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Baldissero celebra il Cari, la 72esima sagra dedicata al Pelaverga a bacca grande

Un vino dolce e frizzante, prodotto in poche migliaia di bottiglie l’anno

Baldissero celebra il Cari, la 72esima sagra dedicata al Pelaverga a bacca grande

Baldissero celebra il Cari, la 72esima sagra dedicata al Pelaverga a bacca grande

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Dal 3 al 5 ottobre, Baldissero Torinese si prepara ad accogliere la 72ª edizione della Sagra del Cari, un evento che unisce cultura, tradizione e convivialità attorno a uno dei vini più rari e identitari delle colline torinesi. Conosciuto anche come Pelaverga a bacca grande, il Cari è una produzione limitata e preziosa, capace di raccontare una lunga storia che affonda le radici in secoli di viticoltura locale.

La sagra, patrocinata dalla Città metropolitana di Torino, proporrà ai visitatori un programma ricco di appuntamenti: mercati diffusi, momenti di festa e attività culturali che permetteranno di scoprire non solo il vino, ma l’intero patrimonio enogastronomico del territorio. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito dell’Associazione Volontari Baldissero, che organizza l’evento e ne custodisce lo spirito comunitario.

Il Cari non è un vino qualsiasi. La sua storia risale all’VIII secolo, quando fu introdotto dai monaci nelle vigne della zona. La prima descrizione scritta risale al XVII secolo, ad opera di Giovanni Battista Croce, gioielliere del duca Emanuele Filiberto di Savoia, che lo definì delicato, prodotto da uve di grandi dimensioni e dal sapore dolce. Una tradizione che ha attraversato i secoli e che ancora oggi distingue Baldissero da altre zone vitivinicole piemontesi.

A differenza del Pelaverga di Verduno o di quello coltivato nel Saluzzese, che hanno acini piccoli e un profilo speziato, il Cari si presenta come un vino leggero, frizzante e dolce, legato a leggende popolari che lo descrivono persino come afrodisiaco, tanto da essere associato ai banchetti nuziali e alle occasioni gioiose. Se la scienza ha da tempo smentito queste credenze, resta il valore simbolico di una produzione che ha contribuito anche alla vinificazione di altri vini della collina torinese, come il Freisa.

Nel 1999 il Cari ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata, riconoscimento che ha consolidato la sua identità e la sua tutela. Oggi, però, la sua produzione resta estremamente limitata: tra le 4.000 e le 5.000 bottiglie l’anno, prodotte da due sole cantine, la Balbiano e la Terre dei Santi. Le difficoltà nella coltivazione non mancano: la buccia sottile degli acini rende il vitigno vulnerabile a malattie e muffe, mentre la scarsità di barbatelle limita ulteriori impianti.

Con un grado alcolico basso (tra il 5 e il 6%), il Cari si inserisce nel filone dei vini aromatici piemontesi come il Moscato d’Asti, ma se ne differenzia per un tenore zuccherino più contenuto e un profilo aromatico più delicato. È perfetto con la pasticceria secca e i dessert, ma sorprende anche in abbinamento con formaggi poco stagionati, dimostrando una versatilità che lo rende adatto sia ai momenti conviviali sia alle degustazioni più raffinate.

La Sagra del Cari rappresenta dunque molto più di un evento folkloristico: è la celebrazione di un patrimonio fragile e prezioso, la conferma di un legame che unisce territorio, storia e comunità. Un appuntamento che, dopo oltre settant’anni, continua a rafforzare l’identità di Baldissero Torinese come terra di eccellenza e custode di una tradizione che resiste alle sfide del tempo.

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