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28 Maggio 2025 - 17:42
La sua elezione è stata un plebiscito. Non solo nei numeri – un solido 80% che non lascia dubbi – ma nello stile, nel metodo, nella visione. Federico Pozzo è il nuovo sindaco di Ozegna, e lo è diventato dopo un percorso lungo, coerente e costruito passo dopo passo. A soli 27 anni raccoglie l’eredità del suo mentore Sergio Bartoli, oggi consigliere regionale e comunale, e si appresta a guidare il paese con un approccio fatto di concretezza, ascolto e forte identità civica. Lo abbiamo intervistato pochi giorni dopo la vittoria, per comprendere quali saranno le priorità del suo mandato, come intende affrontare i nodi chiave del territorio – dalla mobilità alla valorizzazione culturale – e che significato ha, per un giovane, ricevere una fiducia tanto ampia da parte di una comunità.
Sindaco Pozzo, l’80% dei voti è un mandato fortissimo. Come vive questa responsabilità? E da dove partirà il suo lavoro?
Siamo onorati e orgogliosi di questo risultato. È una percentuale importante che dimostra che la popolazione ha apprezzato il lavoro svolto in questi anni, prima con Sergio Bartoli e poi con me come vicesindaco facente funzioni. Non siamo il cambiamento, siamo la continuità amministrativa, ma con nuove sfumature: nuovi ingressi nel gruppo, nuove idee, nuovi stimoli. Partiamo da progetti concreti come la riqualificazione del castello e del santuario, con l’obiettivo di rendere Ozegna un sito di interesse storico e culturale nel Canavese. Vogliamo essere un'amministrazione presente, pratica e concreta.
La presenza di Sergio Bartoli, sia in Regione che in Consiglio comunale, rappresenta una novità strategica. Come intendete sfruttarla?
Assolutamente sì. Averlo con noi è un valore aggiunto enorme. Il nostro rapporto è costante: ci sentiamo anche cinque volte al giorno. Io sono una persona umile, non ho timore di chiedere consiglio, soprattutto a chi conosce bene le dinamiche istituzionali. Il suo ruolo in Regione sarà fondamentale per avere un canale diretto, ad esempio nella partecipazione ai bandi o nella gestione delle normative. Questo non serve solo a Ozegna, ma a tutto il Canavese. È una forma di rappresentanza territoriale che può fare la differenza.
Uno dei temi più sentiti è quello della mobilità, anche alla luce della dismissione della tratta ferroviaria. Quali sono le vostre idee per affrontarlo?
Abbiamo già un progetto in corso con la Regione per la riqualificazione dell’area dell’ex ferrovia, che un tempo collegava Ozegna a Castellamonte e Rivarolo. Vogliamo promuovere quell’area dal punto di vista turistico e ambientale. Ma il lavoro più importante sarà sulla mobilità sostenibile: stiamo progettando piste ciclabili non solo interne, ma che possano connettere Ozegna con Rivarolo, Castellamonte, gli altri comuni. Per noi la mobilità è prima di tutto una questione ambientale e di vivibilità. Anche il tema dei trasporti pubblici va affrontato con la Regione, perché oggi, pur avendo una stazione, non abbiamo un servizio ferroviario attivo. Va ripensato tutto il sistema, anche in chiave di collegamento tra centri minori.
Quale sarà il suo stile di governo nei confronti di chi non l’ha votata? E come intende mantenere vivo il patto civico che ha caratterizzato questa elezione?
Noi vogliamo governare per tutti, senza distinzioni. La nostra forza è il dialogo. Non abbiamo timore di confrontarci con nessuno, perché sappiamo che i cittadini di Ozegna sono persone intelligenti, attente. Chiediamo a tutti di segnalarci criticità, proporre idee, dialogare con noi. Sul patto civico: noi non facciamo politica, facciamo amministrazione. Non parliamo di ideologie ma di fogne, strade, illuminazione. Il patto civico non è solo uno slogan, è un metodo. Continueremo su questa strada, perché è quella giusta per comunità come la nostra.
Lei è giovanissimo. Che cosa rappresenta, per un ragazzo di 27 anni, ricevere una fiducia così importante da parte di un paese dove l’età media è alta? È un punto di rottura?
È un onore enorme. Ho voluto seguire le orme del mio bisnonno Natale Nigra, uno dei fondatori del comune di Ozegna. A 18 anni ero già consigliere, poi capogruppo, poi vicesindaco, e ora sindaco. Ma non è l’età a fare la differenza, è l’impegno e la serietà con cui ci si pone. Io credo molto nel confronto intergenerazionale. Nella mia squadra ci sono giovani di 24 anni e persone di oltre 60. I giovani portano energia, ma devono essere guidati da chi ha esperienza. È questa l’equilibrio che cerchiamo. E penso che Ozegna abbia colto questo spirito, credendo in una squadra che unisce entusiasmo e competenza.
C’è qualcuno che vuole ringraziare?
Voglio ringraziare di cuore tutta la popolazione, la mia squadra – che ha lavorato con dedizione assoluta – e la mia famiglia. Mia moglie Ilaria e mio figlio Santiago mi hanno supportato in ogni momento, anche nei più faticosi della campagna elettorale. Un grazie particolare va a Sergio Bartoli, che mi ha dato fiducia fin da quando avevo diciotto anni. È raro, oggi, trovare qualcuno che crede in te incondizionatamente. Io cercherò di meritarmelo ogni giorno.
Federico Pozzo incarna una generazione che non ha paura di assumersi responsabilità, ma lo fa con rispetto per la storia, senso pratico e una visione condivisa. La sua elezione non è solo un dato elettorale, è un segnale chiaro: Ozegna ha scelto di crescere nel segno della continuità intelligente, non del cambiamento fine a sé stesso.
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