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19 Settembre 2025 - 22:00
La notte scorsa la città di Eilat, estrema punta sud di Israele e tra le località turistiche più frequentate del Paese, è stata scossa da un nuovo attacco rivendicato dagli Houthi. Un drone kamikaze si è abbattuto all’ingresso di un hotel, provocando un’esplosione seguita da un incendio. Le fiamme sono state subito domate e, secondo quanto riferito dalle autorità, non si registrano feriti, ma i danni materiali hanno alimentato un’ondata di paura.
Le immagini di videosorveglianza, diffuse dall’esercito israeliano e rapidamente rilanciate sui social, mostrano l’istante dell’impatto: un bagliore improvviso, il boato, e poi il fuoco che divampa dietro la struttura, mentre le persone nelle vicinanze si disperdono in cerca di riparo.
Secondo le prime ricostruzioni, il velivolo sarebbe partito “da est”. I media israeliani parlano chiaramente di un lancio dallo Yemen, confermato anche dalla rivendicazione ufficiale degli Houthi, che in un comunicato hanno promesso che “Eilat resterà sotto costante bersaglio”.
La scelta di colpire una città turistica non appare casuale. Con le sue spiagge affacciate sul Mar Rosso e i resort che attirano ogni anno migliaia di visitatori, Eilat rappresenta non solo un simbolo della vitalità israeliana in tempi di guerra, ma anche un obiettivo vulnerabile in grado di generare forte impatto mediatico.
L’attacco, che segue una serie di lanci diretti verso il sud di Israele nelle ultime settimane, evidenzia il ruolo sempre più incisivo degli Houthi — gruppo sciita filo-iraniano — nel teatro regionale. Se fino a pochi mesi fa i loro droni miravano soprattutto a navi mercantili nel Mar Rosso, ora la strategia sembra puntare anche a colpire il territorio israeliano per allargare il fronte del conflitto.
A Tel Aviv, fonti militari hanno ribadito che nuove misure di sicurezza verranno adottate per proteggere la città del Mar Rosso, che resta vitale anche dal punto di vista economico. Nessuna indicazione ufficiale è stata data su eventuali contromisure, ma l’episodio ha già riacceso il dibattito sulla capacità di Israele di difendere un’area così esposta.
Il boato, ripreso in tempo reale dalle telecamere, è diventato virale in poche ore, trasformandosi nell’ennesima dimostrazione visiva di quanto fragile sia l’equilibrio in Medio Oriente: un drone artigianale, partito a centinaia di chilometri di distanza, è bastato per seminare il panico in uno dei luoghi simbolo del turismo israeliano.
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