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Per chi suona la campana
04 Febbraio 2024 - 01:33
Un gentile lettore ci chiede di spiegare meglio da dove derivi la fascinazione di molti cattolici, compresi preti e vescovi attempati, per il marxismo e questo anche quando, a partire dagli Anni Ottanta, tutti ebbero ben chiaro che quella del comunismo non era un’idea eticamente perfetta purtroppo imperfettamente realizzata, ma bensì un’idea eticamente orribile ma perfettamente realizzata, non un’idea regolativa, ma una società, un’economia, uno stato.
Il socialismo reale era ed è l’unico comunismo possibile.
E questo la Chiesa lo aveva compreso fin da subito quando aveva preso posizione condannando il comunismo come «intrinsecamente perverso» (Pio XI).
Ma allora perché molti cristiani vi aderirono con entusiasmo?
Bisogna tornare agli Anni Sessanta del Novecento per capirlo. Gli anni del boom economico, dei jeans e dei consumi di massa, della Chiesa del Vaticano II inteso come rottura con la Chiesa del passato, del Vietnam, dei movimenti di indipendenza nazionale in Africa e in Asia, di Cuba e di don Camilo Torres in America Latina.
Quando la politica non era gradualità, riformismo o equilibrio dei poteri ma ideologia pura, propaganda, leva decisiva del cambiamento radicale. Politica per molti cattolici voleva dire «lavorare per il Regno» e se la terra è una valle di lacrime, si sarebbe abolito il pianto. Il comunismo era la liberazione, l’umanesimo radicale e la fine dell’alienazione.
Solo più tardi si sarebbe scoperto che il compito della politica non è abolire il pianto ma unicamente asciugare qualche lacrima.
La nobile idea di abolire il pianto degli uomini ha fatto scorrere fiumi di lacrime e di sangue.
Si pensi soltanto al più efferato dei regimi comunisti, quello della Cambogia dello sterminio programmato di Pol-Pot (che imparò il marxismo nelle aule della Sorbona) e dei khmer rossi. Solo allora alcuni si sarebbero rassegnati al fatto che, come disse Immanuel Kant, «da un legno storto, con il quale l’uomo è fatto, non si può tirar fuori nulla di buono».
Eppure faceva parte del patrimonio teologico della Chiesa Cattolica la dottrina del peccato originale per cui l’uomo da esso vulnerato può salvarsi soltanto mediante la Grazia. Un teologo del tempo arrivò a dire che Dio si può solo definire per ciò che non è, il Dio della teologia negativa. Passati i furori rivoluzionari e palingenetici ci si accontentò del marxismo riletto dal comunismo italiano per cui bisognava condurre il popolo ad un immanentismo radicale alleandosi con lo spirito laico e liberale allo stato puro, individualista, libertario, borghese e neo- illuminista dove sui diritti sociali prevalgono i diritti civili. Insomma, il Pd di Elly Schelein.
Per chi dubitasse di questo sintetico racconto o lo ritenesse esagerato lo invitiamo a leggere un libro pubblicato nel settembre 2023: Luca Kocci, Cristiani per il socialismo 1973-1984, edizioni Il Pozzo di Giacobbe. La prefazione – manco a dirlo – fu scritta, poco prima della sua morte, dal compianto monsignor Luigi Bettazzi.
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen
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