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San Raffaele Cimena
14 Marzo 2024 - 11:31
Al Tribunale d'Ivrea i cittadini faticano a ottenere giustizia in tempi accettabili.
In un'epoca in cui l'efficienza e la rapidità sono valori imprescindibili in ogni settore, il Tribunale di Ivrea rappresenta un paradosso, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, lasciando cittadini e magistrati in un limbo di attese infinite e di speranze frustrate. Il caso di Ivrea non è soltanto una sfida locale, ma una questione nazionale che richiede attenzione e azione immediata per preservare l'integrità e l'accessibilità della giustizia in Italia. A tal proposito, molti sindaci eporediesi, un po' di tutti gli schieramenti, si sono uniti, rivolgendo un appello al Ministro della Giustizia Carlo Nordio per chiedere cambiamenti significativi.
L'ingresso del tribunale di Ivrea
Vecchi casi irrisolti e recenti tragedie nazionali
Tra vecchi casi irrisolti e recenti tragedie nazionali, come la strage ferroviaria di Brandizzo e l'incidente delle Frecce Tricolori di Caselle Torinese, si evidenziano le criticità di decisioni passate, come l'accorpamento dei tribunali, che hanno peggiorato la situazione. Il carico eccessivo di lavoro riflette una giustizia in crisi, lenta a soddisfare le richieste dei cittadini, come recentemente evidenziato dal caso della famiglia Ferro, in attesa di giustizia dal gennaio 2022 per la morte del figlio Luca in un incidente stradale. La loro storia è solo una delle molte che testimoniano l'urgenza di un cambiamento nel sistema giudiziario.
Il Jet delle Frecce Tricolori precipitato a Caselle il 16 settembre 2023
L’odissea eporediese del Senatore
Oltre a questi casi, ne emerge un altro che a breve andremo a raccontare. Ad essere finito in questa spirale giudiziaria senza tempo è anche l'Onorevole Enrico Buemi, di San Raffaele Cimena, responsabile regionale dell’Associazione Socialista Liberale. In un contesto in cui la giustizia sembra più un lusso che un diritto garantito, la situazione di Buemi appare particolarmente beffarda, considerando il suo passato ruolo parlamentare: Buemi ha servito come membro della 2ª Commissione permanente di Giustizia al Senato della Repubblica, dal 15 marzo 2013 al 22 marzo 2018, rendendo la sua esperienza nel vortice giudiziario ancora più paradossale.
L'Onorevole Enrico Buemi di San Raffaele Cimena, responsabile regionale dell'Associazione Socialista Liberale
“Nell’aprile del 2019, a seguito del pensionamento di un membro dello staff – ha iniziato a raccontarci Buemi - ho deciso di assumere una persona, laureata in economia, per delegarle la gestione amministrativa e contabile del bilancio della mia azienda, a San Mauro Torinese (il nome è stato omesso per motivi di privacy, nda.). Questa persona si è dimostrata inizialmente affidabile, motivo per cui ho deciso di affidarle anche il compito di gestire i pagamenti legati alle forniture aziendali e agli stipendi dei dipendenti. Il procedimento era semplice: mi veniva fornito un documento che riportava la causale, l'importo e la fattura dei fornitori, io verificavo queste informazioni e, una volta controllato, davo il mio assenso al pagamento. Per svolgere queste operazioni, utilizzava le mie credenziali”.
“Circa un anno dopo - ha commentato Buemi – ho scoperto l’inganno… Ha utilizzato un artificio molto sofisticato, effettuando pagamenti per cifre non troppo elevate su codici IBAN legati a carte prepagate di sua proprietà, invece che verso i nostri fornitori. La situazione è venuta alla luce quando uno dei fornitori mi ha contattato per chiedermi del perché non avesse ricevuto il pagamento. A me, invece, risultava tutto in regola in quanto la causale era corretta ma, ahimè, l'IBAN non corrispondeva”.
Buemi ha poi proseguito il suo racconto: "Dopo aver eseguito un controllo accurato di tutte le operazioni svolte in circa un anno, abbiamo scoperto che, in sostanza, questa persona aveva dirottato circa 200mila euro sui propri conti, attraverso operazioni mascherate da pagamenti legittimi ai creditori, utilizzando il codice bancario delle sue carte prepagate".
La querela
“Prima di procedere con la denuncia, ho convocato l'impiegata nel mio ufficio, alla presenza dei Carabinieri di San Mauro Torinese. In quella sede ha ammesso parzialmente i fatti. Davanti a queste ammissioni, nel settembre del 2020, ho presentato querela e lei si è immediatamente dimessa, probabilmente per evitare un licenziamento che avrebbe macchiato il suo curriculum”, ha spiegato Buemi.
“Ricostruendo i movimenti contabili, sono riuscito a tracciare tutti i trasferimenti fraudolenti dall'azienda verso le sue carte prepagate e, in un'occasione, persino sul suo conto corrente personale – ha dettagliato il senatore - Uno dei pagamenti riguardava addirittura l'acquisto di un automezzo, appartenente a un suo ‘conoscente’, un altro soggetto coinvolto. Il 23 novembre del 2020 ho quindi sporto querela. Assistito dal mio avvocato Gianni Anania, ho messo a disposizione della Procura di Ivrea tutti i documenti necessari, dando inizio a un lungo percorso giudiziario: sono stati interrogati i testimoni e la Guardia di Finanza di Chivasso è stata incaricata delle indagini, a cui ho fornito tutta la documentazione pertinente”.
Una doppia procedura giudiziaria
“Attualmente – ha sottolineato Enrico Buemi - stiamo affrontando due procedure legali: una di natura civile e l'altra penale. La situazione ha assunto una connotazione penale anche per il reato di riciclaggio, dato che i fondi sottratti alla mia azienda sono stati utilizzati per finanziare un'attività commerciale di un conoscente dell'impiegata, equivalente, in pratica, all'acquisto di un camion per suo conto. Dopo essere stato interrogato dal sostituto procuratore Daniele Iavarone, è stata avviata la procedura. Nel frattempo, ho intrapreso un’azione civile, grazie alla quale è stato predisposto il sequestro di una quota dello stipendio dell'impiegata”.
Il quadro attuale
“La persona della quale sto parlando è stata assunta altrove, nonostante la causa in corso, ma non è chiaro se il suo nuovo datore di lavoro ne sia a conoscenza. Attualmente, non è stato ancora fissato il rinvio a giudizio – ha voluto specificare l’Onorevole Buemi -. Riguardo al suo ‘conoscente’, con lui abbiamo raggiunto un accordo per la restituzione di circa 48mila euro, somma che era stata sottratta dalle casse dell'azienda e che gli era stata versata con le carte prepagate della mia ex dipendente”.
La causa penale rischia la prescrizione
“Riguardo alla causa penale - ha commentato Buemi - ora siamo nelle mani del Tribunale d’Ivrea. Il recente cambio del sostituto procuratore ha complicato le cose, aumentando il rischio di prescrizione a causa delle lungaggini burocratiche. Se ciò dovesse accadere, dato che siamo a ridosso della scadenza, il soggetto in questione rimarrebbe impunito dal punto di vista penale. Auspico che il giudice riesca a esaminare il caso in tempo, nell'interesse di tutelare i futuri e potenziali datori di lavoro”.
Il collasso del Tribunale era prevedibile
Secondo Buemi, “il collasso del Tribunale di Ivrea era prevedibile sin dall'accorpamento, un cambiamento che sapevamo avrebbe portato a un carico di lavoro insostenibile”.
Vale la pena ricordare che la revisione della geografia giudiziaria è iniziata nel 2011 e si è concretizzata in legge il 7 settembre 2012, sotto l'egida dell'allora Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Attualmente, il Tribunale di Ivrea ha competenza territoriale su circa 160 comuni, inclusi Chivasso, San Mauro, e Settimo Torinese.
“La situazione – ha proseguito a spiegare Buemi - era già critica quando, durante il mio mandato in Parlamento, ho tentato di trovare soluzioni come l'aumento dell'organico o la riapertura del tribunale a Chivasso”. Il Senatore ha poi voluto evidenziare che “siamo in presenza di un'assurdità logistica che colpisce comuni come San Mauro o Settimo Torinese, che pur trovandosi a pochissimi chilometri da Torino, sono costretti a percorrerne oltre 50 km per raggiungere Ivrea. Di fatto – ha affermato il senatore - il tentativo di risparmiare sui costi della giustizia si è tradotto in un onere per cittadini e imprese, costretti a rivolgersi al tribunale di Ivrea per ogni tipo di causa, civile o altrimenti. Il risultato è un tribunale lento, sottodimensionato e incapace di svolgere efficacemente le sue funzioni”.
La sintesi
“I cittadini faticano a ottenere giustizia in tempi accettabili, una problematica aggravata dalle riforme alla italiana che, invece di servire l'interesse pubblico, spesso assecondano le convenienze locali – ha commentato il senatore Buemi - Nonostante le discussioni per rivedere la geografia giudiziaria, poco è stato fatto per potenziare effettivamente gli organici, che comprendono non solo i magistrati ma anche cancellieri e altre figure cruciali nel processo. Fortunatamente, nel mio caso, il processo civile ha preso il suo corso: dopo il deposito dei documenti, il magistrato ha provveduto all'esame basandosi sui fatti. Tuttavia, rimane la questione della causa penale, che potrebbe andare in prescrizione e questo non salvaguarda la società dai rischi di recidiva. La macchina della giustizia dovrebbe attivarsi in tempi ragionevoli: se un reato si prescrive in 5 anni non si può concludere l’istruttoria in 4, ossia a ridosso. In questo modo, casi come il mio, dal punto di vista penale rischiano di non avere alcun esito!”.
In Commissione Giustizia al Senato
“Durante il mio mandato al Senato, mi sono confrontato con la riforma della geografia giudiziaria, che ha portato alla chiusura di tribunali in aree critiche come Rossano Calabro, influenzate dalla 'ndrangheta, a favore di sedi meno strategiche. Queste scelte hanno spesso ignorato criteri come il carico demografico e la distanza, ad esempio, previsti dalla legge quadro, favorendo gli interessi dei potentati locali a discapito dei cittadini. L'attuazione ha mostrato una mancanza di considerazione per le reali necessità logistiche, soprattutto in zone complesse. Denunciai persino l'uso di "carte false" per sottolineare le discrepanze tra le motivazioni ufficiali e la realtà, evidenziando la necessità di una revisione urgente per correggere gli errori del passato”, ha infine concluso l'Onorevole.
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