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Per chi suona la campana

Il declino della Chiesa passa da Albiano e Strambino

Adriana Zarri dubitava dell’esistenza dell’inferno, scriveva sul «Manifesto» e «Micromega»

Adriana Zarri, diocesi di ivrea, strambino, albiano

Adriana Zarri

Un gentile lettore ci ha chiesto di fare un esempio che illustri plasticamente la  situazione che oggi la Chiesa sta attraversando.

Ci abbiamo pensato un po’ e allora lo invitiamo a percorrere  la campagna di Crotte di Strambino  dove si  troverà di fronte ad un edificio agricolo un po’ malandato, l’antica casa  parrocchiale,  dai tetti sconnessi e ormai invasa dalla vegetazione.

Si tratta della cascina ove risiedette fino alla sua morte, avvenuta nel 2010, Adriana Zarri, teologa d’avanguardia, candidata alle elezioni europee nelle liste di Rifondazione Comunista, fiera avversaria di Comunione e Liberazione,  dell’Opus Dei e di San Giovanni Paolo II,  schierata in modo aperto,  con motivazioni evangeliche (sic)  a favore della legga 194 che consentiva l’aborto e che,  per tutti questi motivi, non poteva che essere accolta in diocesi da monsignor Luigi Bettazzi. 

Adriana Zarri

La Zarri dubitava dell’esistenza dell’inferno, scriveva sul «Manifesto» e «Micromega» partecipando volentieri alle trasmissioni televisive di Michele Placido ove dispensava le perle della sua saggezza, sempre in contrasto con il Magistero (di allora). Insomma, un bell’esempio di cattocomunismo militante, quell’ideologia che  oggi,  come la cascina di Crotte,  appare prossima alla  rovina non rivestendo più interesse nemmeno per gli attempati seguaci della profetessa.

Sì, perché questo è l’aspetto più evidente e cioè che quelle ideologie erano talmente feconde che non hanno dato frutti e nemmeno generato eredi, insomma sono state sterili come lo sono tutte le ideologie, anche se ispirate ad un umanesimo vagamente evangelico e arreso al mondo. Era infatti Goffredo Fofi, saggista, attivista di sinistra e tipico intellettuale engagé ad affermare che la Chiesa, o meglio una sua parte, è l’unica a non aver tradito il Sessantotto. 

Se a Crotte si piange ad Albiano invece sono euforici e dopo la riabilitazione di fratel  Enzo attendono che parroci e preti tornino ad abbeverarsi alle sue fonti il quale – impavido e sprezzante del ridicolo -  ha avuto il coraggio di affermare l’inverosimile e cioè che: «Non sappiamo cosa desideri il Papa. La novità è che il popolo di Dio è stato ascoltato. Il Sinodo resta Sinodo di vescovi, al Papa resta l’ultima parola, ma tutta la Chiesa ha parlato e si è fatta ascoltare».

Ma allora le spontanee reazioni negative di intere conferenze episcopali di mezzo mondo alla Dichiarazione sulle benedizioni alle coppie gay come si possono definire? Rivolte? Lesa comunione? Ribellione oscurantista? Insubordinazione? Oppure - come avvenne per l’enciclica Humanae vitae sulla contraccezione quando l’universo progressista  si oppose a Paolo VI -  parresia, coraggio, franchezza evangelica, sensus Ecclesiae?

La rettifica su Fiducia Supplicans che il dicastero ha emesso ha poi dell’incredibile. Le benedizioni alle coppie gay dovrebbero essere impartite di nascosto, senza alcun rituale e non durare più di dieci  secondi. Insomma qualcosa di mai visto e che qualsiasi coppia gay in buona fede dovrebbe rifiutarsi di ricevere,  prima che in nome della dottrina,  in nome  del buon senso. O del buon gusto... Addirittura, ed è tutto dire, il sociologo cattolico Franco Garelli, ha scritto su «La Stampa» che le benedizioni alle coppie gay sono frutto di improvvisazione e le reazioni negative «non riguardano soltanto i cattolici tradizionalisti che anche in questa occasione accusano papa Bergoglio di svilire la morale cristiana, ma anche i cattolici aperti che stimano Francesco ma vorrebbero degli indirizzi e delle decisioni più ripensate e più rispettose delle diverse condizioni». Solo il guru di Albiano – ormai diventato più papiste del papa – è stato perentorio nell’approvare Fiducia Supplicans promulgando  la quale  Francesco «ha mostrato ancora una volta –  (come nei casi  Becciu, Burke, Strikland, Zanetta etc.) di voler essere maestro di grazia e di misericordia».  

* Frà Martino. Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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