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25 Febbraio 2025 - 10:29
Nel corso della puntata del 23 febbraio 2025 su Nove, Luciana Littizzetto ha dedicato la sua consueta "letterina" a un tema cruciale per milioni di italiani: la sanità pubblica. Con il suo stile ironico e tagliente, l’attrice e comica torinese ha lanciato un accorato appello al governo italiano, al Ministero della Salute e direttamente al ministro Orazio Schillaci, chiedendo maggiore attenzione verso un sistema sanitario sempre più in crisi.
“Caro Stato… Stivalone da moschettiere che parte dal tacco e arriva al sedere. Terra dei fichi, dei cachi e dei fuochi, terra del sole e delle sòle, Italia amore mio. E per copia conoscenza al Ministero della Salute un tempo fu pubblica… ora meglio se hai l’assicurazione. E per altra copia conoscenza al ministro Schillaci che ci piacerebbe che ogni tanto si facesse vivo, dicesse qualcosa, anche solo una frase scontata da medico, tipo: dica 33”, ha esordito Littizzetto, sottolineando il progressivo declino del sistema sanitario nazionale.
L’attrice ha poi raccontato la sua esperienza personale con la malattia, descrivendo con realismo e sarcasmo le difficoltà che affrontano quotidianamente milioni di italiani quando si ammalano.
“Ti parlo a nome di tutti quelli che in questo momento sono ammalati come me. In pausa non voluta, senza preavvisi, che inizia un martedì qualunque e finisce quando vuole il tuo corpo, non tu. Quando sei malato impari tante cose eh. Per esempio a tenerti un ago piantato nell’unica vena trovata e a far finta di niente. Impari quanto casino può fare una risonanza magnetica e impari che il liquido di contrasto della tac quando entra in circolo ti fa l’effetto fiammata e ti brasa la jolanda. Ma soprattutto, impari che purtroppo ammalarsi succede a tutti”.
Ma il cuore del suo messaggio è stata la denuncia delle liste d’attesa infinite e delle condizioni critiche della medicina di base, con sempre meno medici e sempre più carico burocratico.
“E quando sei malato d’improvviso non hai più niente. Il tuo corpo non è più tuo, lo gestiscono i medici che ti dicono cosa devi o non devi fare come quando eri piccolo. Fa in modo che non ci sia un’attesa di un lustro per fare una tac non a pagamento… che chiedi una tac e te la facciano subito, taaaaaaaaac… E sostieni i medici di base, che quelli che abbiamo sono sopraffatti dalle incombenze burocratiche, hanno migliaia di pazienti a testa e sono quasi tutti vicino alla pensione”.
Con la consueta ironia, Littizzetto ha poi messo a confronto le priorità politiche italiane con le reali esigenze dei cittadini.
“Per carità, è bello avere 60 siti Unesco, il wifi sul Frecciarossa, i musei gratis la prima domenica del mese, non pagare IMU sulla prima casa… bonus, superbonus, e poi un condono ogni tanto che, proprio come i Condorelli, ‘è sempre un piacere’... MA UN LETTO D’OSPEDALE GRATIS NON LO BATTE NESSUNO”.
L’appello si è concluso con una chiara difesa della sanità pubblica e un monito contro chi cerca di smantellarla.
“È una fortuna di cui forse non ci rendiamo conto, la diamo per scontata. Tu prova ad ammalarti nella terra dei Trump ed essere senza soldi. Addio. Quindi dico: viva la sanità pubblica. E se ce l’abbiamo è grazie a chi paga le tasse. Dal primo dei gradini del Pronto soccorso, all’ultima delle supposte, tutto è stato comperato coi soldi ‘nostri’, anzi, di quelli che pagano le tasse, e che non sono tutti…”.
Il monologo di Luciana Littizzetto è rapidamente diventato virale, raccogliendo migliaia di condivisioni e commenti sui social. Un messaggio che tocca un nervo scoperto della società italiana e che rimette al centro del dibattito pubblico il diritto alla salute.
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