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Ivrea
29 Maggio 2024 - 00:19
bimba con due mamme
Ha condiviso sui social la sua frustrazione proprio il giorno in cui la figlia compie due mesi.
"Proprio oggi - scrive - dopo tre settimane, ci è arrivata la raccomandata da parte del Comune di Ivrea dove ci informa che non può accogliere la nostra richiesta al riconoscimento di Camilla da parte mia. La spiegazione è stata esaustiva, tre facciate. Con elencati tutti i motivi per cui non possono accogliere la mia richiesta (motivi che tutti conosciamo molto bene; noi per prime). Sapevamo che al 99% avrebbero detto no ma ci abbiamo provato con la speranza che Ivrea volesse 'lanciare un messaggio' a questo governo che di inclusivo ha ben poco. Ora, non è che a livello pratico cambi qualcosa perché a prescindere dalla risposta che ci avrebbero dato avremmo comunque avviato le pratiche di adozione della nostra bambina da parte mia...".
"Loro" sono Mariaines Townsend, titolare della libreria Azami di via Arduino e Benedetta Mazzuchetti Magnani che ha dato alla luce Camilla attraverso la fecondazione assistita.
Toh! Guarda... Gli uffici del Comune di Ivrea hanno negato la trascrizione dell'atto di riconoscimento.
Si tratta del caso di una coppia omogenitoriale di donne che hanno fatto ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita all'estero. Il Comune ha negato il riconoscimento da parte della madre intenzionale della figlia già dichiarata dalla madre gestante. Gli uffici hanno motivato la decisione nel rispetto della legge che esclude la possibilità che una persona sia riconosciuta contemporaneamente come figlio di due genitori dello stesso sesso.
Il caso ha suscitato reazioni contrastanti in città e nel panorama politico nazionale fin da quando nel tardo pomeriggio di ieri la notizia è stata battuta da tutte le agenzie. Le associazioni per i diritti LGBTQ+ hanno espresso profonda indignazione per la decisione del Comune di Ivrea, sostenendo che essa rappresenta un'ingiustizia nei confronti delle famiglie omogenitoriali.
"È un atto discriminatorio che nega il diritto fondamentale di una bambina di essere riconosciuta da entrambi i suoi genitori," ha commentato un portavoce di Gay Center.
Dall'altra parte, alcuni esponenti politici hanno difeso la decisione del Comune, argomentando che essa rispetta le leggi vigenti in materia di riconoscimento genitoriale.
"La normativa italiana è chiara e non permette il riconoscimento di due madri o due padri per lo stesso bambino," dicono e scrivono. "Eventuali cambiamenti legislativi devono passare attraverso il Parlamento, non attraverso le decisioni dei singoli comuni."
Questo episodio si inserisce in un più ampio dibattito nazionale sui diritti delle famiglie omogenitoriali in Italia. Attualmente, la legge italiana non prevede il riconoscimento automatico dei figli nati attraverso tecniche di procreazione assistita per le coppie dello stesso sesso, creando un vuoto normativo che spesso porta a situazioni di incertezza e disuguaglianza.
Secondo i dati dell'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), sono in aumento le coppie omogenitoriali che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita all'estero. Molte di queste coppie affrontano poi sfide significative per ottenere il riconoscimento legale dei loro figli una volta tornate in Italia.
Le organizzazioni per i diritti civili stanno facendo pressione sul governo per una riforma legislativa che riconosca pienamente i diritti delle famiglie omogenitoriali. "È tempo che l'Italia aggiorni le sue leggi per riflettere la realtà delle famiglie moderne," aveva stigmatizzato qualche tempo fa Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. "I bambini non devono essere penalizzati a causa dell'orientamento sessuale dei loro genitori."
Il dibattito continua ad animare discussioni e proteste in tutto il paese. La questione della bimba con due mamme a Ivrea potrebbe rappresentare (o forse no) un punto di svolta nella lotta per l'uguaglianza dei diritti delle famiglie omogenitoriali in Italia, considerando che da un punto di vista etico e politico a Ivrea esiste una cultura sui diritti molto ben radicata.
D'altro canto lo han fatto Milano e Padova e non c'è il due senza il tre, Ivrea avrebbe potuto seguire a ruota.
"Resta inteso - s'è sfogata Manè (questo il diminutivo di Mariaines) nel lunghissimo post - che io non condivido ma comprendo la decisione del Comune di Ivrea. Mi metto nei loro panni e tutti dobbiamo farlo; la situazione è questa: Se avessero detto 'sì' al riconoscimento da parte mia di nostra figlia probabilmente ad un certo punto gli sarebbe arrivata una comunicazione dall’alto che gli intimava di togliere il mio nome dall’atto di nascita di Camilla ricordandogli che in Italia NON è legale. O meglio, c’è un buco legislativo e normativo grosso come una casa. Quindi ai fini pratici il 'sì' li avrebbe messi in una possibile situazione spiacevole e magari spinosa mentre a noi, praticamente, poco cambiava se il 'sì' tanto sarebbe poi diventato 'no'."
Riflettendo sulle possibili motivazioni della decisione, Manè ha aggiunto: "Non ho idea delle motivazioni di questo 'NO'. Non so se si è così deciso perché davvero NON d’accordo circa il fatto che Camilla abbia due mamme o se il 'no' sia stato motivato da motivi meno personali e più politici. Se la motivazione risiede più nella seconda ipotesi (motivi politici) io penso una cosa. Per cambiare qualcosa bisogna che ognuno nel suo piccolo si prenda la responsabilità di certe decisioni che ritiene umanamente e moralmente corrette anche quando queste potrebbero voler dire 'problemi'. Credo che se si crede che qualcosa sia ingiusto bisogna farlo presente e quel 'sì' sarebbe stato quello: un messaggio."
Nonostante tutto, Manè espresso gratitudine per il supporto ricevuto durante la gravidanza e nei primi mesi di vita della bambina: "Voglio dirvi che in tutto questo percorso che è stato la gravidanza e in questi primi due mesi da mamma io mi sono sempre sentita accolta da tutti. Personale ospedaliero, ginecologi, personale ASL, pediatra, eporediesi. Non ho mai sentito resistenza e non mi sono mai sentita respinta – e ragazzi ho una libreria in centro… di gente ne passa (per fortuna)! Grazie (lo so, dovrebbe essere normale, ma essendo che non è così mi sento di ringraziare per la vicinanza e il riconoscimento e l’affetto che ci riservate). Questo dimostra che la società va avanti senza chiedere il permesso per fortuna."
Infine Manè ha condiviso alcune riflessioni personali sul loro percorso di genitorialità: "Io ancora non so bene cosa sia una mamma, sto imparando adesso… Ma noi siamo state, per via di un parto molto complicato, 18 giorni in ospedale. Benedetta è stata 5 giorni in terapia intensiva, Camilla sette ore. Io ho fatto la spola tra una e l’altra quotidianamente. Ho stretto la manina a Camilla spiegandole che la sua mamma doveva recuperare ed era solo quello il motivo per cui non poteva stare con lei. Ho raccontato a Benedetta che la nostra bambina era forte, stava bene e aspettava solo di poter stare con lei. Purtroppo per come è andata non abbiamo potuto condividere tante prime volte io e la mia compagna. Ho dato io da mangiare la prima volta a Camilla al Nido, l’ho cambiata io la prima volta, l’ho cullata io per farla addormentare. Quando la sua mamma è uscita dalla terapia intensiva ovviamente non riusciva a gestire da sola la bambina perché molto debole…così ho passato per 13 giorni 14 ore al giorno in ospedale in modo che potessimo stare tutte insieme più tempo possibile. Così come credo avrebbe fatto qualunque genitore. Oggi stiamo tutte e tre bene! Ci svegliamo la mattina e sto nel letto con la nostra piccola in modo che Benedetta possa vestirsi e fare colazione tranquilla prima di allattarla. Vado a lavoro. Faccio varie ed eventuali cose tra cui la spesa e poi torno a casa. Prendo Camilla, ci chiacchiero, le racconto la mia giornata, le facciamo il bagnetto…poi mangia… La tiro su per farla digerire e spero si addormenti così possiamo mangiare anche noi. Ci mettiamo a letto, tutte e tre, aspetto che si addormentino e solo allora spengo la luce, non senza aver acceso prima la lucina. Ricordo sempre a Camilla chi la ama. Noi. Io non so cosa voglia dire essere genitore, come dicevo, ma credo sia qualcosa di molto simile a quello descritto sopra e so anche molto bene essere solo l’inizio."
"Mi dispiace perché ho sempre ritenuto Ivrea una cittadina 'avanti', una di quelle che quando si fosse presentata l’occasione avrebbe deciso, nonostante e a prescindere da tutto, di fare la differenza… Perché 'Il SE è il marchio dei falliti, è NONOSTANTE che si diventa grandi'. La differenza la stanno facendo le persone e non le istituzioni, ahimè e per fortuna. Poco male, la differenza la faranno la prossima volta. Forse. Ps. Se invece la motivazione del 'NO' fosse personale più che politica beh, in quel caso non ho nulla da aggiungere."
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