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Per chi suona la campana

La Storia Segreta del 'Vescovo Rosso': un anno senza Mons. Luigi Bettazzi

Dietro il Mito di un'Icona del Progressismo Cattolico: Rivoluzione, Fede e Controversie. Leggi di più sul vescovo che ha sfidato la Chiesa e la Storia

Luigi Bettazzi

Luigi Bettazzi

Si è compiuto nei giorni scorsi il primo anniversario della morte di monsignor Luigi Bettazzi, compianto vescovo di Ivrea e icona del progressismo cattolico. Qualcuno ci ha chiesto da dove gli derivi l'appellativo di «vescovo rosso»che lo ha accompagnato per lunghi anni e se non fosse una semplice etichetta appiccicatagli addosso per ridurre o relativizzare la portata evangelica del suo ministero.

Siamo andati così a cercare nel nostro archivio qualche spunto non giornalistico o superficiale.

Sull'onda della contestazione del Sessantotto e di una interpretazione fuorviante del Concilio Vaticano II, nacquero in Cile fra il 1971 e il 1972 i Cristiani per il socialismo (CPS) che, di fronte alle ingiustizie della società sudamericana e attraverso una lettura rivoluzionaria (e parziale) del Vangelo, optano per il socialismo come «unica strada per l'appropriazione sociale dei mezzi di produzione in vista della costruzione di una società più solidale e più fraterna», in quanto «dovere del cristiano è di essere rivoluzionario e fare la rivoluzione».

Ad essi risponderà l'episcopato cileno che «il Vangelo spogliato della sua dimensione soprannaturale si converte così in un semplice fattore umano di civilizzazione, di socializzazione e solidarietà fra i lavoratori e che il marxismo si basa su di una teoria dialettica che esclude ogni trascendenza».

Battezzi berlinguer

Luigi Bettazzi e Enrico Berlinguer

Nel 1973 i CPS fanno la loro comparsa in Italia e nascono in seguito alla «scelta socialista» delle Acli e in vista di spaccare il mondo cattolico allora collaterale alla DC al fine di «liberare la fede cristiana dall'ideologia borghese di cui è intrisa». Si impegnano quindi per il No al referendum sul divorzio e il sì all'aborto, invitano a votare a sinistra alle elezioni del 1975 e del 1976 e si oppongono al Concordato.

Sono gli anni in cui il dissenso in Unione Sovietica e nei Paesi socialisti è duramente represso e in Cambogia dominano i Khmer rossi di Pol Pot che sterminano, in nome dell'ideologia comunista, da 1,5 a 3 milioni di cambogiani. Ma su questi aspetti i CPS, che teorizzano «l'unità dialettica tra marxismo e cristianesimo», non hanno nulla da dire.

Finalmente la Chiesa prende però posizione.

Lo farà più volte La Civiltà Cattolica mettendo in luce le contraddizioni pratiche e teoriche dei CPS e lo farà poi la Conferenza episcopale con una Dichiarazione del suo consiglio permanente in cui si afferma che «il cristiano che vuol vivere la sua fede in un'azione politica intesa come servizio non può, senza contraddirsi, aderire a sistemi ideologici che si oppongono radicalmente o su punti sostanziali alla fede e alla sua concezione dell'uomo e fra tali sistemi sono certamente da annoverare quelli che si ispirano a ideologie totalitarie, radicali o laiciste e quelle che professano una visione materialista della vita.

Non si può essere simultaneamente cristiani e marxisti». La lettera ebbe vasto consenso nel mondo cattolico e nell'episcopato l'unica voce dissonante fu quella del vescovo di Ivrea, Luigi Bettazzi, che all'Unità rivelò di aver saputo della Dichiarazione dai giornali e sul settimanale diocesano disse, senza fare alcun riferimento al Magistero o alla Dottrina sociale della Chiesa che sul punto si erano autorevolmente espressi, di essere «spaventato» dal fatto che:

in troppa parte dell'opinione pubblica cristiana si guardino con diffidenza movimenti come, per esempio, i cristiani per il socialismo, non tanto per i difficili accostamenti ideologici tra cristianesimo e socialismo, ma perché, forse senza avvertirlo, siamo cristiani "per il capitalismo" o "cristiani per il liberismo".

Nella prossima puntata esamineremo la famosa lettera che nel 1976 monsignor Bettazzi scrisse al segretario del PCI, Enrico Berlinguer.

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen

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