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Ivrea in azione

Sanità pubblica e assistenza socio sanitaria ad anziani e disabili al collasso

La Regione Piemonte autorizza le RSA ad assumere badanti al posto degli Operatori socio sanitari

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Se la sanità pubblica è al collasso, il settore socio sanitario per l’assistenza agli anziani e disabili è arrivato ad un punto di non ritorno.

La notizia è questa: la Regione Piemonte autorizza le RSA ad assumere badanti al posto degli Operatori socio sanitari. 

Ebbene sì, incredibile ma vero.

Lo ha fatto con la Delibera di Giunta Regionale 18 dicembre 2023, n. 28-7934 dal titolo: “Criteri e disposizioni per l’applicazione di deroghe temporanee finalizzate a garantire il soddisfacimento dei requisiti gestionali nelle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani, disabili e minori e per pazienti psichiatrici”.

In buona sostanza la Regione Piemonte autorizza fino al 2026 le RSA (Residenze Sanitarie per Anziani) all’assunzione di badanti al fine di garantire l’assistenza per anziani, disabili e minori.

Il personale privo di qualifica OSS, è sufficiente che abbia svolto, con regolare contratto di lavoro, per almeno 6 mesi anche non consecutivi (senza alcuna indicazione di un minimo di ore contrattualizzate, quindi anche part time), mansioni di assistenza al domicilio di anziani non autosufficienti o disabili.

Uniche condizioni per la RSA è la dimostrazione di aver ricercato negli ultimi tre mesi gli OSS e di non averli trovati.

Le badanti a loro volta dovrebbero operare in supporto agli OSS, cosa assai improbabile vista la loro carenza e quindi c’è da aspettarsi che sostituiranno gli OSS; inoltre è previsto  l’obbligo di iscrizione al primo corso disponibile per l’ottenimento della qualifica di OSS da acquisirsi entro il 2026.

Il nostro Paese vive una forte denatalità, nel 2023 per ogni bambino di età inferiore a 6 anni abbiamo sei anziani. 

La popolazione sta invecchiando e su tutto il territorio nazionale mancano oltre 300.000 posti nelle RSA per il ricovero degli anziani non autosufficienti.

Il peso quindi ricade sulle famiglie, sui lavoratori costretti a ricorrere a permessi retribuiti a carico dello stato e se non bastano, anche permessi non retribuiti.

Insomma, il collasso del settore socio sanitario assistenziale è la conseguenza di una sanità che oramai è allo sbando.

La concorrenza che si è venuta a creare fra RSA e ospedali è sotto gli occhi di tutti.

È una continua agonia, una lotta tra poveri.

Le aziende sanitarie pubblicano bandi per assunzioni di OSS sottraendoli alle RSA.

Tutto questo è causato dalle storture dei contratti collettivi nazionali dì lavoro, le cui retribuzioni sono differenti fra il settore pubblico e quello privato.

I contratti di lavoro del comparto sociosanitario prevedono retribuzioni per gli OSS poco sopra il limite dei 9 euro l’ora, ancora ben al di sotto del minimo sindacale.

La differenza anche solo di 150 euro su stipendi bassi può rappresentare la sopravvivenza dell’ultima settimana del mese.

Questo genera una insana migrazione dal settore privato a quello pubblico, creando una pericolosa disarticolazione dei servizi sociosanitari.

La vicina Valle d’Aosta per frenare la fuga di personale sanitario ha approvato una legge che prevede l’erogazione di una indennità di attrattività di circa 800 euro lordi mensili per la dirigenza sanitaria non medica e di 350 euro lordi mensili per il personale delle altre professioni sanitarie.

Questo potrebbe comportare un ulteriore problema, ossia una migrazione di alcuni dipendenti dell’ASL TO 4 verso il Servizio sanitario regionale della vicina Valle d’Aosta.

Se a questo aggiungiamo i medici gettonisti nei pronto soccorso, si capisce che stiamo toccando fondo.

Le soluzioni sono  diverse ma di fronte al disastro causato in oltre 20 anni di errori politici macroscopici di tagli lineari e di leggi sbagliate, ogni rimedio se ragionato con una certa lucidità, potrà avere effetto a medio e lungo termine.

Nel frattempo le famiglie e gli anziani dovranno affrontare un periodo di elevata difficoltà con risvolti negativi sulla società in generale, compreso un aumento delle tasse per sostenere un sistema sanitario e sociosanitario che fa acqua da tutte le parti.

La soluzione principale è intervenire sugli sprechi che in sanità sono sotto gli occhi di tutti.

Non c’è un’azienda sanitaria ed ospedaliera che sia in pareggio di bilancio, ci sono bilanci negativi di decine di milioni di euro.

E chi ne risponde? Ovviamente nessuno.

Intanto siamo già in campagna elettorale e si fanno inaugurazioni di strutture che resteranno vuote, ma le energie sono concentrate alle prossime elezioni regionali ed con buona pace dei cittadini.

Questa mia, sia come rappresentante di Azione, ma anche come dirigente sindacale FSI USAE coordinamento nazionale settore sociosanitario.

Ciao!!

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