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Qualcosa di sinistra
19 Dicembre 2023 - 07:00
Strenne di Natale
Natale non proprio magro per chi ha voglia di leggere. Cominciamo subito con il libro di Giovanni De Luna, «Che cosa resta del Novecento» (Utet, pagine 190, euro 15,00), presentato al Polo del 900 martedì scorso. Lo storico torinese affronta la questione di petto: il Novecento, secolo di tragedie e genocidi, ma anche di idee e risultati. Un «piccolo manuale contro il disincanto», chiarisce l’autore che – rispondendo a una domanda – spiega come il suo sia «un atto di fiducia verso la democrazia, non intesa però come tecnica di governo», della quale oggi è necessario «recuperare il fascino e la capacità seduttiva».
L’inossidabile coppia Guccini-Macchiavelli (dal 1997 con Macaronì ha scritto insieme dieci romanzi) ci propone di nuovo un giallo che, stavolta, corre tra la Barcellona della guerra civile e l’Italia delle stragi degli anni Settanta. «Vola golondrina», (Giunti, pagine 288, euro 18,00). Ambientato nel 1972 con la candidatura alle elezioni di un missino dal passato torbido, la vicenda si snoda avanti e indietro tra il 1936, con la guerra di Spagna che vide contrapposti fascisti italiani e comunisti e anarchici delle Brigate internazionali, il 1948, con le elezioni politiche più importanti – forse – per la storia d’Italia e il 1972, appunto, quando il Movimento sociale arrivò ad avere quasi il 10 per cento dei voti. Il resto è il giallo, tutto da leggere.
Per rimanere al romanzo e alla storia, «La piccinina» di Silvia Montemurro (E/O edizioni, pagine 192, euro 16,50) racconta la storia di Nora, una delle tante bambine impiegate come apprendiste presso le sartorie dell’elegante Milano nel primo Novecento. Lo sciopero delle «piscinine» si tenne il 23 giugno 1902, fu sostenuto dall’Unione femminile e dalla Camera del lavoro di Milano. Immortalata dalla pittura di Emilio Longoni (1859-1932) e riproposta in copertina, «La piccinina» della Montemurro intreccia la vicenda personale di Nora ai dieci giorni di sciopero delle piccole operaie milanesi. Ancora storia delle donne? Perché no?
E' la volta di «Sindacaliste. La storia della Cgil e delle sue protagoniste», un libro curato a più mani, utile a conoscere le protagoniste di tante lotte per la dignità e la parità nel lavoro. Edito l’anno scorso (Bologna UP, 196 pagine, euro 25,00), merita la nostra attenzione per il suo carattere didattico. Suddiviso in due parti, dà conto delle biografie di quelle che sono definite le «madri simboliche» del sindacalismo femminile, quali Argentina Altobelli, una gigante del sindacalismo d’inizio Novecento, segretaria della Federterra, il primo sindacato nazionale in un’Italia rurale.
Così di Lina Fibbi, sopravvissuta al campo di concentramento di Rieucros, nel sud della Francia. Lina s’impegnò nella Resistenza e, nel 1955, divenne segretaria del sindacato dei tessili. Nella seconda parte del volume viene proposta un’interessante ricerca sui ruoli di «vertice» ricoperti dalle donne nella Cgil. Chiudono il libro le interviste ad alcune dirigenti, fra cui la torinese Alessandra Mecozzi entrata nel 1989 nella segreteria nazionale della Fiom, l’organizzazione dei metalmeccanici.
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