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Per chi suona la campana
26 Maggio 2024 - 06:20
Benedetto XVI e l'Imam
Sono rimasti delusi coloro che sabato scorso si aspettavano di scorgere i visi compunti del prevosto di Chivasso e del suo sodale di Verolengo durante la visita che il Papa ha compiuto alla diocesi di Verona, guidata dal vescovo monsignor Domenico Pompili, con i quali i due buoni parroci sono in ottime relazioni.
Sempre a Verona, in occasione della visita papale, si è anche tenuto, in un clima da raduno anni Settanta, l’evento “Arena di pace 2024”, dove si è parlato di costituzione, antifascismo, pluralismo religioso e di tutto il possibile religiosamente corretto. Della Dottrina sociale della Chiesa nessuna traccia, mai citata da nessuno, nemmeno dal Papa. Eppure essa avrebbe dato vari spunti anche e soprattutto per la tanto invocata pace che, come detto da Pio XII in poi e dalla Costituzione conciliare Gaudium et spes al n. 79, ha come fondamento il diritto naturale immutabile.
Sant’Agostino scriveva che la pace è tranquillitas ordinis, intendendo come ordine non quello costituito, ma quello che rispetta il fondamento della pace, cioè il diritto naturale e la volontà di Dio. Lo dice con chiarezza anche Giovanni XXIII in un passo mai citato (n. 88) della Pacem in terris: «Non si dà pace fra gli uomini se non vi è pace in ciascuno di essi, se cioè ognuno non instaura in se stesso l’ordine voluto da Dio».
In questi giorni si è saputo che un Imam musulmano ha potuto tranquillamente guidare le preghiere del venerdì all’interno dell’Università di Torino, e ci si è giustamente scandalizzati per la violazione della laicità dell’istituzione. Pochi, anzi nessuno, ha ricordato come nel 2007 il senato accademico della Sapienza di Roma invitò papa Benedetto XVI a tenervi una lezione e come gli fu poi impedito di farlo in quanto, senza nemmeno conoscere che cosa avrebbe detto, alcuni docenti si opposero in nome della laicità. Valter Veltroni, allora sindaco di Roma, disse che in quei giorni a Roma e nel Paese non si respirò più libertà e fu offeso il principio della vera laicità. Invitiamo a leggere integralmente il discorso che il Papa avrebbe dovuto tenere all’Università perché è un inno alla libertà di ricerca: «Che cosa ha da dire il papa all’Università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Suo compito è invece quello di mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come Luce che illumina la storia e aiuta a trovare la via verso il futuro».
In compenso, il teologo domenicano progressista brasiliano Frei Betto, già ministro del governo Lula e tanto amato dai cattocomunisti, in un’intervista ha fatto risalire le cause di tutti i guai del mondo alla caduta del muro di Berlino che «ha infranto le nostre speranze di un mondo in cui avrebbero avuto un’esistenza dignitosa». Chissà se fra questi vi erano compresi anche le centinaia di migliaia di dissidenti prigionieri dei gulag? O le decine di milioni di morti causati dalla politica di Mao Zedong in Cina? O le vittime del genocidio cambogiano – da 1,5 a 3 milioni di morti – prodotti dalla follia criminale del regime di Pol Pot?
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen
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