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Siamo vicini alla cura per l'Alzheimer? A Torino la risposta che spiazza

L'Alzheimer colpisce milioni di italiani: a Torino, esperti discutono nuove terapie e sfide della ricerca

Siamo vicini alla cura

Siamo vicini alla cura per l'Alzheimer? A Torino la risposta che spiazza

L'Alzheimer colpisce oltre una persona su cento in Italia, coinvolgendo circa tre milioni di persone tra malati, familiari e caregiver, un numero destinato a raddoppiare entro il 2050. Nonostante decenni di studi e ingenti finanziamenti, una cura efficace non è ancora stata trovata.

Perché la scienza non ha ancora vinto questa battaglia? Questa è la domanda al centro dell’incontro di GiovedìScienza, in programma il 27 febbraio al Polo del ‘900 di Torino. L’evento, a ingresso libero, sarà un’occasione per fare il punto sulle ultime ricerche e sulle possibili terapie in fase di sviluppo.

Un focus particolare sarà dedicato alle giovani ricercatrici dell’Università di Torino, premiate da Airalzh Onlus per il loro contributo alla ricerca. La loro presenza rappresenta la speranza per il futuro, con studi innovativi che potrebbero portare a una svolta nel trattamento della malattia. L’Alzheimer non è solo una questione scientifica, ma anche un problema che coinvolge arte ed emozioni: il recente Festival di Sanremo ha dato spazio a brani che parlano di malattie neurodegenerative e del ruolo della musica e degli animali nel supporto ai pazienti.

Il futuro della ricerca è ancora incerto, ma le nuove terapie in fase di sviluppo accendono un barlume di speranza. La strada è lunga, ma eventi come quello di Torino dimostrano che la comunità scientifica non si arrende.

Lotta contro l'Alzheimer

La lotta contro l’Alzheimer sta facendo passi avanti con nuove scoperte scientifiche che aprono prospettive importanti per diagnosi più rapide e trattamenti più efficaci. Mentre la malattia colpisce milioni di persone in tutto il mondo e si prevede un raddoppio dei casi entro il 2050, la ricerca sta cercando di spezzare il circolo vizioso che porta al declino cognitivo e alla perdita della memoria.

Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’IRCCS San Raffaele di Roma e dal CNR ha individuato un meccanismo molecolare chiave alla base della perdita di memoria nell’Alzheimer. Gli scienziati hanno scoperto che la riduzione dell’attività dell’enzima DNA-PKcs, causata dall’accumulo di beta-amiloide, compromette i livelli di PSD-95 nelle sinapsi, portando alla disfunzione neuronale. Questo nuovo tassello potrebbe essere fondamentale per sviluppare farmaci in grado di intervenire direttamente sulle connessioni cerebrali danneggiate.

Anche a livello diagnostico, si stanno facendo progressi significativi. Un recente studio pubblicato su Neuron ha individuato un nuovo processo biologico che potrebbe essere sfruttato per rallentare la progressione della malattia. Secondo gli scienziati, intervenire su specifiche risposte allo stress cellulare ha migliorato i sintomi nei modelli murini, suggerendo che bloccare determinati processi potrebbe offrire una strategia efficace per contenere il deterioramento cognitivo.

Sul fronte terapeutico, una delle novità più rilevanti è l’approvazione da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) del farmaco Lecanemab, un anticorpo monoclonale che mira a ridurre le placche di beta-amiloide nel cervello. Questo trattamento, riservato ai pazienti nelle fasi iniziali della malattia, ha dimostrato di rallentare il declino cognitivo, anche se è necessario monitorare gli effetti collaterali.

Dalla Germania, un team di scienziati della Technische Universität München ha sviluppato una molecola capace di neutralizzare gli effetti tossici degli aggregati di beta-amiloide, ripristinando le funzioni cognitive nei modelli animali. Questo approccio innovativo, se confermato, potrebbe rappresentare un importante passo avanti verso una terapia realmente risolutiva.

Queste scoperte offrono nuove prospettive nella lotta contro una delle malattie più complesse e devastanti della nostra epoca. Anche se la strada verso una cura definitiva è ancora lunga, il lavoro degli scienziati sta tracciando nuove direzioni per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.

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