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1° maggio, una festa di speranza e di lotta

Nel 1911 molti torinesi giunsero a Settimo per la festa, culminata con un corteo...

IN FOTO La festa del 1 maggio vista d al pittore Giulio Boccaccio

IN FOTO La festa del 1 maggio vista d al pittore Giulio Boccaccio

Semplice giorno vacanziero per gli immemori del passato, la ricorrenza del 1° maggio rivestiva un tempo il carattere di festa popolare e di svago, ma anche di mobilitazione e di lotta per ottenere la giornata lavorativa di otto ore e migliorare le condizioni di vita nelle fabbriche e nelle campagne. Soppressa dal governo fascista a vantaggio del 21 aprile, il mitico Natale di Roma, e ripristinata nel 1945, era il simbolo delle rivendicazioni operaie. Sul finire dell’Ottocento, Edmondo De Amicis (1846-1908) le dedicò un romanzo che fu pubblicato soltanto nel 1980. Alberto, il protagonista dell’opera, viene ferito a morte dai soldati che tentano di sedare, il 1° maggio, le proteste dei lavoratori.

In molti luoghi d’Italia, la festa era organizzata dalle associazioni mutualistiche. A Settimo Torinese, per esemplificare, gli anni d’oro della locale Società operaia, istituita nel 1852, coincidono col periodo antecedente alla Grande guerra, approssimativamente fra il 1908 e il 1915. All’epoca il sodalizio era guidato da una dirigenza socialista: la presiedeva il giovane e battagliero Domenico Aragno, impiegato, di estrazione borghese. Fin dall’aprile 1908, tramite il quotidiano «Gazzetta del Popolo», egli aveva dichiarato che il suo impegno per la Società sarebbe stato totale, senza badare «né a fatiche né a non lievi sacrifici» pur di riuscire a portare la stessa Società «a quel grado di elevatezza morale e materiale» che tutti auspicavano. Alle parole erano seguiti i fatti poiché Aragno e gli altri dirigenti socialisti avevano davvero perseguito con vigoroso spirito rinnovatore gli obiettivi programmatici, imprimendo una netta svolta nella gestione del vecchio sodalizio.

A quel tempo, l’Associazione degli operai contava cinquecento iscritti, pari a circa un decimo degli abitanti di Settimo (4.898 nel 1901). L’accresciuto numero di adesioni aveva permesso sia di elevare il sussidio giornaliero di malattia sia d’istituire un fondo a beneficio dei soci inabili al lavoro o iscritti al sodalizio da almeno un quarantennio. Nuovi patti di reciprocità erano stati stretti con le società mutualistiche di altri comuni e con l’Associazione generale degli operai di Torino.

In tale contesto, grande importanza rivestiva la ricorrenza del 1° maggio, la quale offriva al proletariato settimese l’occasione per riaffermare la propria identità di classe con uno sciopero generale, ma anche con una festa di speranza e di lotta. In mattinata, solitamente, i lavoratori partecipavano al corteo in Torino, inalberando la bandiera della Società operaia, del Partito socialista e delle leghe locali.

Nel 1910 «diversi amici» manifestarono «l’intenzione di riunirsi a famigliare simposio alle ore 12, tanto per trovarsi tutti assieme anche in un momento fuori della lotta», come riferì il periodico «Il Grido del Popolo». Nel primo pomeriggio, presso la nuovissima Casa del popolo, inaugurata il 27 aprile dell’anno precedente, parlò il socialista Giovanni Lava, consigliere comunale a Torino. A sera, nel teatro del sodalizio, furono rappresentati «due splendidi lavori sociali», tra cui la parodia «Il Primo Maggio», e «numeri di programma» della compagnia Destefanis-Ferrero.

Nel 1911 molti torinesi giunsero a Settimo per la festa, culminata con un corteo, a cui, in verità, stando alle fonti dell’epoca, «non partecipò un numero eccessivo di lavoratori».

INFOTO Impegnato contro la tratta delle bianche, Plini o Gherardini fu  a Settimo il 1° maggio 1911

Oratore ufficiale fu Plinio Gherardini (1872-1921), avvocato, nato a Russi (Ravenna) nel 1872, socialista, trasferitosi a Torino, eletto consigliere comunale e anche provinciale. In precedenza, nel 1897, egli aveva preso parte alla sanguinosa e sfortunata battaglia di Domokos, in Grecia, contro l’esercito turco agli ordini del generale Edhem Pascià. In tale circostanza, a guidare i volontari italiani era stato Ricciotti Garibaldi, figlio di Giuseppe e di Anita. In seguito Gherardini – consulente legale del Comitato torinese contro la tratta delle bianche e avvocato del Comitato di difesa dei fanciulli – partirà volontario per la Grande guerra, entrando in conflitto con le posizioni neutraliste del Partito socialista.

Il 1° maggio 1911, a Settimo, Plinio Gherardini tenne un comizio per illustrare «la bellezza virile [e] la forza sociale della manifestazione del Primo Maggio», soffermandosi altresì sui «propositi e gli obblighi del lavoratore cosciente [e] del padre di famiglia onesto».

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