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Ricerca oncologica, brutte notizie per l’Italia: troppi pochi studi rispetto al resto d’Europa

Nel decennio 2012-2021 solo 500 trial, la Spagna ne ha condotti il doppio

Ricerca oncologica

Ricerca oncologica, brutte notizie per l’Italia : troppi pochi studi rispetto al resto d’Europa

L’Italia rimane indietro rispetto ad altri Paesi europei per numero di studi di Fase I in oncologia: secondo quanto emerso durante la XXII Conferenza Nazionale Aiom, a Torino, tra il 2012 e il 2021 sono state avviate solo 500 sperimentazioni di questo tipo, contro le 960 in Spagna, 873 in Francia e 812 nel Regno Unito.

“Gli studi di Fase I rappresentano oggi per i pazienti oncologici una possibilità di accedere precocemente a trattamenti efficaci” ha commentato Francesco Perrone, Presidente Nazionale Aiom, che insiste sulla necessità di aumentare i trial per migliorare sia la sopravvivenza sia la qualità di vita dei pazienti. Secondo Aiom, a frenare il nostro Paese sono “l’assenza di organizzazione e risorse”, anche se il network POINts, istituito da Aifa, potrebbe dare una svolta: favorendo dialogo e collaborazione fra i centri di sperimentazione, si punta a moltiplicare le occasioni di reclutamento di nuovi pazienti e a condividere best practice, competenze e personale.

“Nel 2024, in Italia, sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore” prosegue Perrone, sottolineando che per la metà di questi pazienti la cura garantirà le stesse prospettive di chi non ha mai sviluppato la malattia, un traguardo impensabile fino a pochi anni fa. “È proprio grazie alla ricerca scientifica se siamo riusciti ad ottenere tassi di sopravvivenza e guarigione sempre più alti. Dobbiamo perciò impegnarci per incrementare il numero dei trial di Fase I, che al momento sono ancora troppo pochi rispetto a quelli condotti in altri Paesi europei” ha concluso il Presidente Aiom.

La ricerca oncologica svolge un ruolo cruciale nel miglioramento delle cure e delle aspettative di vita dei pazienti: spingere i confini della conoscenza scientifica significa sviluppare nuovi farmaci e terapie più personalizzate, individuare meccanismi di azione innovativi e, di conseguenza, fornire risposte sempre più efficaci contro il cancro. L’importanza di incrementare gli studi di Fase I è strategica in questo percorso, poiché costituiscono il primo banco di prova di ogni scoperta, offrendo ai malati la possibilità di accedere a terapie promettenti in fase iniziale e contribuendo ad aprire la strada a soluzioni terapeutiche all’avanguardia.

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