politica è anche questo: la retorica del verde urbano usata come paravento per il cemento (o il fotovoltaico) rurale. Il tutto condito da silenzi, procedure poco chiare e cittadini lasciati all’oscuro fino all’ultimo momento.
La Lega ha colto il punto. Con un’interpellanza firmata dai consiglieri Manolo e Moreno Maugeri, chiede di bloccare il progetto, fare chiarezza, organizzare un incontro pubblico e – colpo di scena – ascoltare la gente.
Una proposta quasi rivoluzionaria, per chi è abituato a decidere prima e raccontarlo dopo.
Alla sindaca una domanda: quanti alberi bisogna piantare per compensare 50.000 metri quadri di terra agricola sottratta per far posto al fotovoltaico? Ce lo fa sapere nel prossimo post? Va bene anche il tono da maestrina. Vanno bene anche i sorrisetti. Va bene tutto.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.