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“Chi denuncia muore, chi tace si sporca le mani”

Ivrea in marcia contro le mafie: Masciari e Noviello scuotono coscienze e ragazzi

“Chi denuncia muore, chi tace si sporca le mani”

In sala Santa Marta

Il 28 e 29 marzo, una città intera si è raccolta attorno alla memoria delle vittime innocenti delle mafie. E ha scelto da che parte stare.

Ivrea non resta a guardare. In occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie, la città ha alzato la voce con due giornate dense di emozioni, riflessioni, incontri. Due giorni – il 28 e 29 marzo – per dire che la mafia si combatte con la memoria, con la verità, ma soprattutto con l’impegno quotidiano, collettivo, concreto.

Organizzate dal Comune di Ivrea, con il contributo di Libera e di Avviso Pubblico, le iniziative hanno coinvolto scuole, istituzioni, cittadini, associazioni. Tutti insieme, per costruire un fronte comune che rifiuti l’indifferenza.

Venerdì 28 marzo, nella gremita Sala Santa Marta, si è tenuto l’incontro pubblico “Il coraggio della denuncia”. Protagonisti due nomi che pesano: Pino Masciari e Massimiliano Noviello. Due testimoni. Due uomini che hanno pagato – e pagano ancora – il prezzo dell’onestà.

Pino Masciari, imprenditore calabrese, nel 1994 ha rotto il silenzio sulla 'ndrangheta, denunciando un sistema di ricatti, minacce e collusioni. Da allora vive sotto protezione. “Denunciare non è facile”, ha ribadito anche ad Ivrea. “Non si fa per convenienza, anzi. Si fa contro un sistema che ti vuole schiacciare. E lo Stato non è sempre pronto a sostenerti. Serve più concretezza, meno slogan. Lo dobbiamo ai nostri figli.”

Al liceo

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Al suo fianco, Massimiliano Noviello, figlio di Domenico Noviello, imprenditore casertano ucciso dalla camorra il 16 maggio 2008 per aver rifiutato di pagare il pizzo. Oggi Massimiliano è presidente dell’associazione antiracket di Caserta, e la sua voce è diventata riferimento per chi sceglie la legalità. “Dopo ogni tempesta c’è sempre il sole”, ha detto, emozionato, “ma l’isolamento di chi denuncia va spezzato. Oggi non si è più soli, se non lo si vuole essere. Le associazioni come Libera e la Federazione Antiracket Italiana sono una rete preziosa che accompagna, protegge, rafforza.”

Presente anche Maria José Fava, responsabile nazionale della Linea Libera, e Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico, la rete di enti locali contro mafie e corruzione. A rappresentare il Comune di Ivrea, il sindaco Matteo Chiantore, l’assessora Gabriella Colosso e il consigliere comunale Andrea Gaudino, delegati della città nella rete di Avviso Pubblico. Parole di stima e vicinanza sono state rivolte a entrambi gli ospiti. “Ivrea è fiera di avere come cittadino onorario Pino Masciari. È un onore accogliere chi ha scelto la verità quando era più facile tacere.”

Non è mancato il momento dedicato ai giovani. Masciari, nella mattinata, ha incontrato gli studenti del Liceo Gramsci, del Liceo Botta e dell’Istituto Cena. Aule piene, ascolto attento, occhi lucidi. “Rendere consapevoli i ragazzi è il primo passo”, ha detto. “Il passato non si cambia, ma il futuro va difeso. Lo dobbiamo a loro.”

Sabato 29 marzo, il secondo atto. Alle 16:30, da Piazza Ottinetti, è partita la Marcia della memoria e dell’impegno. Silenziosa, ma densa di significato. Un corteo guidato dai giovani del Presidio “Domenico Noviello” – intitolato proprio all’imprenditore assassinato dalla camorra – che ha attraversato Via Arduino, dove una targa al civico 41 ne ricorda la figura, fino a Piazza Ferruccio Nazionale, davanti al Municipio.

Qui si è svolto il momento più toccante: la lettura dei nomi di oltre mille vittime innocenti delle mafie. Un elenco che pesa come un macigno. Un lungo rosario laico che ci ricorda quanto sangue è stato versato per difendere valori semplici: il lavoro, l’onestà, la libertà.

A incorniciare questi due giorni, una mostra fotografica dedicata al Procuratore Bruno Caccia, allestita nell’androne del Municipio e visitabile fino al 5 aprile. Un tributo a un uomo ucciso dalla 'ndrangheta il 26 giugno 1983, l’unico magistrato assassinato dalla mafia nel Nord Italia. Un simbolo di giustizia, coerenza, Stato.

Due giorni per non dimenticare, ma soprattutto per scegliere da che parte stare. Ivrea ha risposto con forza, calore e consapevolezza. Ora la sfida più difficile: non spegnere la luce dell’attenzione, non lasciare soli i giusti, non dimenticare che il silenzio è complice.

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