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Chivasso
09 Febbraio 2023 - 14:47
Il priore della Confraternita di San Sebastiano se la spassa...
La Voce ha veramente calpestato la "cultura" e le "tradizioni"?
Uno spunto per rispondere alle tante critiche sui social di chi ha "mal sopportato" i nostri servizi e i nostri articoli sul "Gran Galà di Carnevale" tenutosi al Castello di San Giorgio Canavese lo scorso sabato ce lo ha dato l'ex sindaco Andrea Fluttero, uno che fino a prima della pandemia, perdeva ore e ore del suo tempo a pensare come si sarebbe mascherato in occasione del "Carnevalone"... e lo faceva. Insomma uno che ci crede e non è detto che non scenda in pista anche quest'anno...
Ci ha raccontato di un predica che puntualmente, il compianto Don Piero Bertotti, faceva nel giorno di San Sebastiano. Da qui in avanti sono partite le nostre ricerche sulle vere tradizioni della città che nulla hanno a che fare (guarda un po') con una serata passata a mangiare, a bere e a ballare.... ci mancherebbe ancora...
Ohibò....la "tradizione", quella vera, del tutto allineata con le "mascalzonate" e per qualcuno "caduta di stile" de La Voce è tutta narrata negli scritti di un illustre chivassese, quel Patrizio Don Giuseppe Borla Agostiniano, che nelle sue “Memorie istorico-cronologiche della Città di Chivasso”, cita gli Abbà già nel 1434.
Si erano costituiti in una Società che, a causa dei loro comportamenti scapestrati ed arroganti, veniva chiamata “Società degli Stolti” e morire se qualcuno, in quel tempo, riuscì a ridimensionarli. Per giorni e giorni, tutti gli anni, spadroneggiavano in città sfogandosi e facendo scherzi pesantissimi alle vedove e alle zitelle, ricattandole (chi non ha uno scheletro nell'armadio) e chiedendo soldi per acquistare vino o andare con le prostitute...
Anche il Vescovo di Ivrea dopo vari e inutili tentativi dovette rassegnarsi. Ma fu proprio il più umile e meno potente, l'allora Parroco Don Giacomino Cresti che nel 1434 riuscì convincerli ed a ricondurli sulla retta via, al punto che gli Abbà riconvertiti alle buone usanze fondarono con il prevosto la “Veneranda Società di San Sebastiano” eleggendo a loro capo il prevosto che assunse il titolo di “Priore”.
Si convertirono facendo opere per i poveri della città ed eressero a proprie spese l’Altare di San Sebastiano che ancor oggi esiste alla sinistra dell’Altare Maggiore - originariamente era ubicato dove ora c’è il campanile.
Ebbene, da allora l’Abate Priore ha attraversato i secoli, fino all’era Napoleonica, dopo di che le guerre fecero perdere tale tradizione.
Si è ritornati al "priore" con l’atto costitutivo della Confraternita “Veneranda Società di San Sebastiano” nel 2000 e la nomina del compianto Don Piero Bertotti. Oggi il nuovo priore è Don Davide Smiderle che infatti al Gran Galà ci va, se la ride e se la spassa, come da cultura...
La morale? Ognuno la trovi un po' dove vuole! Chissenefrega... E' Carnevale!
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