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Per chi suona la campana?

Gli “inschiodabili”. Preti e dintorni

Purtroppo l’anagrafe è una disciplina inesorabile che  non perdona...

Diocesi ivrea, ivrea,

Parroci

I vescovi piemontesi sono partiti ieri alla volta di Roma per la visita ad limina e cioè il quinquennale appuntamento con i dicasteri romani e con il resoconto al papa delle loro attività. 

Per monsignor vescovo di Ivrea sarà la visita del congedo e questo gli sarà di non poco conforto. La diocesi oggi è  infatti sospesa nell’attesa del nuovo presule che arriverà entro fine anno, lo aspettano anche quei parroci  che, pur avendo superato abbondantemente l’età della meritata pensione,  non hanno alcuna intenzione  di lasciare  e stanno abbarbicati all’ufficio che detengono da anni o forse da sempre.

Pensiamo, soltanto per fare alcuni esempi, al prevosto di  Montanaro (84 anni), al pievano di Pont Canavese (80 anni) o  all’arciprete di Castellamonte (76 anni) e ad altri i quali temono che le comunità con cui sono invecchiati  cadano in mani diverse dalle loro, magari  più giovani e quindi - solo per questo -  sospette. 

Sono i cosiddetti «inschiodabili». Purtroppo l’anagrafe è una disciplina inesorabile che  non perdona.

Per capirci occorre guardare a Milano dove in vent’anni i preti sono passati da 2.200 a 1737 e cioè cinquecento in meno in vent’anni. Il trend delle ordinazioni prosegue al ribasso e nei prossimi vent’anni i preti ambrosiani  saranno circa un migliaio. 

Su questo aspetto però – il cosiddetto «deserto vocazionale» -  Ivrea, priva di seminaristi, non subirà rimproveri dal Papa in quanto è noto come egli veda male le diocesi con un seminario ancora gremito sospettando i giovani di essere  «rigidi» o «indietristi».  

In compenso Enzo Bianchi è sbarcato in  territorio eporediese e  questo gli farà piacere.

Il 10 gennaio scorso Papa Francesco ha incontrato un gruppo di accademici e di politici di sinistra e  li ha incoraggiati al dialogo con il marxismo pronunciando  un discorso che potrebbe essere stato scritto negli Anni Settanta. 

Su di loro è aleggiato il fantasma del cardinale Agostino Casaroli, l’architetto dell’Ostpolitik che firmò un famoso accordo con l’Ungheria comunista con il risultato che la maggior parte della gerarchia del paese finì  completamente infiltrata dal partito comunista. 

Seguì un accordo con la Cecoslovacchia dando  alla stato il poter di veto sulle nomine dei vescovi e quando l’incubo del comunismo finì nel 1989 la maggior parte delle sedi episcopali erano vacanti. 

La Polonia riuscì ad evitare i «benefici»  del dialogo solo perché il cardinale Wyszynski, in qualità di primate, impedì di fare ogni concessione al regime come voleva Casaroli. La politica vaticana cambiò di segno quando arrivò sul Soglio di Pietro un certo Karol Wojtyla – uno che, a differenza di certi nostri vescovi,  di comunismo e di marxismo ne sapeva qualcosa – il quale  si pose a fianco delle Chiese locali contro la diplomazia vaticana - che pensava il comunismo come eterno  - e accettò la sfida. 

L’asse Reagan-Thatcher fece il resto e nel 1989 i regimi fantoccio di Polonia, Ungheria, Bulgaria, Germania est, Cecoslovacchia e Romania  crollarono come castelli di carta e due anni dopo la bandiera rossa fu ammainata dal Cremlino.

Nel frattempo il marxismo – che la Chiesa fino ad allora aveva sempre condannato come dottrina basata su di una antropologia filosofica e teologica errata- aveva messo radici in America Latina grazie alla sua incorporazione nella teologia della liberazione e nei regimi dei vari caudillos alla Chavez e alla Maduro.  

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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