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Per chi suona la campana

Imparare a congedarsi

Molti si sono arrabbiati per i "pensieri" della scorsa settimana ma...

Imparare a congedarsi

Il nostro articoletto della settimana scorsa pare abbia fatto infuriare uno degli eminenti parroci che -  ormai in età avanzata avendo più volte doppiato quell’età sinodale che il Sinodo di San  Carlo Borromeo stabiliva per le domestiche dei preti  e che il Manzoni, riferito al personaggio di Perpetua,  rese celebre nel suo capolavoro - abbiamo rubricato come gli «inschiodabili». Ci scusiamo della lesa  maestà verso coloro che sono ormai assurti  a vescovi delle Valli e delle contrade sulle quali regnano ab immemorabili. 

A loro vorremmo consigliare, una volta tanto, la lettura di un testo di papa Francesco molto istruttivo e che – a parte ogni ironia,  consigliamo a tutti.   Anche a quei laici – e sono legioni – i quali,  occupando un posto di prestigio e di potere nella società civile, nelle istituzioni e nelle aziende,  si rifiutano in tutti i modi di lasciarlo  impedendo il ricambio generazionale e ingenerando così l’irrespirabile clima da regime gerontocratico privo di ogni dinamismo in cui viviamo.   

Ci riferiamo alla Lettera Apostolica «Imparare a congedarsi» che è diretta ai vescovi ma che, per analogia, si rivolge a tutti coloro che rivestono un ufficio ecclesiastico quando afferma che: «La conclusione di un ufficio ecclesiale deve essere considerata come parte integrante del servizio stesso, in quanto richiede una nuova forma di disponibilità». 

Siamo certi  che le sagge parole del  Santo Padre non troveranno  troppo  ascolto per chi  non ha nessuna intenzione di schiodarsi. Spesso chi non vuole lasciare è afflitto  non solo da una altissima  opinione di sé – sentendosi o credendosi indispensabile - ma anche perché la privazione di quel piccolo potere che esercita lo renderebbe insignificante agli occhi degli altri. Come diceva Andy Warhol: «nella società del narcisismo di massa, il problema non è quello che tu sei, ma ciò che la gente pensa tu sia».

Nella Chiesa però l’esempio viene dall’alto, primo perché non tutti sono Benedetto XVI e poi perché, come diceva un vaticanista di lungo corso: «Il Vaticano è il regno delle eccezioni, quando si vuole dire di no a qualcuno si invocano le regole».

Per la visita ad limina dove, come era previsto in partenza,   tutto è filato liscio,   i vescovi piemontesi  hanno anche compiuto una bella gitarella per Roma contenti e soddisfatti. Li abbiamo così visti in preghiera in una foto di gruppo sotto l’altare  della basilica di Santa Maria Maggiore  davanti alla Mangiatoia di Betlemme,  ritratti avendo alle spalle – sovrastandoli -  il monumento marmoreo del beato Pio IX,   il papa del Sillabo, del  Non expedit e dell’infallibilità pontificia ma anche dell’Immacolata Concezione. In merito, viene opportuno citare una delle proposizioni condannate del Sillabo (V) che è ormai acquisita in teologia: «La Divina Rivelazione è imperfetta e perciò soggetta a un continuo e indefinito progresso, corrispondente al progresso dell’umana ragione». Di  conseguenza, il filosofo Emile Cioran (1911-1995) poteva descrivere in un suo dizionarietto alla voce Cristo quello che è ormai diventata la prassi comune nella pastorale di  molte diocesi: «Argomento secondario di appoggio eventuale in  un discorso su diritti umani, pace, ecologia, sesso, democrazia parlamentare». 

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen

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