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L'intervista

"Rivarolo è inquinata come Torino"

Intervista al Comitato Non bruciamoci il futuro, da undici anni importante presidio politico della Città

(Foto di repertorio)

(Foto di repertorio)

Gianni Fragale è vicepresidente del comitato Non Bruciamoci il Futuro, mentre Daniela Tarizzo ne è la segretaria. Li incontriamo con un obiettivo: raccontarci la storia e l’attività del loro comitato, che da 11 anni fa il “cane da guardia” sulla situazione politica e ambientale della Città. 

Un’attività portata avanti senza sosta nel corso degli anni, e che ha dato anche dei risultati politici non indifferenti. Fragale, oggi pensionato, ancora prima di animare il comitato lavorava in fabbrica, dove svolgeva la funzione di delegato sindacale. 

Nel suo portfolio ci sono anche due mandati nell’amministrazione di Ego Gaetano. Fragale si è sempre occupato di problemi ambientali. “Poi è arrivata - dice - la centrale - che ci è capitata in testa”. Per lui, “la questione ambientale, soprattutto nei piccoli paesi, e tenere d’occhio le tematiche ambientale, sia una cosa doverosa, e anche talvolta un po’ pericolosa”. 

Tarizzo, invece, fa l’insegnante. Crede che l’impegno sociale sia qualcosa che nobilita la persona, e combatte con tutte le sue forze, sia come attivista sia come educatrice, per evidenziare la centralità della questione ambientale.

La Voce: Come e quando nasce il vostro comitato?
Fragale: Noi siamo nati nell’estate del 2012, ci siamo costituiti subito in un comitato perché ciò che ci ha spinto a costituirci in questa forma sono stati i lavori su una centrale all’interno del Vallesusa, la vecchia tessitura di Rivarolo che da anni era ferma. Abbiamo visto che si costruiva e si lavorava anche di notte, e questo in buona sostanza ci ha allarmato. Abbiamo poi scoperto che per quei lavori c’era stata una autorizzazione del 2005 fatta dall’amministrazione Bertot, ma dopo c’erano stati dei grossi problemi e si erano fermati, probabilmente per mancanza di risorse. In seguito abbiamo infatti scoperto che a portare avanti i lavori era una Srl con poche finanze. Nel 2012, poi, sono subentrati altri amministratori, quelli della Cofely, che hanno portato a termine il lavoro. Su questa centrale non c’era mai stato un dibattito in consiglio comunale né una discussione. L’unico atto che c’era era un parere positivo a una conferenza dei servizi di un assessore del Comune di Rivarolo. La questione era quindi misteriosa, e di lì ci siamo ribellati: abbiamo chiesto documentazioni, raccolto più di 3500 firme dei cittadini del luogo che chiedevano chiarezza e soprattutto che l’impianto non creasse problemi di salute. Abbiamo fatto anche grosse manifestazioni. 

Abbiamo incontrato via streaming Gianni Fragale e Daniela Tarizzo

LV: In quel periodo il Comune di Rivarolo era amministrato dai commissari. Che situazione era?
F: Dal punto di vista della chiarezza la loro presenza ci ha dato la possibilità di accedere a delle informazioni che prima faticavamo a trovare. I commissari hanno fatto di tutto per tirare fuori dai cassetti un minimo di documentazione. 

LV: E poi?
F: Abbiamo così coinvolto l’Arpa, l’Asl, raccolto le firme, e dopodiché però è successo che questo impianto, nel momento in cui è autorizzato, nessuno si sogna di metterlo in discussione. Avevamo anche chiesto al Comune di verificare che i lavori corrispondessero alla normativa. Il Comune ha così inviato dei tecnici per verificare che i lavori corrispondessero al progetto iniziale originariamente autorizzato. L’ufficio tecnico ha così verificato che c’erano delle difformità. Ad esempio, hanno verificato che avevano costruito anche su aree di proprietà pubblica e non solo su quelle di loro proprietà. Il Comune ha così preso un’iniziativa per rimediare, e Kofeli di fronte al Tar chiese al Comune di cancellarla perché se no avrebbero chiesto 50milioni di euro di danni. Dicevano: “Avete autorizzato il progetto nel 2005 e vi svegliate nel 2013 per verificare?”. Naturalmente si trattava di un mezzo per fare pressione. Tant’è vero che la questione delle difformità è rimasta sospesa fino all’anno scorso, quando si è sanata. E si è sanata perché è subentrata Engie, società molto più seria di quella che aveva iniziato i lavori. Engie si è presentata con la volontà di discutere e di confrontarsi. 

LV: Torniamo alla storia della centrale nei primi anni
F:
 Successivamente avevamo fatto anche due esposti alla Procura della Repubblica per la questione delle difformità, sia quando hanno iniziato le prove di accensione nel 2013 e poi sei mesi dopo. La Procura incaricò l’Arpa per dire se l’impianto era a posto. Ma l’Arpa l’aveva autorizzato quell’impianto, e così diede alla Procura il parere per cui l’impianto non creava problemi. Ci siamo insomma accorti che quando si autorizza qualcosa poi entra in una morsa da cui non si può più uscire.

LV: Con Engie avete avuto diversi incontri…
F: Sì, ne abbiamo avuti diversi. Nell’ultimo ci hanno promesso di mettere una centralina per la qualità dell’aria a Rivarolo e di aggiungere un rilevatore di acido cloridrico.

LV: Al momento la centralina non c’è ancora, e quindi per ora non sappiamo se in questa centrale viene bruciato solo cippato o altro?
F: Loro dichiarano di bruciare solo cippato di legno vergine, ma il problema all’inizio era che arrivavano dei camion che andavano a caricare a Genova, e quindi non c’era la filiera corta. Loro dichiarano che possono usare fino al 15% di sfalci e potature che possono immettere legalmente, però noi diciamo che deve essere solo cippato di legno vergine, che già di per sé crea tutta una serie di problemi anche per quanto riguarda le polveri sottili. In questi ultimi anni è stato acquisito che bruciare la legna non è la cosa più ecologica del mondo. L’Arpa potrebbe ad ogni modo venire a fare un controllo. Lo strumento di misurazione del cloro serve a capire se all’interno della combustione ci sono delle impurità che non vanno bene. La stessa Arpa l’aveva chiesto inizialmente. 

LV: C’è poi la questione degli avviamenti e degli spegnimenti
F: Sì, è una questione che non abbiamo ancora risolto: loro durante questi processi, chiamati transitori, non sono tenuti a rispettare i limiti. Ma quando le temperature sono sotto gli 850 gradi si formano le diossine. Per fortuna ad oggi accensioni e spegnimenti vengono fatti con parsimonia, mentre una volta venivano fatti di frequente. Va tenuto presente che i primi tre mesi di attività della centrale non avevano limiti all’inquinamento, e infatti usciva del fumo nerissimo. Al momento noi andiamo a vedere ogni tanto, ma avremmo preferito che fosse l’ente pubblico a mettere una centralina, tenendo conto anche del traffico veicolare…

LV: Ecco, Rivarolo in che situazione è sotto il profilo dell’inquinamento?
F: Dalle misurazioni dell’Arpa era emerso che la situazione di Rivarolo non è di poco conto. Rivarolo ha gli stessi dati di Torino Rebaudengo…

Il centro di Rivarolo

LV: Tornando a voi: nel 2015 voi da comitato diventate associazione
F: Sì, l’abbiamo fatto per tenere d’occhio tutta una serie di altre situazioni. C’è ad esempio il problema dei digestori, in cui va a finire una buona parte del mais. Il digestato dovrebbe essere espanso nel terreno con un certo criterio. Di impianti di questo tipo ce ne sono diversi, ma a noi sembra che non sia una cosa molto corretta produrre il mais per poi farlo diventare gas… E poi c’è al questione CO2…

LV: Cioè?
F: La questione della CO2 cela una serie di fraintendimenti. Perché le biomasse legnose sono considerate energia rinnovabile? Perché chi lo dice parte dal presupposto teorico che quando taglio la pianta e la brucio emette Co2 che è pari a quella che ha assorbito in tutta la sua vita, ma quanto tempo ci mette una pianta per svolgere la sua funzione positiva, ad esempio procducendo ossigeno? In più tutti i camion che fanno avanti e indietro per trasportare il legname emettono CO2… Considero questa questione una favoletta a cui forse neanche i bambini credono…

LV: Nella vostra storia, non vi siete mai limitati a fare soltanto il comitato civico che presiede il dibattito pubblico su un determinato tema, ma siete anche intervenuti nella politica locale
F: Beh, noi ci siamo trovati in una centrale in mezzo al paese, ma l’amministrazione Bertot prevedeva anche di piazzare un palazzo di cinque piani residenziale e commerciale dove oggi c’è un parco giochi in sostituzione dell’ex scuola elementare…

LV: E quella di Rostagno?
F: Forse non ha avuto il coraggio che avremmo auspicato, ma ci ha assecondato abbastanza sulla questione ambientale…

Alberto Rostagno, sindaco di Rivarolo

LV: Voi avevate dato un giudizio positivo nel 2014 sulla sua lista…
F: Lo avevamo dato per tutti tranne che per i successori dell’amministrazione di Bertot. Per il resto noi abbiamo buoni rapporti sia con Rostagno che con Rivarolo Sostenibile, che è sensibile ai nostri problemi.

Come vedete la vostra attività politica? Che significato ha per voi?
F: La questione ambientale, soprattutto nei piccoli paesi, e in generale il fatto di tenere d’occhio le tematiche ambientale, è una cosa doverosa, ma anche talvolta un po’ pericolosa.

Tarizzo: La problematica ambientale è sempre più presente, e questa centrale non ci rincuora. Tutti dicono che non ci sono più chances se l’uomo non fa qualcosa di concreto, ed effettivamente le cose non cambiano. Io lavoro coi ragazzini e cerchiamo sempre con loro di mettere in risalto la situazione ambientale. Loro vedono la ciminiera che fuma e sanno che inquina, così come inquinano le auto che sovraffollano il centro di Rivarolo. Non c’è una viabilità che sia umana. Il problema del traffico non è mai stato risolto… Ma qui, a Rivarolo, va bene se vai a piedi, perché in bicicletta non si può, non c’è nemmeno una pista ciclabile dove andare… Sicuramente ci sono diverse questioni che la prossima amministrazione dovrà affrontare. 

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