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È davvero tutta colpa di Putin? Dentro il video natalizio di RT che prende di mira l’Europa

Bollette, migranti, guerra e propaganda: come Russia Today usa ironia e slogan per ribaltare la narrazione europea e parlare direttamente alle famiglie occidentali

La scena è costruita per essere riconoscibile. Luci calde, carta regalo rossa spiegazzata, un salotto europeo preparato per la vigilia. Tutto è ordinato, rassicurante, familiare. Poi qualcosa si rompe. Un coro di bambini entra in falsetto e impone un ritornello ossessivo: “It’s all because of Putin”. Davanti al camino compaiono figure caricaturali: “migranti” vestiti secondo stereotipi grossolani, bollette sventolate come minacce, un Babbo Natale trasformato in rapinatore. Appaiono anche volti pubblici occidentali, rielaborati in chiave grottesca. È il nuovo video natalizio di Russia Today (RT, emittente televisiva statale russa), rilanciato sui social il 23 dicembre 2025, accompagnato da un messaggio che invita i “cittadini dei Paesi occidentali” a credere “ciecamente solo a Babbo Natale”. Il montaggio è veloce, il tono sarcastico, la tesi elementare: se qualcosa non funziona in Europa, non è colpa di Vladimir Putin. O meglio, lo è solo secondo “loro”. Il ritornello fa il resto.

Il video circola sulle piattaforme russe come RuTube ed è rilanciato da canali social vicini all’emittente. Il titolo, nella versione in lingua russa, è “È tutta colpa di Putin! La canzone principale del Natale 2025 in Europa”. La descrizione invita a “credere ciecamente solo a Santa”. La struttura non è nuova. Una famiglia europea “tipo”, la festa disturbata da rincari, tasse, guerra, migrazioni, burocrazia e media occidentali; poi la battuta finale: Putin come capro espiatorio universale. La piattaforma indica come data di pubblicazione la mattina del 23 dicembre 2025.

Il ricorso alla satira non è una novità nel sistema mediatico russo. Nel 2022, Newsweek aveva documentato un precedente video natalizio di RT diventato virale: un criceto regalato a una bambina veniva usato prima come generatore per l’albero di Natale e poi, per allusione macabra, come cibo, a simboleggiare l’impoverimento causato dalle sanzioni europee. Il meccanismo narrativo è identico: esasperare, semplificare, deridere.

L’uscita del video avviene in un momento preciso. Nel 2025 l’Unione europea (UE) ha rafforzato le misure contro l’economia e il sistema informativo russo con il 19° pacchetto di sanzioni, mentre il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura il piano per eliminare gradualmente le importazioni di gas russo entro il 2027. Il video parla all’Europa mentre l’Europa tenta di ridurre la propria dipendenza energetica.

RT resta formalmente bandita dal mercato mediatico dell’UE dal 2 marzo 2022, quando il Consiglio dell’Unione europea ha sospeso le sue attività di trasmissione come risposta all’invasione dell’Ucraina. Il divieto, che riguarda televisione, satellite, siti, applicazioni e social rivolti al pubblico europeo, è stato confermato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nell’estate del 2022. Non potendo più operare nei canali tradizionali, RT utilizza una rete di piattaforme e rilanci online fuori dalla giurisdizione europea. Il video natalizio segue questa logica: non va in onda nell’UE, ma resta facilmente accessibile attraverso i meccanismi di viralità digitale.

L’ambientazione dichiarata è “Christmas Eve 2025 / Somewhere in Europe”. Un luogo indefinito e una data precisa, utili a dare un’impressione di realismo. I bersagli sono sempre gli stessi: bollette, tasse, inflazione, migrazioni, burocrazia, guerra in Ucraina, media occidentali accusati di “ripetere il coro”. La tesi è che i leader europei attribuiscano ogni problema a Putin per nascondere errori e ipocrisie, mentre i cittadini pagano il conto. Testi e immagini si rincorrono: “Bollette troppo care? È tutta colpa di Putin”, “Migranti accanto al tuo albero? È tutta colpa di Putin”, fino all’invito finale agli europei a riservare la fede cieca solo a Babbo Natale. È propaganda travestita da filastrocca, progettata per circolare rapidamente.

Il ritornello del video fa leva su un disagio reale. La crisi energetica esplosa nel 2022 ha inciso pesantemente sui bilanci delle famiglie europee. Tuttavia i dati di fine 2025 raccontano una situazione più articolata. Il TTF (Title Transfer Facility, principale indice di riferimento del gas naturale in Europa) oscilla a dicembre tra i 27 e i 28 euro per megawattora (€/MWh), molto al di sotto dei picchi del 2022 che avevano superato i 300 €/MWh, e sensibilmente inferiore rispetto all’anno precedente. La riduzione della domanda, l’aumento dell’efficienza, l’arrivo di GNL (Gas Naturale Liquefatto) soprattutto dagli Stati Uniti, e una gestione più attenta degli stoccaggi hanno riportato una relativa stabilità, anche se le bollette restano più alte rispetto al periodo pre-crisi e con forti differenze tra Paesi.

Nel 2025 i prezzi dell’elettricità mostrano ampie variazioni, con punte oltre i 40 centesimi di euro per kilowattora (c€/kWh) in alcune capitali dell’Europa occidentale e valori più bassi in parte dell’Europa centro-orientale. Per il gas, la media UE si colloca intorno agli 11,4 euro per 100 kilowattora (€/100 kWh) nel primo semestre. Il peso per le famiglie esiste ed è diseguale. Attribuirlo interamente a Putin, come fanno alcuni discorsi politici, o negarlo del tutto, come suggerisce il video, significa sostituire l’analisi con la propaganda.

Lo stesso vale per le migrazioni. Il video mostra “migranti” come presenza invasiva e incontrollata. I dati ufficiali raccontano altro. Nel 2024 le domande di asilo nell’UE sono diminuite dell’11% rispetto al 2023, attestandosi a circa 1,01 milioni. Nei primi mesi del 2025 la riduzione è proseguita, con un calo di circa 23% su base annua. Restano numeri rilevanti per i territori e le amministrazioni, ma lontani dall’idea di una crescita inarrestabile. Nel frattempo è entrato in una fase avanzata il nuovo Patto su migrazione e asilo dell’Unione europea, con misure per accelerare le procedure e una revisione dei criteri sui Paesi di origine sicuri. Anche qui, la rappresentazione di RT semplifica e distorce.

Sul piano istituzionale, nel 2025 l’UE ha introdotto nuove misure contro il gas russo, incluse restrizioni progressive sul GNL e strumenti più severi contro la cosiddetta shadow fleet, la flotta che aggira i tetti al prezzo del petrolio. Il Parlamento europeo ha approvato una posizione che prevede il divieto totale delle importazioni di gas russo entro il 2027, con il GNL da eliminare entro fine 2026 e il gas via gasdotto entro settembre 2027.

Parallelamente, l’UE ha rafforzato la risposta alla FIMI (Foreign Information Manipulation and Interference, Manipolazione e Interferenza Informativa Straniera), definita come un insieme di attività manipolative coordinate, spesso non illegali, ma capaci di influenzare processi democratici e percezioni collettive. In questa chiave, il video natalizio di RT non va letto come una sequenza di singole falsità, ma come una narrazione ripetuta che sfrutta paure concrete per minare la fiducia nelle istituzioni.

Il linguaggio del video funziona perché è elementare. Riduce problemi complessi a immagini immediate, usa l’ironia per delegittimare l’avversario, ribalta la responsabilità morale e porta la politica dentro lo spazio domestico. È una comunicazione pensata per l’era degli algoritmi, dove l’engagement conta più della verità e dove indignazione e consenso producono lo stesso effetto di amplificazione.

Nel giro di poche ore il clip è stato rilanciato da media e account digitali di diversa provenienza. Il suo impatto non si misura solo nelle visualizzazioni, ma nella capacità di generare conversazioni polarizzate. È il meccanismo tipico dei contenuti progettati per circolare: provocare attrito, perché l’attrito alimenta la diffusione.

Ciò che manca nel racconto di RT è evidente. Non c’è traccia della discesa dei prezzi del gas nel 2025, né delle responsabilità interne ai singoli Paesi europei in materia di politiche energetiche, investimenti e scelte tariffarie. I dati reali sulle migrazioni scompaiono, sostituiti da immagini allarmistiche.

Il valore del video non sta nell’originalità, ma nella sua portabilità. È breve, adattabile, facilmente trasformabile in meme o reaction. Segnala che la strategia russa continua a puntare su formati pop e ironici per fissare cornici interpretative favorevoli. L’UE, dal canto suo, cerca di rafforzare la resilienza informativa, ma il terreno decisivo resta la percezione pubblica.

Le famiglie europee hanno affrontato anni difficili, con bollette elevate e incertezze economiche. Ridurre tutto a una caricatura di salotti gelidi e alberi assediati è però un artificio narrativo. Le questioni reali – energia accessibile, gestione dei flussi migratori, difesa dello spazio informativo – non si risolvono con un ritornello. La responsabilità pubblica, in Europa come altrove, si misura sui fatti e sulle decisioni, non sui cori.

Il video di RT resta un prodotto di propaganda confezionato con abilità. Se osservato alla luce dei dati e delle scelte politiche del 2025, mostra più i limiti della semplificazione che una reale capacità di spiegare la realtà. Quando il jingle smette di suonare, restano i numeri, le politiche e il dovere, per chi informa e per chi legge, di non lasciare che sia un ritornello a dettare l’agenda.

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