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“Oggi a lezione di diritto”: il nuovo rap di Shade contro Tajani e il Governo, a sostegno della Flotilla

Il cantante ha annunciato così la sua partecipazione alle manifestazioni del 3 ottobre. Un video su Instagram che non fa sconti a nessuno

Protesta, diritto e blocchi navali. Sono queste le parole che Shade ha scelto per il suo ultimo rap, pubblicato su Instagram, dal titolo “Oggi a lezione di diritto”. Un testo che non lascia spazi a interpretazioni, ma sferza i vertici della politica italiana e internazionale, con una rabbia che suona come cronaca in tempo reale. Le rime di Shade prendono di mira il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite di Porta a Porta, accusato di balbettare quando si tratta di rispondere sulla Palestina e di rifugiarsi dietro i formalismi del diritto internazionale. Il rapper torinese ribalta il tavolo: “Quello che dice il diritto è importante, ma fino a un certo punto”, scandisce, perché le immagini che arrivano da Gaza mostrano un’altra realtà, fatta di blocchi navali, di bambini senza acqua né futuro, di un’umanità calpestata.

Il pezzo è una raffica di immagini e accuse. C’è un passaggio che inchioda il presidente del Senato Ignazio La Russa, accusato di tenere in casa busti del Duce e definito da Shade “quello che ha i busti in casa”, un simbolo di un potere che non ha mai fatto davvero i conti con il fascismo. Poi l’affondo diretto contro Netanyahu, evocato come l’uomo a cui quasi “bisognerebbe chiedere il permesso anche per lavarsi le mani”. È sarcasmo feroce, che diventa politica. Perché Shade non si limita a denunciare, ma mette a nudo l’ipocrisia di chi predica pace e intanto avalla blocchi, occupazioni, massacri.

Netanyahu

Il video è arrivato proprio mentre a Torino esplodevano nuove proteste. Dal presidio degli operai e degli attivisti davanti allo stabilimento Amazon di Brandizzo, dove oggi si è scioperato contro lo sfruttamento e la complicità con la guerra, fino ai cortei in città che hanno bloccato strade, stazioni e perfino la pista dell’aeroporto di Caselle. La città, nei giorni dell’Italian Tech Week con ospiti come Jeff Bezos e Ursula von der Leyen, è diventata un laboratorio di resistenza e di conflitto sociale. Shade, con il suo rap, ne ha colto lo spirito: “Lo sciopero crea disagi? Pazienza. I trasporti fanno così schifo che non si nota la differenza”. Un verso che sembra scritto guardando i binari occupati ieri sera a Porta Susa, o le strade bloccate dagli studenti questa mattina.

Non è un caso che a Torino, capitale di un Piemonte sempre più attraversato da tensioni, la musica diventi megafono politico. Shade non canta per consolare, ma per denunciare. “Sulla Striscia è caccia all’uomo, ma anche caccia al bambino e soprattutto caccia all’oro”, dice nel brano. Qui il rap diventa un atto d’accusa contro chi trasforma la guerra in affari, contro un capitalismo che si nutre di armi e sangue. Un messaggio che si lega direttamente agli slogan urlati ieri sera davanti alle OGR, quando centinaia di manifestanti hanno sfondato i cancelli per denunciare la presenza delle grandi multinazionali dentro il salotto buono dell’innovazione.

Shade non è nuovo a questo tipo di provocazioni. Conosciuto dal grande pubblico per i successi radiofonici e la partecipazione a Sanremo, negli ultimi mesi il rapper torinese ha alternato momenti personali difficili – come il recente ricovero per un’infezione polmonare – a un ritorno sulla scena con testi sempre più corrosivi. Non è un artista allineato: gioca con l’ironia, ma quando alza il tiro, colpisce dove fa male. Non risparmia nessuno, nemmeno il sindaco Stefano Lo Russo, accusato implicitamente di lasciare la città in balia dei blocchi e delle proteste, mentre i ministri di Roma parlano di “teppisti”.

Il suo rap, pubblicato ieri, si inserisce dentro un clima incandescente. Nelle ultime 48 ore Torino ha visto ventimila persone in piazza secondo gli organizzatori, metà secondo la questura, cortei divisi, studenti a occupare i sottopassi e i lavoratori della logistica in sciopero. Ci sono state scene di scontro: lanci di pietre e cubetti di porfido contro la polizia, lacrimogeni rilanciati dai manifestanti, scritte “Free Gaza” comparse persino sulle auto parcheggiate vicino agli stabilimenti Leonardo. È una città che ribolle, e che risponde con la rabbia. Shade ne interpreta il sentimento diffuso: la convinzione che parlare solo di “legalità” e “diritto” sia un modo per lavarsi la coscienza mentre Gaza brucia.

C’è un punto, nel testo, in cui Shade si prende gioco di chi dice “aiutiamoli a casa loro”. “Tra poco non ci sarà più una casa, anche se in fondo Gaza è loro”. È una frase che vale più di mille editoriali: mette in fila la tragedia dell’esodo, la distruzione delle abitazioni, la retorica ipocrita che accompagna la politica estera italiana da anni. E allo stesso tempo parla anche di Torino, delle sue case popolari che cadono a pezzi, dei quartieri periferici dimenticati. La protesta internazionale si intreccia sempre alla vita quotidiana.

Il brano si chiude con un messaggio chiaro: Tu blocca la Flotilla, e noi blocchiamo tutto. È la sintesi di una giornata che resterà scritta nella cronaca della città. La Flotilla attaccata da Israele, le mobilitazioni esplose in Italia, le piazze piene nonostante manganelli e lacrimogeni. Shade non ha paura di schierarsi. Lo fa con il linguaggio che conosce meglio, quello del rap. Ma il suo pezzo non è solo musica: è un editoriale in rima, un grido di lotta che unisce la condanna della guerra alla denuncia delle contraddizioni di un Paese che balbetta, rappresentato da politici senza coraggio.

Ecco perché “Oggi a lezione di diritto” non è un semplice freestyle su Instagram. È il documento artistico di un tempo in cui la musica, ancora una volta, diventa cronaca e resistenza. Torino, in queste ore, lo conferma: la città che ospita i grandi dell’innovazione globale è anche la città che risponde con i blocchi, le occupazioni, le scritte sui muri. Shade ne è il megafono.

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