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Qualcosa di sinistra

Memorabili iniziative: la destra di governo ha lanciato la sfida per l’egemonia culturale nel Paese.

La storia non è come ce la vogliamo raccontare (quella è la memoria), ma è ciò che è.

Giorgia Meloni, Foibe

Giorgia Meloni

Mettiamole in fila. 

Il 9 febbraio dello scorso anno, la presidente Meloni ha firmato un decreto per la costituzione del Comitato di coordinamento per le celebrazioni del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata. L’organismo si occuperà di assicurare «un’efficace e coordinata programmazione delle iniziative e delle cerimonie» proposte dalle Amministrazioni in occasione di questa giornata memoriale istituita nel 2004.

Alla fine del 2022, alla Camera dei Deputati è approdata una proposta per modificare la legge del 2004, sostituendo «vittime» con «martiri» perché, si dice nel preambolo, «i nostri connazionali meritano un ulteriore riconoscimento: essere considerati veri e propri “martiri”, “testimoni” di quello che gli italiani residenti nei territori dell’Adriatico orientale hanno dovuto sopportare soltanto perché italiani».

Inoltre s’intende incrementare «l’erogazione di contributi in favore di entità associative, anche giovanili […] attive nella tutela e nella valorizzazione della memoria storica dei martiri delle foibe, per la raccolta e la pubblicazione […] delle testimonianze degli esuli e dei sopravvissuti al martirio delle foibe».

Si moltiplicano (con il sostegno di importanti cariche dello Stato) gli atti di testimonianza a ricordo dei «martiri» di una stagione che contraddistinse la seconda parte del Novecento quando, in un crescendo fra stragismo e terrorismo, il confronto politico sembrò scomparire lasciando spazio alle bombe, agli scontri di piazza, ai sequestri e agli omicidi.

La destra meloniana sembra volersi fortificare (in concorrenza con l’alleato leghista), costruendo il proprio martirologio sulla memoria di giovani e giovanissimi che allo scontro durissimo degli «anni di piombo» parteciparono più o meno consapevolmente, ma certo ne furono vittime. 

Queste iniziative dimostrano che la destra di governo ha lanciato la sfida per l’egemonia culturale nel Paese. Per contro, complice anche quello che mi sento di definire «l’antifascismo debole» di quasi tutte le forze politiche post Costituenti, il campo avverso manifesta una sorta di riflesso condizionato per il quale si vede «nero» dappertutto.

Un errore fondamentale, a mio avviso, voler affermare per via legislativa e giudiziaria quello che dovrebbe essere nelle cose, nel sentire comune e nella politica, vale a dire la natura antifascista non solo della Carta Costituzionale ma delle istituzioni repubblicane, a principiare dagli organi di governo e da tutti i corpi dello Stato, fino alle nostre relazioni sociali. 

Le giornate memoriali sembrano essere uno dei terreni su cui si gioca la partita dell’egemonia e, allora, avanti con la proposta di una giornata che ricordi i misfatti del colonialismo italiano!

La storia non è come ce la vogliamo raccontare (quella è la memoria), ma è ciò che è. Il nostro modo di guardarvi, però, è con gli occhi del presente, e a me pare che, presto, torneremo un secolo indietro.

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