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280 mila euro per il nuovo sito del Comune? Tanto paga Pantalone

Grazie al Pnrr i Comuni hanno accesso a 6 miliardi di euro

Soldi

Soldi (foto d'archivio)

280 mila euro al Comune di Ivrea (circa 23 mila abitanti) per rinnovare il sito internet a cui si aggiungono 91 mila per l’attivazione del servizio di pagamento PagoPA; 14 mila per il progetto Spid e Cie (carta d’identità elettronica) e 30 mila per l’attivazione del progetto AppIO.

280 mila euro è la cifra assegnata anche al Comune di Settimo Torinese (45 mila abitanti), per rifare da capo un sito nuovo di pacca (online dal settembre del 2021)  costato appena 22.900 euro, con tanto di spostamento dei dati dal vecchio al nuovo sistema.

Il dito è puntato su quei 6 miliardi di euro messi a disposizione dal Governo per rendere i servizi pubblici online più veloci e accessibili. S’intendono, soldi del Pnrr che l’Europa ci dà e poi in gran parte dovremo restituire con gli interessi.

Qualcuno lo ha definito il più grande investimento mai visto in Italia per la trasformazione “digitale” della pubblica amministrazione (Comuni, Province, Asl e Aziende ospedaliere, Università, Scuole e istituti di ricerca) ma c’è anche già chi parla di grande “bluff” o “cantonata”. Quasi scontato il faro che molte Procure italiane accenderanno per capire come mai questa “rivoluzione” debba costare più del normale anche considerando che il lavoro dei fornitori sarà facilitato dalle indicazioni di “Designers Italia”, un pool di professionisti interni ed esterni alla pubblica amministrazione che ha lavorato allo sviluppo di un prototipo di sito uguale per tutte le amministrazioni, snello e accessibile.

Nei bandi in pubblicazione un miliardo è destinato alla migrazione al Cloud (cioè a un sistema di archiviazione sulla “nuvola” , per rendere disponibili dei dati sempre e ovunque tramite internet), 900 milioni ai data center, oltre 800 milioni per dotarsi di siti internet e servizi digitali che avvicinino il cittadino ai servizi pubblici, 600 milioni per la cybersecurity, quasi altrettanti per PagoPa e Io. 

Tra gli obiettivi principali, oltre al rifacimento dei siti internet, c’è il potenziamento di alcuni servizi come il pagamento delle tasse e delle multe online, l’accesso ai servizi come l’anagrafe, l’iscrizione a graduatorie, le domanda di contributi e agevolazioni. 

L’assegnazione dei fondi è basata sul meccanismo dei voucher calcolato in parte come una quota fissa e in parte in base al numero degli abitanti.

I comuni con meno di cinquemila abitanti ricevono 28.902 euro soltanto per rifare il sito internet e 12.755 euro per ogni servizio richiesto, per un massimo di quattro servizi. Ai comuni tra cinquemila e ventimila abitanti vanno 51.654 euro per il sito e 25.895 per ogni servizio, e così via fino alle città di oltre 250mila abitanti a cui vengono concessi 500.243 euro per il sito internet e 77.684 per ogni servizio. 

Domanda.... Non è che qualcuno ci vuole fare la cresta?

La verità è che nella piattaforma degli acquisti della pubblica amministrazione si trovano ben altre cifre che vanno da un minimo di 3.000 euro fino a un massimo di 50.000 euro. Questo è quello che si spendeva fino all’altro ieri, domani evidentemente è un altro giorno....

Il bando concede ai comuni al massimo 6 mesi per individuare un fornitore e firmare un contratto, e altri 9 mesi per andare on line con il nuovo sito. 

“I soldi - ha specificato in un recente consiglio comunale la vicesindaca di Ivrea Elisabetta Piccoli - verranno assegnati tutti insieme e non importa come verranno spesi....”.

Quel che dovrebbe fare è mettere in pista una procedura comparativa improntate alla qualità e ai costi proprio per evitare prezzi drogati. 

E quindi trattare fino allo sfinimento sulla fornitura chiedendo molti servizi in più. Ma per quale motivo si dovrebbe andare così a fondo o scegliere il preventivo più conveniente se intanto paga “Pantalone”, cioè lo Stato, indebitando tutti noi...?

Troppi soldi: lo dice anche Marco Bussone

Il rischio del PNRR è di mandare fuori giri appalti pubblici e costi degli interventi. Con tanti soldi negli ingranaggi della PA. 

MARCO BUSSONE presidente nazionale UNCEM

Vale anche per la digitalizzazione. I Comuni, attraverso voucher, hanno avuto possibilità di incamerare negli ultimi mesi cifre importanti, probabilmente eccessive. Molte risorse. Che cambiano le intere filiere di approvvigionamento dei servizi. Basti pensare ai siti internet. È il primo punto, per migliorare servizi ai cittadini e poi innestare il cloud. L’assegnazione dei fondi è basata sui voucher, ai Comuni che presentano la richiesta vengono distribuiti i soldi a seconda del numero di abitanti, senza altri criteri, e con una base di partenza molto generosa rispetto ai prezzi di mercato per quanto riguarda il rifacimento di un sito. I Comuni con meno di cinquemila abitanti ricevono 28.902 euro soltanto per rifare il sito internet e 12.755 euro per ogni servizio richiesto, per un massimo di quattro servizi. Ai Comuni tra cinquemila e ventimila abitanti vanno 51.654 euro per il sito e 25.895 per ogni servizio, e così via fino alle città di oltre 250mila abitanti a cui vengono concessi 500.243 euro per il sito internet e 77.684 per ogni servizio. Una città può quindi ricevere fino a poco più di 800mila euro soltanto per il rifacimento del sito e l’implementazione di quattro servizi. E ci sono Comuni che il sito lo avevano rifatto un anno fa, o poco più, con fondi propri di bilancio, spendendo da un terzo a un quinto della cifra che tornano nuovamente a ricevere grazie al PNRR. Qualcosa non funziona. Le cifre sono altissime e minano il mercato, che potrebbe entrare in una logica anche speculativa. Da monitorare da parte dei Ministeri e Dipartimenti competenti. Di fronte a certe cifre, restiamo perplessi”.

Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem

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