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"Acchiappali tutti": è polemica sullo spot anti-immigrati della Casa Bianca in stile Pokémon

Il video è comparso sul profilo ufficiale della White House. Difficile pensare che Nintendo e altri marchi non intraprendano azioni legali

Un filmato destinato a mostrare i risultati delle operazioni dell’agenzia ICE – il braccio operativo del Dipartimento per la Sicurezza Interna statunitense – si è trasformato in un caso internazionale. Il video, pubblicato dal profilo TikTok ufficiale della Casa Bianca e intitolato “Gotta Catch ’Em All”, ha infatti usato grafiche e slogan dei Pokémon per rappresentare gli arresti di immigrati irregolari, con scene dell’anime giapponese alternate a immagini di persone ammanettate durante i raid.

La trovata, pensata per il web, si è rivelata un boomerang: gli arrestati vengono presentati come se fossero “carte Pokémon”, complete di bandiera d’origine e presunti reati. Un’estetica giocosa, mutuata da un prodotto per famiglie, che contrasta con la drammaticità del tema immigrazione e che rischia di compromettere seriamente l’immagine del marchio.

Le polemiche non si sono fatte attendere. In molti hanno definito il video “inumano” e “fuori luogo”, accusando l’ICE di trasformare in intrattenimento questioni che riguardano diritti umani, sfruttamento e sofferenza. Ancora più delicato è l’aspetto legale: Nintendo, insieme a The Pokémon Company e agli altri partner che gestiscono il franchise miliardario, potrebbe decidere di intraprendere azioni legali contro il governo statunitense per l’uso non autorizzato di grafiche, slogan e contenuti.

Per il colosso giapponese, che da sempre cura in modo maniacale l’immagine dei suoi prodotti destinati a bambini e famiglie, l’associazione con scene di arresti e di presunto crimine rappresenta un danno d’immagine difficilmente accettabile. Stesso discorso vale per le società di produzione e distribuzione dell’anime, che potrebbero unirsi a una causa per violazione del copyright e lesione del marchio.

Intanto, il video ha già raggiunto milioni di visualizzazioni online, alimentando lo sdegno e dividendo l’opinione pubblica americana tra chi applaude la trovata come “comunicazione diretta” e chi la condanna come un passo falso che rischia di trasformarsi in un incidente diplomatico con il Giappone.

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