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Lo Stiletto di Clio
02 Marzo 2024 - 09:57
IN FOTO Donne al lavoro in una fabbrica di Settimo Torinese (pimi anni Sessanta del ventesimo secolo)
Stando alle fonti documentarie attualmente disponibili e alle testimonianze dei cittadini meno giovani, non è chiaro quando Settimo Torinese cominciò a festeggiare il giorno della donna. Negli anni Cinquanta del ventesimo secolo, la Società Operaia di Mutuo Soccorso (costituitasi nel lontano 1852), i militanti dei partiti di sinistra e l’Udi, l’Unione donne italiane, già celebravano la ricorrenza. Il che non stupisce se si considera che la festa dell’8 marzo, in Italia, fu fortemente promossa dalla stampa comunista nel periodo della guerra fredda.
Allora, naturalmente, nessuno avanzava riserve sull’origine storica della ricorrenza. L’8 marzo 1908, a New York, un malvagio padrone – si sosteneva – appiccò il fuoco alla propria fabbrica, provocando la morte di ben 129 operaie che rivendicavano più umane condizioni di lavoro. Una storia commovente, avvenuta negli esecrati Stati Uniti, la patria dell’anticomunismo e delle iniquità capitalistiche. Sennonché nel 1908, a New York, non ci furono né sciopero né incendio e neppure operaie martiri. Un’azienda – la Triangle Shirtwaist Company – andò in fiamme tre anni più tardi, ma per cause accidentali: si contarono parecchie vittime, soprattutto donne, trattandosi di una fabbrica tessile.
Oggi si ritiene che la festa risalga al 1910. Sarebbe stata istituita su proposta della rivoluzionaria e femminista tedesca Klara Zetkin (1857-1933), nell’ambito della seconda conferenza internazionale che le donne socialiste tennero a Copenaghen. Ma non è certo. Alcuni sono propensi a ricercare le origini della ricorrenza nella partecipazione femminile alle proteste dell’8 marzo 1917, a Pietroburgo, contro la prima guerra mondiale (era l’inizio della cosiddetta «rivoluzione di febbraio»).
A Settimo Torinese, sul finire degli anni Cinquanta, le donne dell’Udi vantavano una lunga tradizione d’impegno pacifista, a favore del disarmo. In modo combattivo avevano sempre sostenuto i partigiani della pace, il movimento internazionale ispirato dall’Unione Sovietica in risposta al Patto atlantico dell’aprile 1949. L’iniziativa di maggiore risonanza era stata la campagna in appoggio all’appello di Stoccolma (marzo 1950), per l’interdizione delle armi atomiche.
Una componente considerevole delle maestranze operaie di Settimo risultava allora costituita da donne. Nelle fabbriche di penne erano numerose le giovani operaie. Inoltre, mancando gli automatismi per il montaggio delle matite a sfera, cominciava a diffondersi il lavoro a domicilio. Donne e bambini trascorrevano le giornate ad assemblare penne, accontentandosi di compensi minimi.
L’8 marzo, a Settimo, non poteva che essere un giorno di lotta e di riflessione sulle tematiche femminili. Alla Casa del popolo, la storica sede della Società operaia e dei partiti di sinistra, ma anche dell’Udi, si danzava, si teneva una conferenza o un dibattito e si distribuivano le mimose. Alcuni anziani del Partito comunista serbano memoria di un’iniziativa con Nilde Iotti (1920-1999), emiliana, eletta in Parlamento a partire dal 1946. «Mi attraeva – rammenta una testimone – quella giovane donna che la dirigenza e molti militanti del Pci osteggiavano per il suo legame sentimentale con Palmiro Togliatti. Quell’anno la manifestazione riscosse un successo straordinario: la sala era gremitissima. Ricordo che la Iotti, al termine della serata, si recò nella cucina del bar per riattaccarsi un bottone del cappotto. Allora mi accennò alla sua vita difficile, sia come donna sia come compagna impegnata in politica».
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