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Ivrea
15 Novembre 2024 - 12:27
Oggi Ivrea si è fermata, immersa in un silenzio irreale. Alle 10.30, il Duomo si è riempito fino all’ultimo banco per l’addio ad Alex Barile, il diciassettenne che ha lasciato un’impronta profonda e indelebile nei cuori di chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerlo. Non c’era spazio tra quelle pareti gremite, né nei cuori, appesantiti da un dolore così profondo da rendere difficile persino respirare.
“Non ci si abitua mai al silenzio,” aveva confidato Letizia, la madre, nei giorni scorsi. Oggi, quel silenzio è diventato tangibile, quasi una presenza fisica, un abbraccio collettivo che ha avvolto i familiari, gli amici, i compagni del liceo Gramsci e tutta una città.
Le parole del Vescovo, pronunciate con una voce intrisa di commozione, mentre cercano di portare conforto a una folla in cerca di risposte a una domanda senza senso: perché?
La perdita di Alex è un buio incolmabile, un vuoto che grava pesantemente sui compagni di classe, raccolti accanto alla bara come un’unica entità, stretti l’uno all’altro in cerca di una forza che sembra impossibile trovare.
Tatiana, con il volto rigato dalle lacrime, qualche giorno fa, ha ricordato suo fratello con parole semplici e potenti: “Era il nostro punto fermo. Il mio eroe. Ora lo sarà per sempre.”
La sua voce si è spezzata, e a parlare è rimasto quel silenzio che, a volte, riesce a dire molto di più di qualunque discorso.
Tra i presenti, Marco Bollettino, dirigente scolastico del liceo Gramsci, ha condiviso il ricordo di Alex attraverso una lettera scritta a nome degli insegnanti e dei compagni: “Era il cuore pulsante della sua classe, sempre pronto a tendere una mano. Non era solo uno studente brillante. Era un ragazzo che lasciava il segno. Sempre.”
L’altare ornato da fiori bianchi, ma ciò che ha catturato gli sguardi è stata la foto di Alex: il suo sorriso, contagioso e luminoso, che sembra parlare direttamente ai cuori di tutti.
“Era quel sorriso che ti faceva sentire a casa,” dice una compagna, con la voce rotta dal pianto, cercando di trovare forza nei ricordi.
Quando la bara è uscita dal Duomo, un lungo applauso, struggente e pieno di amore, ha accompagnato Alex nel suo ultimo viaggio. Il cielo grigio si è aperto per un attimo, lasciando filtrare un raggio di sole, come un saluto silenzioso. Un amico, con gli occhi arrossati e la voce spezzata, sussurra: “Lui avrebbe odiato vederci così tristi. Ci avrebbe detto di alzarci e fare qualcosa di grande.”
Il vuoto è insopportabile. Lo è per chi ogni giorno condivideva con Alex i sogni, le risate, i banchi di scuola. Lo è per i genitori, che ora trovano conforto solo nelle fotografie, nelle lettere, nei ricordi.
Letizia ed il papà Ermanno parlano poco, ma ogni gesto tradisce un dolore sordo e immenso, una ferita che il tempo non potrà mai guarire. “È un destino crudele,” esclama un parente, “un destino che lo ha portato via in un giorno qualunque, su una strada che non doveva diventare un luogo di tragedia.”
Il funerale di Alex non è stato solo un addio, ma un monito.
Un invito a riflettere su quanto la vita sia fragile, su quanto sia necessario vivere con attenzione e responsabilità. Ogni curva, ogni secondo può cambiare tutto.
E mentre Ivrea si stringe attorno alla famiglia Barile, una cosa è certa: Alex non sarà mai dimenticato.
Il suo ricordo continuerà a vivere nei volti di chi lo ha amato, nelle storie raccontate dagli amici, nei cuori di chi, anche solo per un attimo, è stato toccato dalla sua luce.
“Non sarà mai solo un ricordo,” dice e piange un amico alla fine della cerimonia.
“Alex è con noi, in ogni sorriso che doneremo. Quel sorriso che non dimenticheremo mai.”
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