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Cronaca

Agli arresti domiciliari gli esponenti di Casapound che a luglio hanno aggredito il giornalista de La Stampa

L'indagine, attualmente in corso e coordinata dalla Procura della Repubblica, si trova nella delicata fase delle indagini preliminari

Agli arresti domiciliari i quattro di Casapound che a luglio hanno aggredito il giornalista de La Stampa

Questa mattina, la Polizia di Stato ha eseguito quattro misure cautelari per "il pericolo di reiterazione dei reati della medesima indole". Agli arresti domiciliari quattro esponenti di Casapound, indagati per gravi reati di violenza privata aggravata e lesioni personali.  

Gli arresti sono direttamente collegati all'aggressione avvenuta la sera del 20 luglio scorso ai danni del giornalista de La Stampa, Andrea Joly, nei pressi del Circolo Asso di Bastoni, situato in via Cellini, un luogo noto per essere frequentato da simpatizzanti dell'estrema destra.

Quella sera, Andrea Joly stava documentando una festa organizzata dal circolo Asso di Bastoni, che segnava il sedicesimo anniversario della sua fondazione.

Mentre filmava con il suo smartphone, era stato avvicinato da due militanti che, con toni minacciosi, gli aveva chiesto se fosse "dei loro" e gli avevano intimato di consegnare il telefono.

Quando Joly ha cercato di allontanarsi, è stato brutalmente aggredito: stretto al collo, colpito con calci e pugni, ha vissuto momenti di puro terrore. Non si è trattato solo di violenza fisica, ma di un evidente tentativo di intimidazione volto a silenziare la sua voce e impedire la documentazione dei fatti.

Nel frattempo, via Cellini si era trasformata in una scena inquietante: decine di militanti, esaltati e carichi di ideologia estremista, inneggiavano al Duce e cantavano "Faccetta Nera" mentre sparavano fuochi d’artificio.

I residenti, impauriti e indignati per l'assenza delle forze dell'ordine, avevano documentato la scena dai balconi, alimentando ulteriori polemiche sulla gestione dell'ordine pubblico in quella serata.

L'episodio era stato percepito non solo come un attacco al giornalista, ma anche come una minaccia alla sicurezza della comunità e una sfida allo stato di diritto.

CasaPound, l'organizzazione neofascista al centro dell'inchiesta, è da tempo sotto i riflettori per il suo uso sistematico della violenza come strumento politico.

Fondata nel 2000, CasaPound ha accumulato una lunga storia di aggressioni e intimidazioni. Tra gli episodi più noti, quello di piazza Navona nel 2008, quando alcuni membri del Blocco Studentesco attaccarono brutalmente studenti con mazze e cinghie. Più recentemente, a Verona, sette militanti del gruppo sono stati arrestati per un raid contro famiglie di origine maghrebina, confermando ancora una volta la pericolosità del movimento e la sua propensione alla violenza e all'odio razziale.

L'aggressione subita da Andrea Joly ha suscitato una reazione unanime da parte del mondo politico.

Da Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, fino a Giuseppe Conte, Elly Schlein e Giorgia Meloni, tutte le principali figure politiche hanno espresso una ferma condanna per l'accaduto, sottolineando la gravità dell'attacco e l'importanza di tutelare la libertà di stampa e l'integrità dei giornalisti.

A pochi giorni dall'aggressione, erano emersi i nomi di cinque presunti responsabili del pestaggio. Tra di loro figurano Maurizio GalianoIgor Bosonin, Marco Berra, Paolo Quintavalla ed Euclide Rigato

L'indagine, attualmente in corso e coordinata dalla Procura della Repubblica, si trova nella delicata fase delle indagini preliminari. È fondamentale ricordare che, secondo il principio di presunzione di innocenza, gli indagati devono essere considerati non colpevoli fino a una sentenza di condanna definitiva.

Tuttavia, la gravità dei fatti e il contesto in cui si sono verificati pongono nuovamente al centro dell'attenzione il tema della libertà di stampa e della sicurezza di coloro che operano in prima linea per garantire un'informazione libera e indipendente. L'opinione pubblica resta in attesa di ulteriori sviluppi, con la speranza che la giustizia possa fare il suo corso e che episodi come questo non si ripetano.

Il Gip Odilia Meroni osserva che le modalità dell'aggressione abbinata al "futile movente" che l'ha scatenata "danno conto dell'indole violenta, di un istinto criminale spiccato e, dunque, dell'elevato grado di pericolosità di ciascun indagato". Vi è pertanto un "rischio di recidivanza specifica".

Agli arresti domiciliari

  1. Igor Bosonin (46 anni), originario di Ivrea, è un ex candidato sindaco per CasaPound, successivamente passato alla Lega. Era anche membro della band "Ribelli d'Indastria" insieme a Galiano. La Lega lo ha espulso dopo la diffusione dei video che lo mostrano coinvolto nell'aggressione. La sua storia politica include partecipazioni in vari comitati di destra, oltre a un'esperienza come tecnico industriale.
  2. Euclide Rigato (45 anni) è un tassista di Beinasco e un ex consigliere comunale di Varisella. È stato coinvolto in diverse attività antispaccio e ha avuto un ruolo di rilievo nell'aggressione, stringendo il braccio attorno al collo di Joly. Rigato è descritto come una figura influente nei circoli neofascisti locali.

  3. Marco Berra (35 anni) è un operaio di Cuneo, con una passione per l'escursionismo. È stato il più giovane del gruppo e, secondo le testimonianze, avrebbe avvicinato per primo il giornalista Joly, contribuendo poi all'aggressione insieme agli altri.

  4. Paolo Quintavalla (33 anni), incensurato,  da qualche anno vive a Chivasso: sarebbe lui l’uomo ripreso nei video che tiene stretto il braccio intorno al collo del cronista, dopo che Joly era finito a terra inseguito dal ‘branco’.

Per Maurizio Galiano (53 anni), quinto indagato, tecnico ferroviario, noto tra i suoi conoscenti come "Maurizione" non sono state disposte misure cautelari.



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