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Anna Maria Bernini contestata alla Sapienza durante la cerimonia per i 90 anni dell’ateneo (VIDEO)

Studenti pro-Palestina la accusano di complicità con Israele, lei replica: "L’università è apertura, mai violenza"

Il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini è tornata a parlare dopo le contestazioni subite alla Sapienza di Roma e le successive polemiche di Siena, dove alcuni studenti avevano scandito slogan contro il governo e contro di lei durante eventi pubblici. In un lungo post pubblicato oggi su X, la ministra ha risposto con toni fermi ma concilianti, difendendo l’operato del Ministero e rivendicando i risultati raggiunti sul fronte dell’accoglienza degli studenti palestinesi.

«Quello che è accaduto a Siena non offende me, ma gli studenti palestinesi che hanno trovato casa nelle nostre università e l’intera comunità accademica», ha scritto Bernini, sottolineando come gli episodi di protesta non rappresentino il volto reale del mondo accademico italiano. «Il volto degli atenei del nostro Paese è quello della generosità, dell’altruismo e dell’accoglienza con cui siete stati ricevuti», ha aggiunto, rivolgendosi direttamente agli studenti provenienti dalla Striscia di Gaza.

Le parole arrivano dopo le contestazioni avvenute alla Sapienza lo scorso 16 settembre, quando alcuni membri di Sinistra Universitaria e dell’Unione degli Universitari hanno interrotto l’intervento della ministra durante l’inaugurazione dello scalone monumentale per i 90 anni della Città Universitaria di Roma. Gli studenti, che esponevano cartelli e bandiere palestinesi, hanno accusato il governo di “complicità con Israele”, gridando: «Siete complici, dovete fermare Israele, interrompiamo gli accordi».

Sui social, le sigle studentesche hanno poi rivendicato l’azione: «Non possiamo accettare passerelle nella nostra università da parte di chi continua a inviare armi e a intrattenere rapporti con Israele». La ministra, lasciando la cerimonia, ha replicato annunciando la volontà di costituirsi parte civile in caso di aggressioni e ribadendo: «L’università è inclusività, apertura, democrazia, mai violenza».

Nel suo post, Bernini ha voluto spostare l’attenzione sul lavoro compiuto dal Mur insieme al Ministero degli Esteri per favorire percorsi di integrazione e studio. Ha ricordato l’apertura del primo corridoio universitario dalla Striscia di Gaza, la distribuzione di 39 borse di studio in 15 università italiane, la garanzia di mense e alloggi e l’organizzazione di corsi di lingua italiana per gli studenti accolti. «Non mi lascio spaventare da slogan vuoti. Questi insulti non cancellano quanto fatto a sostegno degli studenti palestinesi», ha scritto, promettendo di proseguire «l’impegno per accogliere nuovi studenti e ricercatori».

Una dichiarazione che vuole segnare un punto politico in un momento in cui il tema del conflitto israelo-palestinese attraversa anche il mondo accademico, tra occupazioni simboliche e proteste di piazza. «Quanto accaduto rafforza ancora di più la mia determinazione e il mio impegno a rendere l’università italiana un luogo sempre più aperto, giusto e capace di sostenere i sogni e le ambizioni di ogni studente», ha concluso Bernini.

Dietro la fermezza istituzionale, resta la tensione di un Paese dove anche l’università è diventata terreno di confronto sul significato stesso di solidarietà e libertà di espressione.

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