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09 Dicembre 2024 - 09:33
Scandalo Enel: dipendente a rischio processo per tangenti da 5mila euro al mese
Un sistema collaudato, alimentato da una corruzione sistematica che ha messo in ginocchio il principio di equità negli appalti pubblici. È questo il quadro che emerge dall’indagine condotta dalla Procura di Novara, che vede coinvolto Antonio Marcone, funzionario Enel e responsabile dell'Unità Centrale Gestione Materiale di E-distribuzione, accusato di essere stato al centro di un giro di tangenti milionarie orchestrato dalla società Valcart, con sede a Rogno, al confine tra Bergamo e Brescia.
L’inchiesta, avviata nel 2021 e culminata nell’arresto di Marcone a gennaio scorso, getta luce su un complesso meccanismo di corruzione che, secondo gli inquirenti, avrebbe visto il funzionario percepire una tangente mensile di 5mila euro per fornire informazioni riservate e costruire bandi su misura a favore di Valcart. La società, attiva nel settore della gestione dei rifiuti, avrebbe così vinto sistematicamente gli appalti pubblici emessi da E-distribuzione, garantendosi un vantaggio sleale.
Il sistema delle tangenti
Secondo la ricostruzione della procura, Marcone sarebbe stato “a libro paga” del patron di Valcart, il 54enne Sergio Bava, che, insieme al "braccio destro" Roberto Albertinelli, 53 anni, e alla responsabile amministrativa Sabrina Facchinetti, avrebbe gestito l’intero sistema corruttivo. Il compenso mensile a Marcone non era l’unico beneficio: in almeno un caso, il funzionario Enel avrebbe percepito una tangente da 70mila euro in contanti, consegnata presso un casello autostradale di Novara, sotto lo sguardo delle telecamere della Guardia di Finanza.
Non si trattava solo di soffiate sui bandi di gara. Gli inquirenti hanno scoperto che Marcone si sarebbe anche introdotto nel sistema informatico di E-distribuzione, manipolando i coefficienti di calcolo per i corrispettivi della merce recuperata da Valcart. Questo stratagemma avrebbe permesso all’azienda di pagare meno del dovuto per il materiale ritirato, causando un danno economico a E-distribuzione pari ad almeno 698.873 euro.
Enel: dipendete indagato per truffa aggravata
La chiusura delle indagini, firmata dalla procura, contesta ai quattro indagati e alla società Valcart i reati di corruzione aggravata, turbativa d’asta e truffa aggravata ai danni dello Stato. Le prove raccolte, incluse intercettazioni e video, hanno portato gli investigatori a descrivere un sistema ben organizzato e strutturato, tanto che l’arresto di gennaio è stato definito “l’unico modo per fermare la corruzione”. Oltre agli arresti, è stato disposto il sequestro di beni per un valore complessivo di 450mila euro.
La denuncia che ha fatto partire tutto
A scoperchiare il sistema è stata la denuncia di un imprenditore bresciano, che nel 2021 ha segnalato le irregolarità legate a Valcart. La sua segnalazione ha permesso agli investigatori di avviare un’indagine che, passo dopo passo, ha ricostruito il giro di tangenti e gli stratagemmi utilizzati per truccare gli appalti.
L’inchiesta non si limita a sollevare questioni di legalità, ma porta alla luce anche i gravi danni economici derivanti dalla corruzione. Da un lato, E-distribuzione si trova a dover fare i conti con una truffa che ha sottratto quasi 700mila euro alle sue casse; dall’altro, il sistema ha messo fuori gioco altri operatori del settore, falsando la competizione e danneggiando l’intero mercato.
Se le accuse saranno confermate in sede processuale, le pene potrebbero essere severe per tutti i coinvolti, inclusa la Valcart come persona giuridica. Inoltre, il caso getta un’ombra su un settore – quello degli appalti pubblici – che, nonostante i numerosi scandali emersi negli ultimi anni, continua a essere vulnerabile a pratiche illecite.
L’indagine rappresenta un monito per le aziende e i dipendenti pubblici, evidenziando quanto sia cruciale un sistema di vigilanza rigoroso e trasparente per prevenire episodi di corruzione. L’obiettivo non è solo punire i colpevoli, ma garantire che i principi di equità e giustizia prevalgano negli appalti pubblici, a tutela dell’interesse collettivo.
Mentre si attende l’apertura del processo, la vicenda di Brescia rimane un caso emblematico di come la corruzione possa infiltrarsi nelle pieghe del sistema economico, mettendo a rischio non solo le finanze pubbliche, ma anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
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