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23 Febbraio 2024 - 17:27
“La Procura di Ivrea è al tracollo”. “Dopo la strage di Brandizzo, a rischio i processi a Ivrea”.
“Gli uffici giudiziari sono prossimi al collasso…”. “Procura di Ivrea fuori controllo: i sindaci chiedono un incontro al Ministro”.
Le cronache di questo periodo riferiscono di una Procura di Ivrea in grave difficoltà su cui pesano scelte sbagliate del passato, come l'’accorpamento dei tribunali.
Una serie di fatti di cronaca saliti anche alla ribalta delle cronache nazionali, come ad esempio la strage ferroviaria di Brandizzo o l’incidente delle frecce tricolori di Caselle Torinese, hanno peggiorato una situazione già critica.
I sindaci eporediesi, un po' di tutti gli schieramenti, hanno scritto una lunga lettera al Ministro della Giustizia Carlo Nordio sostenendo di essere seriamente preoccupati.
La Procuratrice generale reggente di Torino, Sabrina Noce, il mese scorso, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto di Torino, ha sottolineato come la grave carenza di personale che attualmente affligge la Procura di Ivrea, sta producendo la “mortificazione delle aspettative di giustizia di questo circondario”.
Gabriella Viglione, procuratrice capo di Ivrea, e Sabrina Noce, procuratrice generale reggente di Torino
“Un ufficio dove se ci si ammala non si può essere sostituiti - ha detto Noce -. Dove, nonostante ogni sforzo, la valanga di arretrato cresce ogni giorno, dove i magistrati emettono atti pur sapendo che non potranno mai essere notificati, dove sono stati soppressi via via l'ufficio affari civili, l'ufficio giudice di pace, l'ufficio ignoti e che presto potrà occuparsi solo degli affari urgenti".
Tante inchieste per fatti più o meno gravi rischiano dunque di rimanere al “palo”, in fondo a pile di fascicoli sulla scrivania di questo o quel magistrato.
Tra queste ce n’è una, in particolare, su cui una famiglia attende da un anno risposte.
E’ quella legata alla morte di Luca Ferro, giovane neopatentato di Verrua Savoia, che la sera del 15 gennaio 2022 ha perso la vita in un incidente stradale sulla strada provinciale 590 della Valle Cerrina in località Mogol di Brusasco.
Luca Ferro
L’Opel Corsa di Ferro si è scontrata con un’altra autovettura che sopraggiungeva dalla direzione opposta. E la vita di questo studente del Calamandrei di Crescentino, giocatore di basket, si è interrotta nel fiore degli anni.
In seguito ad una perizia eseguita dal consulente della Procura, il pubblico ministero cui è finito il fascicolo per le mani ha proposto l’archiviazione all’esposto presentato dai famigliari di Ferro.
La scena dell'incidente
Ma la mamma Glenda, il papà Marco e il fratello Diego oggi ribadiscono quanto sia necessario un supplemento di indagine sulle cause della morte di Luca.
In particolare, nell’opposizione all’archiviazione presentata il 3 marzo 2023 dall’avvocato Gianmaria Sposito, i Ferro vogliono far luce, tra le altre cose, sulle tempistiche e la modalità dei soccorsi: “La medicalizzata è arrivata da Settimo Torinese e ci ha messo quaranta minuti. Ci hanno detto che l’elisoccorso non è arrivato perché di notte non vola”.
E vogliono chiarezza anche su un presunto terzo mezzo che potrebbe essere coinvolto, stando alla perizia dell’ingegner Alessandro Lima, consulente di parte della famiglia, che ha evidenziato un urto nella fiancata destra dell’auto di Luca che, per la dinamica dell’incidente, non avrebbe dovuto esserci.
Tra pochi giorni sarà passato un anno, da quel 3 marzo 2023. E dal tribunale di Ivrea la famiglia Ferro non ha ricevuto alcuna comunicazione.
Non sanno se la loro richiesta all’opposizione verrà accolta dal giudice delle indagini preliminari oppure se verrà respinta.
Sono in un limbo, senza avere alcun tipo di notizie.
Un silenzio che s’aggiunge al dolore che possono provare una madre e un padre per la perdita del loro figlio. A quello che Diego prova per la mancanza del fratello, che aveva solo un anno in più di lui.
La Procura di Ivrea
Sono passati due anni, da quel 15 gennaio 2022, ma per la famiglia Ferro il tempo si è fermato a quella sera di gennaio.
Hanno cambiato casa, da Verrua Savoia dove vivevano, a Crescentino, dove vivono oggi in un’elegante palazzina del centro. Hanno cambiato lavoro. Il padre di Luca, Marco, odontotecnico, ha mollato tutto per lavorare in fabbrica. “Non sopportavo l’idea di stare tutto il giorno da solo in un laboratorio, da solo con i miei pensieri, così ho preferito trovare un posto in fabbrica dove almeno posso parlare con le persone”, dice.
La mamma, Glenda, ha fatto lo stesso. Ha cercato conforto, vuole risposte ai dubbi che da quella notte non le escono dalla testa: “Se c’è un pm che ti dice: guardate quante scartoffie ci sono qui, si è licenziata una segretaria e non me ne hanno data un’altra, noi cosa possiamo fare?”. Già, cosa possono fare?
“Ad oggi non sappiamo se qualcuno ha preso in mano la nostra richiesta di opposizione all’archiviazione - spiega la mamma di Luca -. Non lo sappiamo noi, non lo sa il nostro avvocato. Vorremmo solo che qualcuno ci dicesse qualcosa, al posto di questo insopportabile silenzio”.
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