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Costume e società

Littizzetto contro gli hacker segaioli: “Scroti secchi e senza volto, siete la vergogna del web”

L’irrefrenabile invettiva a Che Tempo Che Fa: un attacco frontale a chi usa l’intelligenza artificiale per creare porno falsi.

Littizzetto a Che Tempo Che Fa

Littizzetto a Che Tempo Che Fa

Con la sua ironia feroce e la lucidità di chi trasforma la rabbia in satira, Luciana Littizzetto ha lanciato un durissimo attacco in diretta tv contro chi sfrutta l’intelligenza artificiale per generare e diffondere immagini false di donne nude. La sua “letterina” domenicale a Che Tempo Che Fa, andata in onda sul Nove domenica 2 novembre, ha avuto come destinatario un bersaglio preciso: l’“hacker anonimo segaiolo”, il pervertito 2.0 che usa la tecnologia per umiliare e degradare.

Lo sfogo arriva dopo la denuncia pubblica della giornalista Francesca Barra, che aveva scoperto su un sito pornografico delle immagini di sé stessa nuda, create digitalmente con l’AI. Un caso che ha sollevato indignazione e paura, rivelando ancora una volta la facilità con cui la tecnologia può diventare strumento di violenza sessuale digitale.

FRANCESCA BARRA GIORNALISTA

Nella sua invettiva, Littizzetto non ha risparmiato nulla: «Caro hacker, Loacker di poca bontà, cuor di silicio, faccia di merd e testa di mouse», ha esordito la comica torinese, ribattezzando con disprezzo l’uomo che manipola foto di donne famose e comuni per inserirle in corpi nudi generati artificialmente. «Tu che riempi forum tipo phi, al massimo dovresti trovarti con i tuoi simili su cogli***. Noi di te non sappiamo niente, se non che sfrutti la tecnologia che dovrebbe migliorare la vita dell’umanità per umiliare e offendere il corpo delle donne».

Il tono si è fatto ancora più graffiante quando Littizzetto ha accusato il mondo maschile di perpetuare, con nuovi strumenti, un’antica forma di dominio: «A umiliarci ci hanno già pensato per millenni tantissimi maschi prima di te, tu hai solo più tecnologia tra le mani. E questo gesto è ancora più spregevole perché sei nell’anonimato, non ci metti la faccia, verme. Anzi no, i vermi a qualcosa servono, mentre tu no. Sei più una cimice, brutta e puzzolente, che non ha ancora dimostrato la sua utilità nell’universo».

Littizzetto ha poi puntato l’attenzione sul rischio più grave: quello per le ragazze minorenni, vittime inconsapevoli di manipolazioni che distruggono la loro reputazione e la loro sicurezza. «Questo schifo viene fatto anche a giovani donne che si vedono sbattute nude in rete, diventando lo zimbello della classe e degli amici senza sapere che fare o come difendersi».

Il monologo ha raggiunto l’apice con una sequenza di insulti satirici degna della sua firma, ma intrisa di una denuncia profonda. «Vorrei vedere se capitasse a te, scroto secco ritrovato tra le rovine di Pompei, di vedere sbattuta la tua intimità sul web. Pensa se lo facessero con tua mamma, tua sorella, tua moglie», ha detto, alternando sarcasmo e rabbia autentica.

La comica ha poi precisato che non si tratta di moralismo o di pruderie: «Non ti chiedo di rinunciare al sesso, perché non è di sesso che stiamo parlando. Stiamo parlando di furto di identità, di stupro virtuale», ha scandito. E in chiusura, un ultimo affondo che è anche un monito: «Fatti pure tutte le pippe che vuoi, ma che siano consapevoli. Una pippa a chilometro zero, con video e foto fatti da professionisti del mestiere, tutto consensuale e volontario. Allora potrai partire con l’allegra segheria del borgo e perdere tutte le diottrie che ti restano, cretino, scemo senza volto e senza cuore».

Un messaggio esplosivo, che ha immediatamente acceso il dibattito sui social e nelle redazioni, portando sotto i riflettori un tema che unisce femminismo, diritto digitale e tutela dell’immagine. La Littizzetto, come sempre, ha scelto la via della provocazione, ma stavolta la sua ironia è diventata denuncia politica e sociale, un grido a difesa della dignità delle donne e contro l’aberrazione dell’AI pornografica.



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