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Ombre su Torino

La scomparsa di Andrea Sardos Albertini.

Un mistero insoluto tra realtà e paranormale.

La scomparsa di Andrea Sardos Albertini.
Una foto di un fanciullo, in una busta di plastica.
La didascalia, col suo nome e cognome, la data della morte e un mazzo di fiori. Chissà quanti di questi “altari laici” sono presenti nelle città italiane. Di solito si trovano sui cigli delle strade. Normalmente sono posti a memento di vite più o meno giovani perse sull'asfalto, vittime di incidenti stradali.
Quello di cui stiamo parlando, però, è diverso dagli altri. Il ritratto è appeso su un albero che si trova tra il Ponte Isabella e il Borgo Medievale, al Valentino, a picco sul Po. A fianco si può leggere che sarebbe lì, tra le acque, la tomba della vittima e, soprattutto, un’invocazione: <<Esiste l’aldilà>>.
Quell’immagine, che sta lì ormai da più di 25 anni, ricorda un giovane di nome Andrea Sardos Albertini, scomparso nel nulla, a Torino, l’11 giugno 1981.
Pallavolista in Serie A della Ravalico Trieste e figlio di un noto avvocato cassazionista, quando sparisce Andrea ha 25 anni. È partito il 9 giugno dalla città giuliana alla volta di quella della FIAT perché, come racconta ai genitori, non può esserci posto migliore dove trovare un’auto usata affidabile e a un buon prezzo. È per questo che si porta dietro tre milioni in contanti e che la sua vecchia Citroen Dyane verrà trovata alla stazione di Mestre.

Andrea Sardos Albertini

Gli unici dati certi di questa storia sono questi. Il 9 giugno 1981 il ragazzo chiama la madre da un punto intermedio imprecisato del suo viaggio e, in serata, giunge all’Hotel Astoria di via XX Settembre dove dorme. Il giorno dopo, dallo stesso albergo, contatta un suo amico e quello è il suo ultimo segno di vita.
Passato il 14 (giorno in cui Andrea sarebbe dovuto tornare a casa) l’indomani iniziano le ricerche che però si rivelano presto infruttuose. Se la polizia perde presto le speranze, la famiglia e soprattutto il padre, Lino, prova qualsiasi strada per arrivare alla verità.

Lino Sardos Albertini

Tra queste anche quella di una sensitiva di nome Anita, presentata all’avvocato da una sua cliente. Superato lo scetticismo iniziale, il signor Sardos Albertini si convince davvero che la medium possa parlare col figlio. Iniziano contatti sempre più frequenti tra i due, finchè, nel 1983, la signora Anita gli svela cosa è venuta a sapere. Andrea è stato ucciso da un gruppo di tossicodipendenti che dovevano vendergli la macchina ma che lo hanno rapinato, ucciso e buttato nel Po. Lo spirito gli ha anche detto dove cercare di preciso: davanti al ristorante San Giorgio, vicino al Borgo Medievale.

Anita, la medium

Nell’agosto 1983 iniziano le procedure di scandagliamento del fiume. Viene trovata una pezza di tela di oltre un metro, una calza sportiva e un pezzo di jeans. L’avvocato si convince che siano reperti collegabili al figlio e, ai primi di settembre, mettendo a disposizione dieci milioni di lire di tasca sua, richiede che venga prosciugata quella parte di fiume.
Vinte le resistenze del sindaco, della magistratura e della cittadinanza (si sarebbe dovuta chiudere al passaggio un’intera zona per settimane) una ditta privata e i vigili del fuoco aspirano acqua per circa 100mq.
Vengono trovate delle ossa che, però, i medici legali riferiranno essere di animali. Il cadavere non verrà mai trovato e non si saprà mai che fine abbia fatto Andrea, di cui verrà dichiarata la morte presunta nel 1992.
Tutto questo per quanto riguarda la parte “terrestre” del giovane scomparso. Perché il padre, persa la speranza di poter seppellirne i resti, continuerà a sostenere di essere in contatto con la sua anima. Questa l’avrebbe spinto a raccontare la storia della sua scomparsa e gli avvenimenti successivi in un libro che, effettivamente, vedrà la luce nel 1986 e che si chiamerà “Esiste l’Aldilà“. Un successo clamoroso, tradotto in 15 lingue e ristampato 30 volte in italiano, con oltre un milione di copie vendute e che verrà seguito da altri due volumi.
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