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Punto rosso
06 Febbraio 2024 - 22:52
Guerra in Ucraina
Nei giorni del Carnevale saranno ospitati a Ivrea dieci bambini ucraini dell’orfanotrofio di Kharkiv vicino al confine russo, zone particolarmente calde. L’iniziativa è dell’associazione “La memoria viva” di Castellamonte e vede coinvolte tutte le componenti del Carnevale, ma anche gli Alpini e altri soggetti.
Una nobile iniziativa che regalerà a questi bimbi giorni leggeri, per tentare di allontanare la durezza della loro realtà per qualche ora. Frammenti di gioia che daranno loro, si spera, un po’ speranza e spensieratezza, quella che tutti i bimbi dovrebbero avere. Poi torneranno nell’orfanotrofio a condividere il destino dei almeno 150.000 bambini ospiti degli orfanotrofi ucraini.
Subito dopo il senso di gratitudine verso chi rende possibile questi “corridoi umanitari”, sorge spontaneo il pensiero “ma se smettessimo di inviare armi laddove ci sono guerre, non ci sarebbero meno orfani?”, pensiero che si è fatto voce anche al Presidio per la Pace di sabato scorso, a partire da Silvio Conte referente Emergency Canavese, l’associazione che lavora senza con grande dedizione per curare le vittime di tutte le guerre e che con il suo fondatore Gino Strada afferma che “abolire la guerra è l’unica speranza per l’umanità”.
La voce si è fatta alta, io fra gli amplificatori, perché non è tollerabile da un lato continuare a votare per l’invio di armi in Ucraina e dall’altro indossare il volto caritatevole che ospita qualche giorno le più struggenti vittime di quella guerra, i bambini. Naturalmente non penso alla benemerita associazione che ha organizzato il viaggio dei bambini, ma di chi ha un ruolo politico e dovrebbe agire in prima persona o attraverso i propri eletti per la ricerca di una risoluzione negoziale, di pace a partire dalla richiesta di non inviare armi, del cessate il fuoco.
Il più alto atto di umanità verso quei bambini, tutti i bambini vittime delle guerre, sarebbe infatti battersi con tutte le forze perché, a partire dall’Italia, si interrompa l’invio di armi nei paesi in guerra, si interrompano tutti gli accordi militari (falsamente chiamati “di difesa”) con i paesi che stanno ammazzando donne, uomini, e migliaia di bambini.
Il più alto atto di giustizia e coerenza verso quei bambini sarebbe chiamare alla responsabilità umana e morale i propri rappresentanti nel Parlamento italiano e in quello europeo e manifestare alta e forte la propria contrarietà per il loro voto favorevole o di astensione all’invio di strumenti di morte in Ucraina.
Si invitino in Sala dorata i parlamentari eletti nella nostra Circoscrizione e si chieda loro di dirci cosa hanno votato in merito all’invio di armi in Ucraina. Noi lo sappiamo, ma altra cosa è dirlo davanti a chi ti ha votato e al territorio che si vuole rappresentare.
Questa è politica, senso di responsabilità personale su ogni azione e sulla conseguente reazione che ogni nostro gesto fatto dove si decidono le sorti, non solo nostre, ma anche altri paesi, comporta.
Il solo pensiero che uno dei bambini orfani che verranno a Ivrea o degli altri bambini orfani in Ucraina o, peggio, morti in quel conflitto, lo siano causa delle armi italiane e insopportabile e dovrebbe paralizzare tutte e tutti, prima di tutto i parlamentari che quelle armi han permesso che arrivassero in Ucraina.
È chiaro che c’è un aggressore e un aggredito, anche se si devono considerare le situazioni dalla loro origine e non solo nel momento in cui esplodono, ma dall’altro lato manca la volontà a qualsiasi trattativa. E in mezzo a questi cosa fa l’Europa, cosa fa l’Italia? Manda armi.
Ci sono momenti in cui si deve dire NO, uno di questi è sicuramente il NO ad alimentare le guerre, perché lo sanno anche i bambini che armi portano morti, lo sanno anche le pietre che “se vuoi la pace, prepara la pace” e i parlamentari italiani sono fortunati perché hanno dalla loro la Costituzione che afferma, non mi stancherò di ripeterlo: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Per questo è dovere civico e morale chiedere conto ai nostri parlamentari, chiedere se hanno ascoltato la Costituzione sulla quale hanno giurato o se l’hanno tradita. La domanda è retorica, la risposta tristemente nota.
Un abbraccio forte ai bambini che saranno a Ivrea, “passate giorni lieti e perdonateci se potete”.
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