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Giubilei: "Sul genocidio sono d’accordo con Liliana Segre". Francesca Albanese lascia lo studio (VIDEO)

Dopo la lite tra Telese e Capezzone, un altro episodio infiamma lo studio di La7 e i social

Serata ad alta tensione a In Onda, il talk di La7 condotto da Luca Telese, dove la relatrice speciale ONU per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha abbandonato lo studio durante la puntata di domenica 5 ottobre. L’episodio, divenuto virale in poche ore, si è consumato nel momento più teso del dibattito sulla definizione di “genocidio” per descrivere l’azione militare israeliana a Gaza.

Albanese, in collegamento insieme al giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini e al commentatore vicino a Fratelli d’Italia Francesco Giubilei, ha difeso con fermezza l’uso del termine, definendolo “appropriato alla luce delle prove e delle testimonianze raccolte dalle Nazioni Unite”. Una posizione subito contestata da Fubini, che ha invitato alla prudenza: secondo lui, “solo un’inchiesta formale può stabilire se ci sia genocidio o meno”.

Il confronto si è fatto incandescente quando Giubilei ha citato Liliana Segre, sostenendo che definire genocidio l’intervento israeliano fosse un’accusa “impropria e dolorosa”. A quel punto, Albanese si è alzata e, con un rapido saluto, ha lasciato lo studio dicendo: «Devo andare». Il conduttore Telese ha spiegato poco dopo che la sua uscita era in realtà programmata per le 21.00 per altri impegni, ma il tempismo — coinciso con l’intervento di Giubilei — ha alimentato il dibattito online.

Sui social, la vicenda è stata immediatamente trasformata in terreno di scontro politico e mediatico. L’intervento più condiviso è stato quello del giornalista Lorenzo Tosa, che ha difeso apertamente Albanese, accusando la destra di aver “costruito un’oscena propaganda” sull’episodio. Tosa ha precisato che la relatrice ONU “non è fuggita da nessun confronto”, ma ha anticipato l’uscita per non assistere a un “uso strumentale e vergognoso” della figura di Liliana Segre. Ha poi attaccato frontalmente il presidente del Senato Ignazio La Russa, accusandolo di “ipocrisia” per aver difeso la senatrice “pur essendo il custode del busto di chi la mandò nei campi di sterminio”.

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A intervenire in difesa della rete è stato invece Enrico Mentana, direttore del TgLa7, che durante la sua Maratona elettorale per la Calabria ha replicato alle accuse di Albanese su una presunta “censura” delle immagini da Gaza da parte dell’emittente. «Mai su La7 sono state tagliate o censurate immagini per ordini esterni», ha dichiarato con tono fermo. «Invito Francesca Albanese a non ripetere mai più affermazioni false di questo tipo».

Il caso, ormai politico e mediatico, riaccende la tensione intorno alla figura della relatrice ONU, da tempo al centro di polemiche per le sue posizioni nette contro Israele e per la denuncia costante delle violazioni dei diritti umani a Gaza.

Nelle ore successive, il video della sua uscita dallo studio ha superato due milioni di visualizzazioni, diventando simbolo di un dibattito sempre più spaccato: da un lato chi vede in Albanese una voce libera e necessaria, dall’altro chi la accusa di parzialità e di alimentare la tensione politica in un momento già infuocato.

Il commento di Enrico Mentana

Nel frattempo, la stessa Albanese ha continuato a difendere la propria posizione su Instagram, scrivendo: «Israele non aveva alcun diritto ad arrestare gli equipaggi della Flotilla. Quando smetteremo di tollerare gli abusi di uno Stato che si crede al di sopra della legge internazionale?».

Un messaggio che suona come la prosecuzione ideale di quel dibattito lasciato a metà, e che conferma come il tema del genocidio — semantico, politico e morale — sia oggi il nuovo campo di battaglia della comunicazione italiana e internazionale.

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