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Cronaca
02 Aprile 2025 - 11:27
Bruno Caccia, svolta clamorosa dopo 41 anni: una pistola nascosta può riaprire il caso
Il recente ritrovamento di una pistola a Moncalieri potrebbe rappresentare una svolta nelle indagini sull'omicidio del procuratore Bruno Caccia, avvenuto a Torino il 26 giugno 1983. L'arma, una Smith & Wesson P38 Special modello 49 'bodyguard', è stata scoperta il 24 settembre 2024 dal Gico della Guardia di Finanza nascosta in un mattone forato lungo un corridoio di uno stabile. Perfettamente oliata, carica e funzionante, accanto ad essa sono state trovate 15 cartucce calibro 38, alcune di fabbricazione italiana e altre provenienti dall'ex Jugoslavia.
L'appartamento in cui è stata rinvenuta l'arma è abitato da Francesco D'Onofrio, 69 anni, noto alle autorità per precedenti legati alla 'ndrangheta. D'Onofrio ha una condanna per mafia nel processo Minotauro e una per detenzione di armi. Attualmente è detenuto in seguito all'operazione Factotum della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Torino, che lo accusa di aver diretto la 'ndrangheta in Piemonte.
Interrogato riguardo al possesso della pistola, D'Onofrio ha dichiarato di averla acquistata da un giovane, senza però rivelarne l'identità, aggiungendo di non averla mai utilizzata. Secondo quanto riportato da La Stampa, l'arma è entrata in Italia nel 1979 tramite un importatore torinese, che l'ha successivamente venduta a un'armeria di Moncalieri, città di residenza di D'Onofrio.
Ritrovata la pistola
La Procura di Torino ha condotto una serie di accertamenti sulla pistola. La prova dello sparo ha fornito risultati tali da renderla compatibile con l'arma utilizzata nell'omicidio di Bruno Caccia, rendendo necessari ulteriori approfondimenti. La competenza per le indagini sui magistrati torinesi, anche quando parti offese, spetta alla Procura di Milano, alla quale sono stati trasmessi diversi atti dagli inquirenti torinesi. Gli esiti degli esami balistici verranno confrontati con quelli effettuati 42 anni fa, al fine di verificare eventuali corrispondenze.
Bruno Caccia, Procuratore Capo di Torino, fu assassinato il 26 giugno 1983 mentre portava a spasso il cane nei pressi della sua abitazione. L'omicidio fu attribuito a un commando della 'ndrangheta. Nel 1992, il boss Domenico Belfiore fu condannato all'ergastolo come mandante del delitto. Tuttavia, l'identità degli esecutori materiali è rimasta a lungo avvolta nel mistero. Solo nel 2015, grazie a nuove indagini e a una lettera anonima, fu arrestato Rocco Schirripa, panettiere di origini calabresi, poi condannato all'ergastolo come esecutore materiale dell'omicidio.
Il ritrovamento della pistola nell'abitazione di D'Onofrio riaccende i riflettori su un caso che ha segnato profondamente la storia giudiziaria italiana. Se gli accertamenti dovessero confermare che l'arma è stata effettivamente utilizzata nell'omicidio di Caccia, potrebbero emergere nuovi dettagli e responsabilità, contribuendo a fare luce su uno dei capitoli più oscuri della lotta dello Stato contro la criminalità organizzata.
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