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24 Aprile 2025 - 14:57
A distanza di una settimana dall’alluvione di giovedì 17 aprile, la situazione resta drammatica sulla collina chivassese.
A Lauriano, Brusasco, Cavagnolo, Castagneto, San Raffaele Cimena, Monteu da Po, si continua a spalare fango dalle case e dalle cantine e si lavora per liberare le strade di collina dalle frane. Ma c'è ancora tanto, troppo da fare.
Industria, l’antica città romana situata nel comune piemontese, ad esempio, è ancora sommersa dal fango e dall’acqua. Il danno non è solo idrogeologico. È storico, culturale, identitario.
Tra le strutture più colpite figura il Tempio di Iside, unico nel suo genere in tutta l’Italia settentrionale, particolarmente caro allo storico Alessandro Barbero, che negli anni ne ha sottolineato il valore archeologico e simbolico.
Industria non è un semplice sito locale. È un bene culturale statale, visitato ogni anno da studiosi, scuole, turisti provenienti da tutto il mondo. Il sito archeologico è noto per la perfetta conservazione delle insulae romane, delle domus, dei mosaici e del sistema urbano di epoca imperiale. Il cuore spirituale del complesso è proprio il santuario dedicato alla dea Iside, costruito tra il I e II secolo d.C.
Oggi, quelle rovine sono impraticabili. Le acque hanno sommerso mosaici, pareti, muretti. I percorsi per i visitatori sono inutilizzabili. Il sito è ufficialmente chiuso a tempo indeterminato, come annunciato dalla Direzione regionale Musei del Piemonte.
A lanciare l’allarme è Sara Inzerra, presidente dell’Associazione Culturale Athena, che da anni cura le visite guidate e la valorizzazione del sito: “Il mosaico in bianco e nero che proteggevamo con una tettoia è ormai ricoperto dal fango. Le strutture delle domus sono danneggiate. I reperti sono inaccessibili. Il tempio è ancora sotto un metro d’acqua”.
Sara Inzerra lancia un appello per salvare Industria
L’alluvione, racconta Inzerra, ha colpito con una violenza inaspettata. L’acqua, spinta anche dalla pendenza della ferrovia, ha invaso l’intera area archeologica. Le camere drenanti presenti sotto il sito non sono riuscite a contenere la quantità eccezionale di pioggia. “E la manutenzione non è stata sufficiente a prevenire il disastro”, aggiunge.
Tutte le visite guidate, al momento, sono state sospese. Erano previste centinaia di persone tra scuole, associazioni, gruppi stranieri. “Avevamo prenotazioni dal Giappone, dai Paesi Bassi, dal Sud Italia. Eravamo pronti a raccontare la bellezza di Industria. Ora tutto è cancellato”, spiega Inzerra.
Anche il progetto quinquennale con il Politecnico di Torino e l’Università della California – finalizzato al rilievo archeologico con droni – verrà inevitabilmente sospeso.
“Lanciamo un appello alle istituzioni, agli amanti della cultura, a chiunque creda nel valore della memoria storica. Abbiamo bisogno di aiuto, di fondi, di esperti. Non possiamo permettere che il sito venga abbandonato. Industria è un tesoro nazionale”, conclude Inzerra.
La responsabilità del recupero è ora nelle mani della Direzione regionale Musei del Piemonte e della Soprintendenza, che dovranno gestire interventi di consolidamento e restauro. Ma i tempi si preannunciano lunghi. E intanto, l’acqua continua a stagnare.
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