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Il caso

Sfogo di una mamma: "Il Comune ha lasciato mio figlio autistico senza accompagnatore!"

La donna chiede di mantenere la promessa di fornire un accompagnatore per il tragitto scuola-scuolabus, come previsto dalla legge. Nonostante le rassicurazioni ricevute, a settembre il Comune ha negato l'assistenza necessaria, lasciando il bambino a gestire da solo il tragitto..

Chivasso

Vanessa Costa chiede aiuto per risolvere la situazione di suo figlio

"Voglio un accompagnatore per mio figlio all'ingresso e all'uscita da scuola, come prevede la legge. Non chiedo nulla di più di quello che è suo diritto".

È l’appello accorato di Vanessa Costa, chivassese, mamma di un bambino autistico di 11 anni, che ogni giorno affronta con coraggio e determinazione una battaglia che dovrebbe essere di tutti: garantire a suo figlio il diritto all’istruzione in sicurezza.

E per questa battaglia, dopo averle tentate tutte, ha deciso di rivolgersi al nostro giornale.

Il suo bambino, affetto dalla sindrome di Asperger, ha bisogno di assistenza per il breve tragitto che separa la fermata dello scuolabus dall’ingresso della scuola Demetrio Cosola a Chivasso.

Una distanza di pochi metri, ma che per lui può diventare un ostacolo insormontabile.

Via Guglielmo Marconi a Chivasso

“Ha delle crisi di sovraccarico sensoriale che non si possono prevedere,” spiega la mamma, “un rumore forte, un imprevisto, e lui va in crisi. Non può farcela da solo, ha bisogno di qualcuno che lo accompagni.”

Fino allo scorso anno, quando frequentava le elementari alla vicina scuola Marconi, c'era un educatore sullo scuolabus che lo sorvegliava e lo aiutava.

Quest’anno, al passaggio alle medie, il Comune aveva garantito che sarebbe stato messo a disposizione un accompagnatore. Ma a settembre, precisamente il 9, a due giorni dall'inizio dell'anno scolastico, quella promessa è stata infranta.

“Una funzionaria dell'ufficio istruzione mi ha detto che non c’erano più fondi,” racconta Vanessa con amarezza. “Eppure, fino a maggio, mi avevano assicurato che ci sarebbe stato qualcuno per lui.”

Da allora, ogni mattina è un'incognita.

"Dobbiamo prendere lo scuolabus perché da dove viviamo noi alla scuola ci sono tre chilometri ad andare e tre chilometri a tornare", dice Vanessa.

Il bambino scende dallo scuolabus e percorre quei cento e più metri dalla fermata all'ingresso della scuola da solo, mentre la mamma, in ansia, aspetta una chiamata che non arriva mai, perché, come lei stessa racconta, “Mio figlio non riesce neanche a usare il telefono, è troppo concentrato nel cercare di orientarsi”.

Per il ritorno, il marito di Vanessa in queste prime due settimane di scuola ha dovuto chiedere permessi per poterlo andare a prendere a scuola, sacrificando il proprio lavoro e la propria tranquillità.

È una situazione che non può e non deve continuare.

Il Comune di Chivasso

La legge 104 garantisce ai bambini con disabilità il diritto a un accompagnamento adeguato, un diritto che però a quanto pare da Palazzo Santa Chiara stanno negando a questa mamma e al suo piccolo.

Il Comune, con indifferenza, avrebbe risposto che non ci sono fondi sufficienti, lasciando una famiglia sola di fronte a un problema che dovrebbe essere risolto con il minimo sforzo.

Vanessa ha cercato aiuto anche dal sindaco Claudio Castello, sperando in un intervento risolutivo. Ma il primo cittadino si è limitato a dire che si tratta di una questione di competenza degli uffici, lasciando Vanessa ancora più delusa e amareggiata.

“Mi ha detto che comprendeva la situazione,” racconta, “ma alla fine mi ha solo ripetuto quello che già sapevo: che è una questione che devono risolvere i funzionari. Nessuna soluzione, solo parole.”

“La neuropsichiatra dell'Asl To 4 che segue mio figlio è rimasta senza parole” aggiunge Vanessa, “ci sono fondi regionali stanziati appositamente per i bambini con disabilità. Dove sono finiti?”.

Ma quello che ferisce di più è l'atteggiamento di chi avrebbe dovuto aiutarla. “Mi hanno preso in giro,” dice con rabbia. “Prima mi hanno garantito l’accompagnatore, poi a due giorni dall’inizio della scuola mi dicono che non si può fare perché costerebbe troppo.”

Ora Vanessa lancia il suo appello: “Voglio solo che mio figlio sia al sicuro. Non chiedo nulla di più di quello che è già previsto dalla legge. Il Comune deve fare la sua parte.”

Un appello che spera non cada nel vuoto, perché dietro ogni diritto negato c’è un bambino che soffre, e una famiglia che lotta, sola, contro un’ingiustizia.

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