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Ivrea, la città che si fa verde a spese dei cittadini. Non è la Mecca e neppure Roma, ma...

Per garantire la sicurezza stradale e la qualità della vita, ci va ben altro!

Ivrea, la città che si fa verde a spese dei cittadini. Non è la Mecca e neppure Roma, ma...

Le tariffe per parcheggiare in centro che lievitano e costano più che a Montecarlo. Il taglio delle linee degli autobus. Infine il progetto di limitare la velocità a 30 chilometri all’ora delle auto in alcune zone della città. Di sottofondo il ritornello: "Facciamo questo per una maggior sicurezza stradale, per una mobilità più green e per migliorare la qualità della vita...".

Qualcosa per la verità non ci torna. Tutto bene, infatti, se ad un aumento delle tariffe e ad un abbassamento dei limiti, ci fosse stato di pari passo un grande investimento in una rete di trasporto efficiente e capillare, che riduca il bisogno di usare l’auto privata.

Appare evidente a tutti, invece, che da un lato si cerca di incassare di più e dall’altra si cerca di spendere di meno. Un politica, se vogliamo, del buon amministratore delegato che deve far quadrare i conti, da qui a dire che si sta guardando alla salute del cittadino ce ne corre.

L’idea - che ci siamo fatti noi - è che senza un piano da attuare in toto, e subito, tutte queste decisioni lasceranno il tempo che trovano e l’aria inquinata tanto quanto è oggi. E poi che cosa significa “qualità della vita”?

Gran belle parole, ma che suonano vuote e ipocrite quando non sono accompagnate da fatti concreti e coerenti.

Per garantire la sicurezza stradale, si dovrebbero migliorare le condizioni delle strade, che spesso presentano buche, crepe e segnaletica sbiadita. Per salvaguardare l’ambiente, si dovrebbero incentivare le fonti di energia rinnovabile e le pratiche di riciclaggio e compostaggio. Per aumentare la qualità della vita, si dovrebbero valorizzare i servizi socio assistenziali, sanitari, culturali, sociali e sportivi, che rendono una città più vivibile e attrattiva.

Fare cassa, risparmiare e limitare senza nulla in cambio altro non è che “miopia politica”. Un modo di amministrare arrogante, che non tiene conto delle esigenze, dei soldi in tasca e delle opinioni dei cittadini, che sono i veri protagonisti della vita della città.

Insomma Ivrea non è La Mecca e non è neppure Roma. Richiedere a loro di alzarsi in piedi al mattino e andare in pellegrinaggio fa sorridere.

Ancor peggio chiedere sacrifici a chi viene in città per fare acquisti o per accedere ai servizi che la città ha, l’ospedale, il poliambulatorio e il tribunale. Peggio del "peggio" farlo adesso con tutti i lavori in corso previsti da qui al 2026 a cominciare dalla chiusura di una delle due corsie del lungodora nell'ambito del progetto di elettrificazione della linea ferroviaria Ivrea-Aosta.

Decretare la morte del commercio, con la perdita di tutta la vivacità che ne deriva, ci va un attimo.

Occhio che per ricostruire un tessuto commerciale ad una città ci vanno decenni.

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