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20 Marzo 2025 - 14:59
Il degrado è servito a Rivarolo Canavese: scene di ordinaria inciviltà urbana
Sembra il copione di una commedia grottesca, ma purtroppo è uno scenario reale: ordinano hamburger, patatine e bibite, si recano al parco Dante Meaglia del castello Malgrà di Rivarolo Canavese per un pic-nic veloce, poi abbandonano il loro bel mucchio di rifiuti tra i giochi pensati per i più piccoli, come se fosse normale ignorare l’esistenza di ben due cestini pronti a ospitare cartacce e contenitori vuoti.
È un gesto di vergogna che si ripresenta in modo quasi ciclico, segnalato più volte da cittadini stanchi di vedere lo spazio pubblico trasformato in una discarica a cielo aperto. Qualcuno ha detto “chi non rispetta l’ambiente non rispetta neanche se stesso”, e qui la mancanza di rispetto è tale da trasformare un’area verde in un triste spettacolo di degrado. Non è la prima volta, infatti, che il territorio di Rivarolo Canavese registra episodi simili: inciviltà e vandalismo sembrano andare a braccetto, lasciando tracce di pigrizia e disprezzo per il bene collettivo. Di fronte a un parco progettato per far divertire i bambini e offrire un momento di relax alle famiglie, risulta oltremodo sconfortante notare che alcune persone preferiscano calpestare la responsabilità comune, probabilmente convinte che la loro dose di fast food si possa smaltire con un colpo di vento o col passaggio di qualcuno costretto a raccogliere i loro scarti.
Eppure, se bastasse un battito di ciglia a far sparire il pattume, non esisterebbe questa piaga che mortifica l’immagine di un luogo storico, ricco di fascino e destinato al tempo libero di grandi e piccini. La questione non riguarda solo i riflessi estetici, ma anche quelli educativi: vedere cartacce e buste di plastica fra lo scivolo e l’altalena può diventare, purtroppo, la normalità per i bambini che frequentano l’area, dando la sensazione che sia scontato liberarsi degli scarti in modo sconsiderato.
Basta guardarsi intorno per accorgersi che i cestini per la spazzatura non mancano: due contenitori a portata di mano, eppure trattati come oggetti invisibili. È una storia di inciviltà che esige un riscatto morale e pratico: se certe persone non vogliono faticare per depositare correttamente i propri rifiuti, è necessaria un’azione di sorveglianza più incisiva, anche attraverso telecamere di sicurezza o multe salate, perché l’esempio negativo ha un effetto contagioso e rischia di scoraggiare chi invece rispetta le regole.
Non serve un’ordinanza straordinaria per ricordare che il parco è un luogo di aggregazione e di gioco: è sufficiente un briciolo di coscienza civile e di rispetto per le generazioni più giovani, che meritano di crescere in un contesto sano e dignitoso. Ma qui la situazione sembra sfuggire di mano: un atto di inciviltà diventa l’emblema di un malcostume pericoloso, che potrebbe insediarsi in modo permanente se non contrastato con fermezza.
Se è vero che “un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce”, allora tutti i cittadini rispettosi devono far sentire la propria voce e invertire la rotta: il parco di Rivarolo è di tutti e non va trasformato in un simbolo di strafottenza.
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