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Cronaca

Minacce a un insegnante, arrestato Don Alì, il "Re dei Maranza" di Torino (VIDEO)

Il creator di Barriera di Milano finisce in manette dopo settimane di tensioni e polemiche

Il personaggio più discusso della scena social torinese finisce in manette dopo un’escalation che, negli ultimi due mesi, aveva trasformato il quartiere Barriera di Milano in un palcoscenico permanente di provocazioni, video virali, minacce e aggressioni. Said Alì, 24 anni, nato in Marocco ma cittadino italiano, conosciuto online come Don Alì e autoproclamatosi “Il Re dei Maranza”, è stato arrestato ieri dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Torino, diretti da Davide Corazzini, in un’indagine coordinata dalla Procura. Fine di una parabola che racconta meglio di qualsiasi saggio sociologico la fragilità dei confini tra notorietà digitale, costruzione di un personaggio e impatto reale sulla sicurezza dei territori.

Il nome di Don Alì non era sconosciuto. Prima di occupare le cronache, aveva già conquistato un seguito impressionante sui social grazie a un format semplice e studiato: video girati nei quartieri più popolari della città, linguaggio tagliente, ostentazione di un ruolo da capo simbolico dei giovani “maranza”, sottocultura urbana fatta di estetica trap, tute, occhiali da sole, sfida alle regole, goliardia che spesso scivola nella provocazione. Un personaggio costruito con precisione, nel quale Said Alì sembrava credere fino in fondo, alimentando un’identità che lo ha reso riconoscibile ben oltre Torino. È così che quel soprannome, “Re dei Maranza”, è passato dai video alle strade e dalle strade alle cronache, con effetti sempre più visibili.

La vicenda che ha portato all’arresto è però tutt’altro che goliardica. Al centro c’è un video girato nel quartiere Barriera di Milano, diventato virale in poche ore. Don Alì si avvicina a un maestro di scuola elementare, lo accusa di aver maltrattato un alunno, lo circonda insieme ad altre due persone del suo entourage e lo minaccia, con un atteggiamento aggressivo e intimidatorio. Il docente, colto di sorpresa, cerca di allontanarsi. La scena, ripresa e pubblicata senza filtri, ha scatenato indignazione immediata, costringendo l’insegnante a sporgere denuncia. La Procura ha aperto un fascicolo e la Squadra Mobile ha iniziato le verifiche.

Quello era stato il primo episodio a segnare la rottura definitiva tra “il personaggio” e la realtà. Ma non sarebbe stato l’ultimo. Pochi giorni dopo, in corso Novara, tra i quartieri Aurora e Barriera, una troupe di “Dritto e Rovescio”, il programma di Rete4 condotto da Paolo Del Debbio, si era recata nella zona per realizzare un servizio su Don Alì. Il clima era già teso: il conduttore aveva invitato il creator in studio, gli aveva dato appuntamento, gli aveva offerto un confronto pubblico che poteva trasformarsi nella legittimazione televisiva definitiva. Said Alì aveva inizialmente accettato, poi era sparito, mancandolo all’ultimo. Un’occasione mancata che aveva alimentato ancora più attenzione attorno alla sua figura.

La troupe, quel giorno, non è riuscita a lavorare. Un uomo incappucciato, armato di una mazza chiodata, si è avvicinato alla loro auto e l’ha devastata, colpendo il parabrezza fino a distruggerlo. Un’aggressione fulminea, senza contatto diretto con i giornalisti ma sufficiente a costringerli a lasciare la zona. I carabinieri stanno ancora indagando su quell’episodio, senza che al momento siano stati diffusi elementi che colleghino direttamente l’aggressore a Don Alì. Ma il contesto, le tempistiche e il clima generale hanno reso inevitabile un collegamento nell’opinione pubblica.

L’arresto di ieri chiude – almeno per ora – un ciclo che era diventato esplosivo. La Mobile ha fermato Said Alì in flagranza di reato dopo un’attività d’indagine partita proprio dal video con il maestro. In questi mesi, i suoi contenuti avevano attirato una platea enorme, ma allo stesso tempo avevano amplificato tensioni già presenti in alcuni quartieri, alimentando un culto della personalità in cui provocazione e minaccia si intrecciavano senza soluzione di continuità.

La vicenda apre anche un’ulteriore riflessione, inevitabile nell’epoca dei social. Il personaggio di Don Alì nasce come costruzione estetica, come performance: una figura capace di intercettare un linguaggio, una simbologia e un pubblico ben precisi. Ma, come spesso accade nel fragile equilibrio tra viralità e realtà, l’identità online si è riversata senza filtri sul territorio, contribuendo a creare una spirale che ha portato a episodi sempre più pesanti. Fino alla notte dell’arresto.

Don Alì rimane un caso emblematico. Un creator che, in poche settimane, è passato dall’essere una figura controversa ma popolare dei social al diventare protagonista di un’indagine che potrebbe costargli molto. Un 24enne che si è ritrovato al centro di un cortocircuito mediatico e giudiziario, in cui la retorica del “Re dei Maranza” si è scontrata con la concretezza delle responsabilità penali.

L’inchiesta prosegue. La posizione del giovane verrà definita nelle prossime settimane, così come eventuali connessioni con l’aggressione alla troupe di Rete4. Quel che resta, oggi, è un territorio che prova a fare i conti con la deriva di un fenomeno digitale trasfigurato in fenomeno urbano, e con una comunità che chiede risposte. Per ora, l’unica certezza è che la parabola di Don Alì si è interrotta bruscamente: non in un video virale, ma nelle celle della Questura di Torino.

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