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30 Agosto 2025 - 18:33
Gli Us Open 2025 non sono soltanto grandi match e colpi spettacolari. Quest’anno, accanto alle sfide tecniche che hanno infiammato il pubblico di New York, è stata una scena di vita quotidiana a occupare le prime pagine di giornali e social network. Non un punto vincente, né una rimonta impossibile, ma un episodio spiacevole che, paradossalmente, ha finito per trasformarsi in uno dei momenti più significativi e discussi di questa edizione dello Slam americano.
Tutto è iniziato al termine della sfida di secondo turno tra il polacco Kamil Majchrzak, numero 76 del ranking mondiale, e il russo Karen Khachanov, attuale numero 9. Dopo oltre quattro ore di lotta, in cinque set intensi e drammatici, Majchrzak aveva conquistato una delle vittorie più importanti della sua carriera. L’atmosfera attorno al campo era quella tipica dei grandi eventi: entusiasmo, applausi, bambini che allungavano le mani in cerca di un autografo o di un ricordo.
Il tennista polacco, come spesso accade, si è avvicinato alle tribune per salutare i tifosi e ringraziarli. Ha firmato palline, stretto mani e regalato un cappellino, un gesto che per un bambino rappresenta molto più di un semplice souvenir. È proprio in quel momento che si è consumata la scena che ha indignato milioni di spettatori: un adulto, seduto accanto a un ragazzino, ha sottratto con destrezza il cappello che era destinato al piccolo. Un gesto di arroganza e prepotenza, consumato in pochi istanti e trasmesso in diretta televisiva.
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Le telecamere hanno ripreso tutto: la mano del bambino che afferra il berretto, lo sguardo felice che dura un attimo, e poi la figura dell’uomo che glielo strappa e lo infila nella borsa della donna che lo accompagnava. L’aria divertita con cui i due hanno gestito la scena ha fatto il resto: in poche ore il video è diventato virale, scatenando reazioni indignate in tutto il mondo. I social si sono riempiti di commenti: accuse di maleducazione, richieste di giustizia, messaggi di solidarietà al bambino.
Majchrzak, inizialmente ignaro della scena, ha scoperto tutto poco dopo. Visionando il filmato, si è reso conto della gravità di quanto accaduto. E qui la storia ha preso una piega diversa. Il polacco ha deciso di non restare in silenzio: attraverso il suo profilo Instagram, ha lanciato un appello diretto alla rete. «Non ditemi che il bambino non ha ricevuto il mio cappello… Ho abbastanza cappellini e sono pronto a darne un altro. Potete aiutarmi a trovarlo?». Parole semplici, accompagnate da un invito a chiunque avesse informazioni a mettersi in contatto con lui.
Il messaggio non è caduto nel vuoto. Nel giro di poche ore, l’appello ha innescato un tam tam digitale potentissimo. Migliaia di condivisioni, commenti e segnalazioni hanno permesso di rintracciare la famiglia del bambino. Pochi giorni dopo, Majchrzak ha annunciato con gioia che l’obiettivo era stato raggiunto: «Lo abbiamo trovato. Ora è tutto sistemato», ha scritto sui social, raccontando di aver consegnato personalmente un nuovo cappellino al giovane tifoso, con un sorriso che ha cancellato, almeno in parte, l’amarezza iniziale.
La vicenda, apparentemente marginale rispetto al grande palcoscenico di Flushing Meadows, ha assunto un significato ben più ampio. Ha mostrato come un gesto di inciviltà possa suscitare una reazione collettiva capace di ribaltare il corso degli eventi. Ha dimostrato il potere di Internet quando viene utilizzato per uno scopo positivo: trasformare un episodio vergognoso in una storia di giustizia e solidarietà.
Non è la prima volta che gli Us Open regalano episodi extra-sportivi destinati a restare nella memoria. Negli stessi giorni, un’altra scena aveva attirato l’attenzione del pubblico: una proposta di matrimonio improvvisata sugli spalti durante la partita di Aryna Sabalenka. Ma se quella era stata una parentesi romantica, il caso del cappellino rubato ha toccato corde diverse: l’indignazione per un sopruso ai danni di un bambino, il bisogno di riscatto, la ricerca di un finale diverso.
Da quel giorno, il gesto di Majchrzak è stato raccontato come uno dei momenti più belli dello Slam americano. Non tanto per l’oggetto restituito, quanto per il messaggio trasmesso: nello sport, come nella vita, conta il rispetto. Conta la capacità di prendersi cura degli altri, soprattutto dei più piccoli.
Gli Us Open 2025 verranno ricordati per match intensi e risultati a sorpresa, ma anche per questa storia che ha attraversato i confini del tennis. Una storia che inizia con un furto e si conclude con un atto di generosità. E che mostra come, anche fuori dal campo, i protagonisti dello sport possano avere la forza di cambiare la narrazione.
In fondo, un cappellino non è che un oggetto. Ma in quel gesto c’era molto di più: il riconoscimento di un legame speciale tra un atleta e il suo giovane tifoso, la volontà di restituire dignità a un momento rubato, la prova che lo sport non è solo competizione ma anche umanità condivisa.

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