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14 Ottobre 2025 - 20:12
Scoppia la polemica su Incoronata Boccia, direttrice dell’Ufficio stampa Rai, dopo le parole pronunciate durante il convegno “La storia stravolta e il futuro da costruire”, organizzato dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane e dal Cnel per l’anniversario del 7 ottobre. Davanti a una platea di rappresentanti istituzionali e accademici, la giornalista ha dichiarato: «Non esiste una sola prova che l’esercito israeliano abbia mitragliato civili inermi. Vergogna per il suicidio del giornalismo. Ad Hamas dovrebbero dare l’Oscar per la miglior regia».
L’intervento, accolto da applausi isolati ma anche da mormorii di dissenso, ha immediatamente scatenato un’ondata di indignazione. Le sue parole, pronunciate in un contesto già segnato da tensioni – nello stesso evento la ministra Eugenia Roccella aveva definito le visite scolastiche ad Auschwitz “gite antifasciste” – sono state giudicate da più parti «incompatibili con un ruolo di vertice nel servizio pubblico».
Il Movimento 5 Stelle ha chiesto le dimissioni immediate della direttrice, accusandola di “negare l’evidenza dei massacri” e di “trasformare la Rai in uno strumento di propaganda”. In una nota congiunta, i parlamentari M5S della Commissione di Vigilanza hanno scritto: «Liquidare come ‘strumentale’ la parola genocidio e negare le vittime civili non è informazione, è disinformazione di Stato. Chi ricopre un ruolo apicale in Rai non può permetterselo».
Anche il Partito Democratico ha chiesto un chiarimento ufficiale da parte dell’azienda: «La Rai, come servizio pubblico, deve garantire equilibrio, accuratezza e rispetto. È necessario che la direzione generale prenda le distanze da simili dichiarazioni».
A farsi sentire è stato anche il sindacato Usigrai, che ha diffuso un comunicato dai toni duri: «Ciò che ha espresso la direttrice dell’Ufficio stampa Rai rappresenta la posizione dell’azienda? Se così non è, l’amministratore delegato chiarisca immediatamente».
Boccia, già vicedirettrice del TG1 e spesso al centro di polemiche per le sue posizioni ultra-conservatrici – tra cui la celebre frase “l’aborto è omicidio” pronunciata nel 2024 durante un programma Rai – ha accusato la stampa di “piegarsi alla propaganda di Hamas” e di “diffondere narrazioni costruite a tavolino”.
Le sue parole arrivano in un momento particolarmente delicato per il servizio pubblico, già sotto accusa per l’orientamento filo-governativo della nuova direzione editoriale. La questione, che intreccia libertà d’espressione e responsabilità istituzionale, si sposterà ora sul tavolo della Commissione parlamentare di Vigilanza, chiamata a decidere se aprire un’inchiesta formale.
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