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04 Aprile 2025 - 11:21
Rivarolo Canavese ricorda le eroine della legalità!Incontri e spettacoli per mantenere viva la memoria
Dettagli evento
Data di inizio 07.04.2025 - 18:00
Data di fine 07.04.2025 - 20:00
Località
Tipologia
Prezzo 0,00 €
Lunedì 7 aprile alle 18:00, nella sala consiliare di Rivarolo Canavese, si svolgerà un incontro che non è solo una commemorazione ma un atto di giustizia civile e memoria attiva. A parlare sarà Marisa Fiorani, madre di Marcella Di Levrano, giovane donna assassinata brutalmente dalla Sacra Corona Unita nel 1990. Una testimonianza, la sua, che scuote e commuove, perché racconta non solo la ferocia della mafia, ma anche il dolore di una madre che da trentacinque anni cerca verità, giustizia e soprattutto memoria. Marcella Di Levrano era nata il 18 aprile 1964 a Mesagne, in provincia di Brindisi.
Cresciuta a Torchiarolo insieme alla madre e alle due sorelle dopo che Marisa aveva avuto il coraggio di fuggire da un marito violento, Marcella aveva un carattere solare ma anche una fragilità che il contesto duro degli anni ’80 ha presto trasformato in un percorso doloroso. Iscritta all’istituto magistrale a Brindisi proprio mentre la città diventava crocevia dello spaccio e della criminalità organizzata, Marcella finisce giovanissima nel giro della droga.
I primi segnali arrivano con una sparizione improvvisa, il ritrovamento in stato di intossicazione, e l’inizio di un calvario fatto di ricoveri, ricadute e disperati tentativi familiari di salvarla. L’assenza di una rete di supporto efficace da parte dei servizi sociali non ha fatto che aggravare la situazione. A ridarle forza e speranza fu la scoperta di essere incinta.
La nascita della figlia Sara segnò per Marcella un nuovo inizio. Smise di drogarsi, tornò a casa, visse mesi sereni con la madre e le sorelle. Ma il desiderio di dare a sua figlia un padre, e il rifiuto ricevuto da quell’uomo, la riportarono nel vortice della dipendenza. Tornò a drogarsi, perse la figlia, e toccò il fondo. Ma fu proprio in quel momento che scelse di ribellarsi. Nel giugno 1987 iniziò a collaborare con la giustizia, rivelando nomi, traffici, collegamenti con la Sacra Corona Unita.
Marcella sapeva di essere in pericolo. Doveva essere la testimone chiave di un maxiprocesso previsto per il novembre del 1990. Non ci arrivò mai. Scomparve l’8 marzo, il suo corpo fu ritrovato il 5 aprile nel bosco dei Lucci, tra Brindisi e Mesagne. Massacrata, irriconoscibile, uccisa per aver parlato troppo. Un’esecuzione in piena regola, come risulterà dalle testimonianze dei pentiti, che confermeranno: Marcella doveva morire perché “aveva parlato con i carabinieri”.
Il processo fu archiviato nel 1992, riaperto nel 2011, poi archiviato definitivamente nel 2020. L’unico esecutore noto è morto nel 2000. Nessuno ha mai pagato per quel delitto. A Marcella è stata intitolata la villa confiscata alla ‘ndrangheta a San Giusto Canavese, oggi sede di attività sociali. La sua storia sarà al centro dell’incontro con la madre, che da anni gira l’Italia per raccontare chi era sua figlia e cosa significa essere familiari di vittime innocenti di mafia.
L’evento chiude un mese di iniziative organizzate a Rivarolo Canavese per la Giornata della Memoria e dell’Impegno, che ha coinvolto scuole, associazioni, cittadini. Tra queste, anche lo spettacolo “Emanuela Loi. La ragazza della scorta di Borsellino”, proposto dalla compagnia di Eleonora Frida Mino, che ha emozionato studenti e adulti, raccontando il coraggio di una giovane agente morta a 24 anni nella strage di via D’Amelio.
Momenti come questi non sono solo commemorazioni: sono semi di consapevolezza. Lo ha ricordato anche il Vicesindaco Marina Vittone: “Iniziative come queste sono fondamentali per costruire cittadinanza attiva e senso civico nelle nuove generazioni. La memoria, da sola, non basta: serve l’impegno”. Un messaggio forte, che Rivarolo ha voluto ribadire con una voce chiara, pulita, senza retorica. Perché la mafia, oggi, si combatte anche così: ascoltando le storie di chi ha avuto il coraggio di dire no.
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