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Punto Rosso

Ipermercati e ipocondizioni di lavoro

A che punto è il programma per il lavoro della nuova amministrazione?

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Mentre da un lato a Ivrea sta nascendo l’ennesimo impianto di grande distribuzione e annessi in corso Vercelli, dall’altro la multinazionale francese della GdO Carrefour, annuncia cassa integrazione per 850 dipendenti, 126 a Burolo. 

Il paradosso è presto disegnato: super e ipermercati crescono a dismisura, uno attaccato all’altro, senza alcuna pianificazione. Le amministrazioni locali di fronte alle cospicue entrate nelle casse comunali che portano questi insediamenti, concedono licenze per costruire senza valutazioni commerciali né ambientali (addio campi, un blocco di cemento è per sempre). Accade così che in via dei Capannoni (corso Vercelli a seguire fino a Burolo) vi sia una carrellata infinita e senza senso di supermercati (dai discount agli iper). 

Queste scellerate scelte di riempire ogni spazio con punti vendita più o meno grandi, oltre a ridurre la remuneratività di ogni supermercato poiché la popolazione è in continua diminuzione e le capacità di acquisto in questi ultimi anni si sono ridotte notevolmente, a impoverire sempre più il piccolo commercio di prossimità, amplificano la giungla dei salari e delle condizioni capestro di lavoro del settore.

Alle lavoratrici e ai lavoratori delle diverse insegne, che per eccesso di fiducia nel dio mercato pensano di potersi sostenere aumentando i punti vendita e invece sono sempre al limite della sostenibilità economica, verrà chiesto sempre di più in termini di ore lavorate e flessibilità. Tanto le aziende lo sanno che per mancanza di alternative troveranno sempre chi accetterà condizioni penalizzanti pur di lavorare.

Il mondo della Grande Distribuzione Organizzata, insieme ai call center, è una giungla, in cui, come in tutte le giungle, vince il più forte. Cioè, non il lavoratore”, si sfogava un lavoratore lasciato a casa nel momento in cui, dopo somministrazione e contratti a scadenza, doveva passare al contratto a tempo indeterminato.

Pensiamoci quando andiamo a fare la spesa al supermercato, dietro ad una cassiera sorridente facilmente ci sarà l’ombra di un lavoro usurante: l’apertura dei punti vendita 7 giorni su 7, il prolungamento degli orari, porta ad elevati ritmi di lavoro e ad una interazione continua con i clienti che rendono i lavoratori della grande distribuzione particolarmente esposti al rischio da stress lavoro-correlato.

Una indagine della Regione Lombardia di qualche anno fa faceva emergere i principali problemi dei lavoratori del settore, elencando tra questi: l’alto carico emotivo dato dalla continua interazione con i clienti; i ritmi di lavoro elevati, soprattutto in alcuni giorni della settimana e/o periodi dell’anno; le pause di lavoro brevi e/o poco frequenti; il lavoro su turni (incluso serale, fine settimana, festività); il turno di lavoro giornaliero spezzato, i cambiamenti improvvisi di orario e turni lavorativi; le richieste di disponibilità al cambio turno con scarso preavviso.

Senza sorpresa i punti critici evidenziati da questa indagine, corrispondono esattamente alle diverse denunce che ho raccolto da lavoratrici della Gdo del nostro territorio che mi hanno chiesto di parlare di loro e delle loro condizioni di lavoro. A questi punti si deve aggiungere poi il tema della sicurezza. La salute e la sicurezza dei lavoratori nei supermercati sono sottoposte giornalmente alla prova: si pensi allo scarico dei prodotti, all’inserimento nel magazzino, alla collocazione negli scaffali, manovrando carrelli, usando scale, ecc. E pensiamo anche alla scarsa ergonomia dei punti cassa. La prossima volta che andate al supermercato chiedete alla cassiera se è una sua scelta stare in piedi, probabilmente se temerà che la sua riposta arrivi al capo dirà di sì, ma guardandola negli occhi sarà facile capire se ha rinunciato volontariamente alla sedia oppure se è costretta in piedi.

Sono tanti i settori dove le condizioni di lavoro non sono degne del terzo millennio dell’umanità, call center e Gdo sono solo due di questi. Per questo come Unione Popolare avevamo proposto nel nostro programma elettorale un “Patto per il lavoro e lo sviluppo”, per ricucire le tante fratture sociali cresciute in questi anni e contribuire alla promozione di un nuovo modello sociale ed economico, che tenga insieme partecipazione, inclusione e crescita. Creando anche “marchio di qualità del lavoro”, per certificare, rendere riconoscibili le aziende che garantiscono ai lavoratori standard di trattamento economico e normativo, privilegiando le forme contrattuali più stabili e garantite.

A che punto è il programma per il Lavoro della nuova amministrazione? La sensibilità al tema c’è, attendiamo di conoscere i dispositivi e servizi che verranno avviati per quel cambio di passo per il Lavoro quanto mai urgente, perché è sul lavoro (degno) che si fonda la nostra Repubblica. 

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