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Chivasso

Quel vino che sapeva di tappo al "Gran Galà". Consigli ai "naviganti"

Il carnevale è sberleffo e sollazzo

Il Carnevale è “sberleffo”, è sollazzo, è goliardia, è mascheramento. Non lo diciamo noi. Lo dice la sua storia. Nasce come contrappunto alla Quaresima. Dal latino carnem levare, che allude all’astinenza dalle carni. Se stiamo all’etimologia, la festa rappresenta (o almeno dovrebbe) un momento di goduria massima in vista delle ristrettezze quaresimali. Una sorta di sazietà che dovrebbe compensare, e forse perfino motivare, i digiuni imminenti.

Tra i riferimenti dell’antichità la festa ebraica dei Purim, che celebra lo scampato pericolo di una sanguinosa sommossa al tempo di Assuero (dinastia persiana del 4° secolo A.C.) in cui diventava lecito tutto ciò che era proibito nella restante parte dell’anno. Un curioso mondo alla rovescia, dove la serietà cedeva per l'appunto il passo allo sberleffo e alla goliardia.

Questa la premessa per spiegare a chi si è risentito delle nostre cronache del “Gran Galà di Carnevale” che davvero non c’era nulla di personale.

Lo sforzo della redazione per raccontarlo come si conviene, infatti, è stato enorme con, quattro redattori impegnati, una diretta sui social, un video su YouTube, quattro articoli sul sito www.giornalelavoce.it e quattro pagine sul giornale in edicola.

Da qui a chiedere ad una redazione di essere “professionali” intendendo per professionale il semplice racconto di chi era in passerella o i book fotografici evidentemente ce ne corre.

Da quando esiste La Voce, in ogni caso, non è mai stato così e tutto iniziò, se lo ricorderanno i lettori avanti con gli “anta”, con “Quel vino che sapeva di tappo” pubblicato sulle pagine de “La Sentinella del Canavese”.

Correva il 1999 l’anno di Letizia Mazzini e Adriano Perrone e, per la prima volta, la Pro Loco L’Agricola di Patrizia Franchini e Bruno Pasteris s’era trasformata in organizzatrice di una serata al “Castello di San Giorgio” letteralmente “scippandola” dalle mani delle “Belle Tolere” che l’avevano inventata e introdotta con gran successo di pubblico nel 1998 con Elisa Capello e Simone Cena. Capitava tutto questo dopo anni e anni in cui la città era rimasta senza un “gran galà” e un gran galà, decisamente più popolare e a prezzi modici, c’era stato in passato, ma al Mago di Caluso ed è lì che nel 1979, l’anno di Silvia Benco e Piero De Medici, si radunarono qualcosa come 850 chivassesi.

Qualcuno ha presente che cosa significano 850 persone che ballano e mangiano???? Qualcuno riesce a immaginare anche solo di striscio che cosa significasse la festa a quel tempo?

Silvia Poncini

Giusto per dare altri numeri con Cena e Capello si sedettero ai tavoli 400 persone. Stessa cosa avvenne l’anno dopo, qualcosina di meno nel 2000 con Silvia Poncini e Mario Gamba.

Incredibili quegli anni se ne scrissero di tutti i colori con la gente che faceva la fila davanti alle edicole per leggere le ultime da Palazzo Rubatto. Prima ci fu la guerra (con tanto di ammutinamento) tra Tolere e Pro loco per la "serata rubata". Poi arrivò il braccio di ferro tra Pasteris e Magnifico Coro su chi dovesse scegliere l’Abbà. Tutto servì per rendere più popolare e interessante una manifestazione che con il tempo s’era slegata dal territorio trasformandosi in una festa di paese o qualcosa di poco più.

Tant’è! Prendere o lasciare. O a Carnevale è Carnevale, o tanto vale farlo. Per esseri seri, infatti, c’è tempo tutto l’anno.

Tant’è! Prendere o lasciare. Ma delle due l'una: o Carnevale è Carnevale, o tanto vale farlo. Per essere quel che si è, infatti, c’è tempo tutto l’anno.  

Lo avevano capito fin troppo bene i “borghesi” di quegli anni e una borghesia fino ad una ventina di anni fa in città c’era, oggi non più. Decisero di accettare tutto e anche di più, senza prendersi troppo sul serio.  Lo fecero loro e pure il presidente dell’Agricola Pasteris in coppia con la moglie (ci tocca quasi rimpiangerli....!). Tutte le settimane, da gennaio a marzo, sulle pagine de La Voce, presi a pesci in faccia per amore della manifestazione che se non finisce sui giornali per la cronaca e per la critica, beh, diteci voi per che cosa ci può finire.

Da un patto non scritto nacquero anche  le polemiche sul biglietto d’ingresso e i voti ai vestiti sul gran galà che servirono (eccome) per dare un po’ di sprint ad una serata che nel corso degli anni stava deflagrando su sé stessa, passando da 400 agli attuali scarsi 200.

E la chiudiamo qui, augurando ai "naviganti" sulla rete e sui social un “buon carnevale”. Un consiglio anche al presidente della Pro Loco L'Agricola Davide Chiolerio e alla moglie Ileana Borgaro ... Prenderla più bassa e ridere una volta di più perchè si vive una volta sola.

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