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Qualcosa di sinistra

Gli uomini si dimostrano ancora invadenti sia nel pubblico che nel privato ...

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Corte femministe

Per le scienze sociali «quello degli anni Settanta è noto come femminismo storico o femminismo della seconda ondata, che ha inizio negli anni Sessanta e si protrae fino ai primi anni Ottanta». Il femminismo della seconda ondata o neofemminismo, che adottò «liberazione» e «separatezza» (incontri tra sole donne ndr.) come parole chiave, si organizzò in «piccoli gruppi per discutere di argomenti estranei alla concezione tradizionale della politica, vita quotidiana, sessualità, relazioni, sentimenti e il proprio corpo».

Il vasto alveo del movimento europeo delle donne diede origine al pensiero della differenza sessuale: le donne rivendicavano la loro specificità, che si dichiarava estranea ai valori maschili, inventava valori nuovi, pur esigendo dalla politica istituzionale la garanzia e il rispetto dei propri diritti. É il femminismo che passa dalla richiesta dell’uguaglianza all’affermazione della differenza. Questo è stato il femminismo della mia generazione, quello delle riunioni di autocoscienza e del self-help, dei cortei di sole donne, delle braccia sollevate sopra la testa, i pollici e gli indici uniti nel gesto, del «io sono mia» gridato a gran voce.

Verso la fine del secolo, il movimento entra in crisi (altri preferiscono scegliere la tesi che s’inabissa): siamo al post-femminismo mentre negli Usa si afferma il femminismo intersezionale. «Donne, razza e classe» di Angela Davis, pubblicato negli Usa nel 1981 è tra i testi di riferimento. Il femminismo intersezionale oggi viene presentato come «la prospettiva politica che abbraccia molteplici lotte, contro tutte le oppressioni possibili, senza imporre una gerarchia fra di esse ma rivendicando le specificità di ciascuna».

Nel nuovo millennio il ruolo del pensiero della «differenza sessuale» appare ridimensionato, negli Stati Uniti gli women’s studies (approccio all’analisi della condizione delle donne e dei rapporti tra i generi) sono surclassati dalla gender theory che distingue infatti il concetto di genere (gender) come categoria socioculturale da quello di sesso (sex) come concetto biologico-anatomico. 

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Ora siamo alla quarta ondata del femminismo, favorita dall’ascesa delle piattaforme di social media che ha reso più facile promuovere campagne su discriminazioni lavorative, molestie e violenze. Le americane lo definiscono il femminismo on line. Una sua caratteristica specifica – del tutto connessa al tema della violenza sulle donne – è la tendenza all’inclusione maschile nel movimento, nella speranza/convinzione che ciò torni utile, diciamo così, alla causa: in fondo – si dice – anche gli uomini sono vittime del patriarcato. 

Nell’ultima manifestazione contro la violenza di genere tenutasi il 25 novembre scorso, invece, le organizzatrici del corteo romano hanno invitato gli uomini presenti a «farsi indietro», lasciando la testa del corteo ai centri antiviolenza, ma con scarsi risultati. E' la riprova che gli uomini si dimostrano ancora quantomeno invadenti sia nel pubblico che nel privato. 

Corteo femministe (foto archivio)

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