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Per chi suona la campan
07 Gennaio 2024 - 00:30
Come si prospetterà per la Chiesa il 2024?
Sono molti gli interrogativi che si affacciano in un mondo cattolico sempre più vecchio e sempre più stanco.
Terminata la prima fase del sinodo sulla sinodalità con un documento di sintesi che ha deluso sostanzialmente tutti, si apre adesso la seconda fase e i vescovi hanno già ricevuto l’ennesima lettera della Cei che li invita a rimettere in moto la consunta macchina delle consultazioni e delle riunioni alle quali parteciperanno sempre i soliti che diranno sempre le solite cose.
Terminata la lettura, qualsiasi persona di buon senso – e spesso alcuni Vescovi lo sono – è precipitata nello sconforto.
Figuriamoci i parroci che su questo sinodo non sanno più che dire agli allibiti fedeli quando dovranno ritornare a parlare di Chiesa sinodale, di stile sinodale etc., concetti che ogni giorno vengono smentiti dall’autoritarismo di Papa Francesco e sul quale anche osservatori laici come Marcello Sorgi iniziano a nutrire forti dubbi e ad avanzare serie riserve.
Anche a Settimo Torinese - da sempre roccaforte del cattocomunismo - una certa stanchezza comincia a farsi sentire, non bastando più le agitazioni di qualche diaconessa o le performance del Carlo Marx di Mezzi Po ad animare i sempre più anziani fedeli.
E mentre a Volpiano, il cui parroco è impegnato ad assistere le gloriose Acli, la comunità langue sembra che invece a San Mauro la pastorale di don Luca Ramello stia riscuotendo – come era prevedibile - un discreto successo fra i giovani.
Sarà forse perché non li tedia con le tiritere sulla sinodalità ma annuncia – nove sed non nova - il messaggio liberante di Gesù Cristo.
Oggi l’interesse della Chiesa sembra essere spesso più la giustizia sociale che la salvezza delle anime. Chi aveva colto in pieno il paradosso di una Chiesa che più si adegua al mondo e più gli uomini si allontanano dal suo messaggio, era stato Benedetto XVI: «Nella Chiesa oggi, quanto più essa si concepisce soprattutto come istituzione che promuove il progresso sociale, tanto più inaridiscono in essa le vocazioni al servizio del prossimo, quelle forme di servizio agli anziani, agli ammalati, ai bambini che godevano invece di così buona salute, quando lo sguardo era ancora essenzialmente rivolto verso Dio. Il richiamo di Cristo - «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, tutto il resto vi sarà donato in sovrappiù » (Mt 6,33) – si dimostra vero qui per così dire in modo semplicemente empirico».
Arrigo Miglio
La diocesi di Iglesias rimasta senza vescovo residenziale dal 6 ottobre 2022 continua ad essere governata dal suo amministratore apostolico l’Eminentissimo cardinale Arrigo Miglio - comunque spesso assente per impegni – che sei mesi fa aveva annunciato come prossima la nomina del nuovo pastore.
Possibile, si chiedono alcuni, che Sua Eminenza non sia ancora riuscito a proporre al Santo Padre qualche idoneo candidato scelto tra il clero sardo o, meglio ancora, fra i ben conosciuti aspiranti della sua diocesi d’Ivrea?
Non sarà che l’umbratile Francesco abbia deciso di far fare un po’ di penitenza al suo ex protetto di S. Giorgio e decidere lui stesso il nome del nuovo vescovo? O non sarà infine che - come qualcuno sussurra - il papa voglia unire Iglesias a Cagliari vanificando ogni prospettiva di carriera agli aspiranti? Comunque la si giudichi, la vicenda rappresenta un bell’esercizio di sinodalità…
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen
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