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Ivrea
02 Luglio 2024 - 15:05
Manè e Benedetta
Il caso di Manè, Benedetta e della loro figlia Camilla, che mi vede impegnata come loro legale, ha riacceso a Torino e provincia il dibattito in tema di riconoscimento alla nascita del genitore intenzionale delle figlie e dei figli nati da coppia omogenitoriale femminile, dando vita ad una raccolta firme - che oggi conta più di 600 sottoscrizioni - e ad una mozione del Consiglio Comunale di Ivrea.
La questione è sorta nel 2018 a Torino quando Chiara Foglietta e l’allora compagna Micaela Ghisleni ponevano sul banco della Sindaca Chiara Appendino la richiesta di riconoscimento pieno del proprio figlio Niccolò Pietro. Grazie alla loro iniziativa, tante altre famiglie in diversi Comuni d’Italia hanno potuto avere i riconoscimenti alla nascita del genitore cosiddetto “d’intenzione”.
Tutto però si è bloccato quando, nel 2021, una circolare del Ministero dell’Interno fatta pervenire a tutte le Prefetture invitava i Sindaci ad interrompere le pratiche di riconoscimento del genitore intenzionale.
Alcuni Sindaci hanno deciso di interrompere le registrazioni, mentre altri hanno continuato a registrare, anche in segno di disobbedienza civile.
Pertanto, oggi l’unica strada oggi “sicura” - che stiamo percorrendo anche con Manè - volta ad evitare impugnative (ma, di contro, per nulla garantista dei diritti del minore e della madre biologica), è quella dell’adozione in casi particolari, di cui all’art. 44 lett. d) della Legge 184/1983, meglio conosciuta come stepchild adoption. Procedura lenta - la media italiana dei tempi per ottenere una sentenza di adozione in casi particolari va da uno a tre anni -, onerosa e invasiva poiché prevede il coinvolgimento dei servizi sociali.
In questo scenario oscurantista per i diritti delle famiglie arcobaleno, il 26 giugno scorso il Tribunale di Lucca, ha rimesso la questione dei riconoscimenti alla nascita del genitore non biologico alla Corte Costituzionale.
Il Tribunale di Lucca così motiva la sua decisione: “questo collegio ritiene che l’adozione (...) non consenta di assicurare al minore una tutela adeguata, in termini di effettività e celerità” e che il mancato riconoscimento alla nascita del genitore sociale crea “una nuova categoria di nati non riconoscibili che ricorda tristemente categorie già fortemente discriminate in passato”riferendosi ai figli incestuosi e adulterini – categorie affatto paragonabili a quelle in esame. D’altronde, l’istituto dell’adozione in casi particolari è connotato da una “evidente incertezza delle sorti del minore e della sua effettiva tutela sotto il duplice profilo della revoca del consenso e della morte dell’adottante”. Peraltro, continua il Tribunale, “trattasi di una procedura giudiziale che presuppone una iniziativa di parte [cioè del genitore d’intenzione] e che la madre biologica o il minore non possono imporgli”. Considerata quindi l’inidoneità dell’adozione in casi particolari quale soluzione al tema della genitorialità delle coppie di mamme, il Collegio sottopone al vaglio della Consulta gli art. 8 e 9 della legge n. 40/2004 e dell'art. 250 c.c. laddove “impediscono l'attribuzione al nato dello status di figlio anche alla madre intenzionale”.
Sara Moiso
La decisione presa dal Tribunale di Lucca si pone quindi come punto di svolta anche per il caso di Manè, Benedetta e Camilla poiché da un lato può offrire al Sindaco di Ivrea nuovi ed importanti elementi per una valutazione ragionata del caso e delle decisioni da prendere; dall’altro pone le basi affinché questa possa finalmente essere l'occasione - per tutte le famiglie omogenitoriali femminili - di trovare casa, a pieno titolo, anche in Italia nel rispetto dei princìpi della Costituzione.
Speriamo sia la volta buona.
di Sara Moiso, avvocata per i diritti LGBTQIA+,
delle famiglie e dei minori, socia dell’Avvocatura
per i diritti LGBTI – Rete Lenford
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